Per prevenire le pandemie è essenziale proteggere le foreste e cambiare le pratiche agricole ed economiche (VIDEO)
Nuovo rapporto della Task Force to Prevent Pandemics: necessari investimenti nella natura per fermare la prossima pandemia
[18 Agosto 2021]
Il “Report of the Scientific Task Force on Preventing Pandemics” pubblicato oggi dall’International Scientific Task Force to Prevent Pandemics at the Source, un team di noti esperti scientifici di spicco di Usa, America Latina, Africa e Asia meridionale, delinea solide basi scientifiche per intraprendere azioni per fermare la prossima pandemia prevenendo la diffusione di agenti patogeni dagli animali alle persone.
All’Harvard Chan C-CHANGE e all’Harvard Global Health Initiative spiegano che «Il rapporto fornisce raccomandazioni per ricerche e azioni per prevenire nuove pandemie che sono state in gran parte assenti dalle discussioni ad alto livello sulla prevenzione, incluso un nuovo invito a integrare le azioni di conservazione con il rafforzamento dei sistemi sanitari a livello globale».
Il rapporto sostiene che «Gli investimenti nel controllo delle epidemie, come test diagnostici, farmaci e vaccini, sono fondamentali ma inadeguati per affrontare il rischio di pandemia. Questi risultati arrivano poiché la disponibilità di vaccinazioni Covid-19 in molti Paesi a basso e medio reddito rimane inadeguata e anche nelle nazioni più ricche la copertura vaccinale è lontana dal raggiungere i livelli necessari per controllare la variante Delta».
Aaron Bernstein , direttore ad interim del Center for Climate, Health, and the Global Environment dell’Harvard TH Chan School of Public Health e leader della Scientific Task Force for Preventing Pandemics at the Source, sottolinea che «Per gestire il Covid-19, abbiamo già speso più di 6 trilioni di dollari per quelli che potrebbero rivelarsi i cerotti più costosi mai acquistati e, indipendentemente da quanto spendiamo per i vaccini, non potranno mai vaccinarci completamente dalle future pandemie. Dobbiamo intraprendere azioni che impediscano l’inizio delle pandemie, arrestando la diffusione delle malattie dagli animali agli esseri umani. Mentre lo facciamo, possiamo anche aiutare a stabilizzare il clima del pianeta e rivitalizzare la sua biosfera, ognuna di queste cose è essenziale per la nostra salute e il nostro benessere economico».
Precedenti ricerche del Dr. Bernstein e colleghi hanno scoperto che «I costi per prevenire la prossima pandemia, riducendo la deforestazione e regolando il commercio di animali selvatici, sono di appena 22 miliardi di dollari l’anno, il 2% dei costi economici e di mortalità per rispondere al Covid-19». .
La task force ha scoperto che le ricadute di possibili agenti patogeni pandemici si verificano a causa delle attività di allevamento, caccia e commercio della fauna selvatica, cambiamento dell’uso del suolo e in particolare la distruzione delle foreste tropicali, espansione dei terreni agricoli, soprattutto in prossimità degli insediamenti umani, e urbanizzazione rapida e non pianificata. Anche il cambiamento climatico sta riducendo gli habitat e spingendo gli animali terrestri e marini a spostarsi in altri luoghi, creando opportunità per gli agenti patogeni di infettare nuovi ospiti.
Gli scienziati evidenziano che «L’agricoltura è associata a oltre il 50% delle malattie infettive zoonotiche emerse nell’uomo dal 1940 in poi. Con la crescita della popolazione umana e l’aumento dell’insicurezza alimentare a causa della pandemia, gli investimenti nell’agricoltura sostenibile e nella prevenzione dello spreco alimentare e delle colture sono fondamentale per ridurre le perdite di biodiversità, conservare le risorse idriche e prevenire ulteriori cambiamenti nell’uso del suolo, promuovendo al contempo la sicurezza alimentare e il benessere economico».
Una raccomandazione chiave della task force e quella di «Sfruttare gli investimenti nel rafforzamento del sistema sanitario e One Health per promuovere congiuntamente la conservazione, la salute animale e umana e la prevenzione delle ricadute». Un esempio di successo di questo modello integrato viene dal Borneo, dove 10 anni di lavoro hanno portato a una riduzione del 70% della deforestazione e hanno permesso l’accesso all’assistenza sanitaria a più di 28.400 pazienti, con una sostanziale diminuzione di malattie come la malaria, la tubercolosi e le malattie comuni dell’infanzia.
La Task Force indica le priorità di investimento: Conservare le foreste tropicali, specialmente nelle foreste relativamente intatte e in quelle che sono state frammentate; Migliorare la biosicurezza per il bestiame e gli animali selvatici allevati, soprattutto quando l’allevamento di animali avviene vicino a popolazioni umane grandi o in rapida espansione; Stabilire una partnership intergovernativa per affrontare il rischio di ricaduta dagli animali selvatici al bestiame e alle persone, con il coinvolgimento di organizzazioni allineate come Fao, Oms, OIE, Uneep e Wildlife Enforcement Networks; Nei Paesi a basso e medio reddito, sfruttare gli investimenti per rafforzare i sistemi sanitari e le piattaforme One Health per promuovere congiuntamente la conservazione, la salute animale e umana e la prevenzione delle ricadute.
Secondo lo studio, le priorità di ricerca sono: Stabilire quali interventi, compresi quelli incentrati sulla conservazione delle foreste, sulla caccia e sul commercio della fauna selvatica e sulla biosicurezza intorno alle aziende agricole, sono più efficaci nella prevenzione delle ricadute; Valutare la fattibilità economica, ecologica, a lungo termine e gli impatti sul benessere sociale degli interventi volti a ridurre le ricadute. Includere un’analisi costi-benefici che consideri l’intera portata dei benefici che possono derivare dalla prevenzione delle ricadute nelle analisi economiche; Perfeziona la nostra comprensione di dove è probabile che emergano pandemie, comprese le valutazioni dei driver della pandemia come governance, viaggi e densità di popolazione; Continuare la scoperta di virus nella fauna selvatica per accertare l’ampiezza di potenziali agenti patogeni e migliorare le associazioni genotipo-fenotipo che possono consentire valutazioni del rischio di spillover e della virulenza.