I parchi hanno un ruolo importante per uscire dalla crisi
[22 Agosto 2016]
Le notizie sui disastri o rischi incombenti sull’ambiente si susseguono ormai quotidianamente. Dalle frane sulle Dolomiti agli incendi che dalla Sicilia alla Sardegna alla Toscana – per lo più dolosi – distruggono centinaia di ettari di bosco e poi, giù giù, coste sempre più mal gestite e bracconaggi a terra e a mare. Che si tratti delle Dolomiti, delle Alpi, dell’Appennino, dei progetti del Gran Sasso o del corso dell’Arno, del mar Tirreno o dell’Adriatico, tra i più esposti trovi puntualmente i nostri parchi nazionali e regionali dallo Stelvio ai Nebrodi, dall’Arcipelago Toscano a Portofino, dalle Foreste Casentinesi alle Apuane, dalla Maddalena alle Egadi.
E quando va bene tali parchi hanno gestioni rodate anche se sempre più in difficoltà finanziarie e non solo. Quando va peggio, soprattutto in molti parchi nazionali come la Corte del Conti va denunciando da anni, manca qualsiasi piano e sovente gli enti sono commissariati o senza direttore o senza direttivo.
Le denunce su questa situazione ormai insostenibile si susseguono con crescenti documentazioni anche nei confronti del presidente Mattarella, uno dei pochi ormai che mostra sensibilità e interesse al riguardo.
Il ministero dell’Ambiente e anche il Parlamento non sembrano infatti avvertire la gravità di una situazione che per troppi pare ridursi all’invecchiamento di una legge che invece ha ben funzionato ma non è stata e non è gestita come avrebbe dovuto e dovrebbe. Che c’entra la legge con le sue rughe se il ministero non ha un progetto, un’iniziativa che non si limiti a ripetere stancamente che la green economy è importante mentre non ha la benzina per la vigilanza. E se Roma –parchi inclusi – non risponde decorosamente all’appello non è che in periferia le cose vadano molto meglio. Se in Liguria ai parchi si vuol ridurre il territorio e in Veneto la nuova legge non è granché migliore. E non si salvano neppure i parchi che pure pagano dazio come non è mai avvenuto nel passato e tuttavia non sanno (e forse neppure vogliono) farsi valere avendo evidentemente dimenticato la loro tradizione migliore. Solo così si spiega perché in Francia il parco della Corsica da solo prenda un contributo maggiore di tutte le nostre aree protette marine. Eppure per uscire dalla crisi servono investimenti sul territorio, specialmente in campo ambientale a sostegno dei beni comuni.
D’altronde la dice lunga più di tante chiacchiere il fatto che da anni Stato, regioni, enti locali e parchi non si incontrino per concordare cosa fare che non sia il piagnisteo grottesco sulla legge troppo vecchia che impedirebbe di operare.
E siccome molto di discute in vista del referendum del ruolo delle istituzioni e quindi della politica va detto a conclusione di questo discorso che proprio sull’ambiente la politica non era mai caduta tanto in basso. Qui dopo i tanti squilli di tromba sul nuovo in arrivo dopo tanti anni di silenzio si registra proprio il contrario; dopo tanto impegno che ha prodotto esperienze con risultati importanti è calata la tela. Tra tanti dibattiti e non solo delle Feste dell’Unità trovarne uno sui parchi significherà pur qualcosa. Ecco perché come Gruppo di San Rossore il 6 ottobre a Pisa ne discuteremo innanzitutto con le istituzioni, sperando di riuscire a coinvolgerle.
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