Parco delle Alpi Apuane, Legambiente: il Piano va approvato nella sua versione originale, no a nuove cave
Niente compromessi: le Alpi Apuane sono il futuro della transizione ecologica della Toscana e devono essere protagoniste del PNRR in Toscana
[2 Novembre 2021]
In seguito all’incontro con le associazioni ambientaliste del Parco Regionale delle Alpi Apuane, Legambiente torna a esprimersi sulla proposta di Piano Integrato e «Conferma l’apprezzamento per la proposta presentata dall’equipe dei progettisti, che prevede l’ampliamento dell’area parco, oltre alla sensibile riduzione delle Aree Contigue di Cava (ACC) intercluse. Questi dispositivi, insieme all’inclusione finalmente di molti borghi all’interno del Parco come aree D (consentendo politiche di sviluppo socio-economico sostenibile delle Comunità delle Apuane) riportano in un alveo di “normalità” un Parco Regionale che ha sempre costituito un’anomalia normativa nel panorama nazionale».
Ma il Cigno Verde Toscano ricorda che, come già denunciato dall’associazione, «Purtroppo contro queste scelte del Parco e soprattutto in difesa degli interessi degli imprenditori del marmo, si sono mosse molte Amministrazioni Comunali, il cui attivismo sembra già aver ottenuto dei risultati, se è vero che nel Piano originario la riduzione delle aree estrattive era del 70%, mentre ora ci risulta significativamente ridotta».
Per questo, Legambiente conferma la richiesta di «Una rapida adozione del Piano, nella sua versione originaria, rigettando le inaccettabili richieste di rinvio o, peggio, di stralcio delle cave dal Piano, avanzate da vari Sindaci e dalla lobby del carbonato di calcio». Appena il Piano sarà pubblicato l’associazione si riserva di esaminarlo nel dettaglio ed esprimersi sui singoli aspetti, ma anticipa la sua «Ferma contrarietà all’annunciata apertura di nuove cave nel Parco, in aperta contraddizione con la cospicua e annunciata previsione di riduzione delle stesse».
Gli ambientalisti aggiungono: «Apprendiamo preoccupati, infatti, l’intenzione di ripristinare siti di cava dismessi, come Cava Peghini, nel comune di Fivizzano e Cava Boana, nel comune di Vagli. Nel primo caso si tratta di una cava abbandonata da decenni e ormai rinaturalizzata, isolata e lontana da altri bacini estrattivi; riaprirla significherebbe distruggere un’intera area boschiva. Cava Boana, invece, è stata oggetto di svariati illeciti e irregolarità (escavazione abusiva), con condanne già passate in giudicato per responsabili e gestori. Concedere di riaprirle rappresenterebbe perciò una scandalosa forma di condono».
Per Legambiente, «Sono inoltre inaccettabili le previsioni di aree estrattive oltre i 1.200 m di quota incluse in ZPS (Zone di Protezione Speciale istituite dalla Ue per la protezione degli uccelli) come quelle richieste dall’Amministrazione Comunale di Massa alla Focolaccia, e tantomeno compromessi e dilazioni dei tempi paventati sul versante della Garfagnana».
Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, conclude: «Altro che rinvii e compromessi il Piano Integrato del Parco Regionale delle Alpi Apuane è un’occasione unica per disegnare un futuro sostenibile per questo straordinario territorio. Ci aspettiamo che la Regione Toscana intervenga con decisione, non solo per preservare la proposta originaria di piano, ma per candidare le Alpi Apuane al PNRR con un ambizioso progetto di Transizione Ecologica per una nuova e più sostenibile economia del comprensorio. La traccia l’abbiamo già proposta con il Manifesto per le Alpi Apuane, sottoscritto a Pietrasanta nel maggio del 2016».