Legambiente: non di sola conservazione ci si deve occupare nella gestione degli orsi, ma anche di strade, di rifiuti, e di comportamenti umani

Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise: morto l’orso Juan Carrito

E’ stato investito da un’auto. Il presidente del Parco: «Se ne è andato uno di famiglia»

[24 Gennaio 2023]

Ieri sera sulla Strada Statale 17 prima della Galleria G. Fiore, fuori dal Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM)  è stato investito l’orso Juan Carrito che è morto dopo alcuni minuti di agonia a causa del trauma riportato nell’impatto con un’auto in transito.

Al PNALM evidenziano che «Fortunatamente la persona alla guida non sembra aver riportato traumi». Sul posto sono intervenuti per i primi soccorsi, Guardiaparco, Carabinieri, Carabinieri Forestali e il veterinario la D.ssa Scioli del Servizio Veterinario di Castel di Sangro. L’animale sarà recuperato dal personale del PNALM e trasportato all’Istituto Zooprofilattico per la necroscopia.

Al Parco dicono che «Non ci sono parole per quello che è successo. J. Carrito era un orso problematico ma al Parco abbiamo fatto di tutto, contro tutto e tutti, per dargli una chance e farlo rimanere libero. Ora ci ha lasciato…. »

Il Presidente del Parco, Giovanni Cannata, ha concluso: «Stasera siamo tutti un po’ più poveri perché se ne è andato uno di famiglia».

Legambiente spiega che «Juan Carrito l’orso bruno marsicano più raccontato dai media negli ultimi anni, secondo la ricostruzione dei fatti, è stato travolto e ucciso da un’auto lungo la strada statale 17 all’altezza di Castel di Sangro in provincia dell’Aquila. E’ morto su una strada che collega il Parco nazionale della Maiella e il Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, le due aree protette che in questi anni si sono prese cura del plantigrado che, per i suoi comportamenti confidenti, era osservato e monitorato dai tecnici dei due parchi e di quelli della Riserva regionale Monte Genzana Alto Gizio nei pressi della quale era nato da una cucciolata di quattro orsi partoriti dall’orsa Amarena».

Per Legambiente «La morte dell’orso Carrito apre nuovamente una importante riflessione sulla conservazione e gestione di questa specie, legata anche ai comportamenti umani, alla gestione dei rifiuti e alla messa in sicurezza delle infrastrutture a partire dalle strade con interventi di road ecology».

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ricorda che «L’orso bruno marsicano Juan Carrito –ha vissuto la gran parte del suo tempo terreno, non tra le montagne appenniniche, ma libero tra le persone e le case, e lungo le strade trafficate della marsica. Poteva essere catturato e confinato a vita in una gabbia, ma si è opportunamente deciso di farlo vivere da animale selvatico valutando i rischi che i suoi comportamenti confidenti poteva comportare. Noi consideriamo questa scelta l’unica, la più opportuna, ma anche la più difficile da attuare anche perché chi ha dovuto gestire l’orso, ha dovuto fare i conti con i limiti di un’azione di gestione che non dipende solo dai tecnici o dai responsabili dei parchi. Non di sola conservazione ci si deve occupare nella gestione degli orsi, ma anche di strade, di rifiuti, e di comportamenti umani e per mantenere la popolazione di orso bruno marsicano in una condizione favorevole, bisogna partire dalle persone che con i propri comportamenti incidono sul futuro libero o in cattività della fauna selvatica. È poi fondamentale accelerare sulla messa in sicurezza delle infrastrutture a partire della strada con interventi di road ecology».

Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, conclude: «Sebbene la storia di quest’orso  non sia differente da quella di altri simili che hanno subito un destino analogo, i comportamenti estremamente confidenti hanno reso Juan Carrito un’attrazione per i luoghi che frequentava, per le pasticcerie e le cucine dei ristoranti stellati che visitava.  Anche se, più che un’attrazione, era l’orso a essere attratto dal cibo che trovava con facilità tra i rifiuti dei centri abitati che frequentava da quando era nato, rovistando tra i resti della nostra inciviltà che contribuisce negativamente sui comportamenti di questo e di altri selvatici. Proprio qualche giorno fa abbiamo presentato Parchi nazionali rifiuti free, il primo report sulla raccolta differenzia dei comuni dei parchi nazionali, sottolineando che una inadeguata gestione dei rifiuti fosse anche un problema per la gestione della fauna selvatica e, possiamo confessarlo, la storia di Carrito che frequentava i cassonetti di Roccaraso ci ha fornito l’incipit per il nostro lavoro. Per questo torniamo a ribadire anche l’importanza di un nuovo patto tra parchi e comunità locali. Per realizzare la transizione ecologica è importante che le aree naturali protette, oltre a mantenere efficienti gli ecosistemi e tutelare le specie a rischio, non perdano la sfida di accompagnare i territori e le comunità locali verso scelte green e politiche di sviluppo innovative basate sulla qualità ambientale, la tutela della biodiversità e la coesione territoriale».