Peste suina africana: task force della Regione Lombardia, dove ci sono il 53% dei maiali italiani
Coldiretti e Cia: colpevole la mancanza di prevenzione. Ma invocano ancora i cacciatori per risolvere il problema cinghiali creato dalla caccia
[12 Gennaio 2022]
Dopo il rinvenimento di alcune carcasse di cinghiali infettati dalla Peste suina africana in Piemonte e Liguria, la Regione Lombardia ha annunciato di aver istituito «Una task force per prevenire e contrastare la peste suina sul territorio regionale», coordinata dalla U.O. Veterinaria di Regione Lombardia (DG Welfare) e composta da rappresentanti della DG Agricoltura, della DG Protezione civile, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, dei Dipartimenti Veterinari delle Ats, della Polizia provinciale e dei Carabinieri forestali.
L’assessore regionale all’agricoltura, alimentazione e sistemi verdi, il leghista Fabio Rolfi , ha a spiegato: «Abbiamo deciso di sospendere al momento le forme di attività venatoria vagante e collettiva al cinghiale in provincia di Pavia, il territorio più a rischio vista la vicinanza territoriale con i casi registrati in Piemonte e Liguria, per evitare spostamenti rapidi dei cinghiali. Promuoveremo, in collaborazione con Polizia provinciale e Carabinieri forestali, una intensa attività di sorveglianza passiva invitando anche agricoltori e cacciatori a segnalare eventuali carcasse presenti sul territorio. La peste suina rappresenta un disastro per l’export di un comparto strategico come quello dei suini. In Lombardia è allevato il 53% dei capi a livello nazionale. Quindi faremo di tutto per contrastare l’arrivo e la diffusione di questa malattia portata dalla fauna selvatica».
Poi Rolfi se la prende coi governi nazionali dei quali la Lega ex Nord ha fatto parte per decenni e fa ancora parte: «Da anni facciamo presente al Governo centrale il pericolo che si sarebbe configurato in caso di arrivo della peste suina in Italia. Purtroppo, nulla è stato fatto da Roma. Mentre la Regione Lombardia si impegnava ad aggiornare le norme, l’unica preoccupazione del Governo era quella di impugnarle. Con la legge regionale del 2020 abbiamo introdotto la possibilità di effettuare la caccia di selezione al cinghiale durante tutto l’anno anche nelle ore serali con visore notturno. Abbiamo introdotto la tecnica del foraggiamento, ossia il posizionamento di piccole quantità di cibo per attirare il cinghiale. Abbiamo consentito di effettuare gli abbattimenti anche agli agricoltori abilitati che subivano dei danni. Ora che abbiamo la peste suina africana (psa) in casa serve un’azione massiccia del Governo per incrementare l’attività di contrasto al cinghiale, coinvolgendo i carabinieri forestali e ampliando il periodo di caccia”.
In realtà le norme lombarde erano tutte misure filovenatorie in contrasto con le direttive europee e ormai è noto che la caccia e il foraggiamento dei cinghiali fanno aumentate il nomadismo e la popolazione, non la riducono. Ora, scoppiato il bubbone della Peste suina in una popolazione insostenibile di cinghiali, la Lombardia tra cacciatori e allevatori di suini sceglie quest’ultimi – una potenza economica da 4.465.240 di capi e con allevamenti intensivi che rappresentano un grosso problema ambientale – e chiude la caccia lisciando comunque il pelo ai suoi elettori cacciatori.
E, nonostante la sciagurata gestione venatoria del cinghiale sia la principale causa del proliferare dei cinghiali e si presenti ora come il principale vettore della diffusione della Peste suina africana, anche Coldiretti e Cia sembrano ancora affascinate dalle sirene delle doppiette. Dopo aver detto che «Siamo costretti ad affrontare una grave emergenza sanitaria perché è mancata l’azione di prevenzione come abbiamo ripetutamente denunciato in piazza e nelle sedi istituzionali di fronte alla moltiplicazione dei cinghiali che invadono città e campagne da nord a sud dell’Italia dove si contano ormai più di 2,3 milioni di esemplari», il presidente di Coldiretti Ettore Prandini dice che «il rischio della diffusione della Peste Suina Africana (Psa) attraverso i cinghiali e la necessità della loro riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette». Quindi la “malattia” dell’invasione dei cinghiali dovrebbe essere curata da chi l’ha diffusa… che è come chiedere a un pipistrello o a un pangolino di curare il Covid-19.
Per Prandini, «Adesso serve subito un’azione sinergica su più fronti anche con la nomina di un commissario in grado di coordinare l’attività dei prefetti e delle forze dell’ordine chiamate ad intensificare gli interventi, per tutelare e difendere gli allevamenti da questa grave minaccia che rischia di causare un gravissimo danno economico alle imprese. La Peste Suina Africana che può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per questi animali, ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani. Servono ora interventi immeditati per fermare il proliferare dei cinghiali e garantire la sicurezza degli allevamenti ma occorre anche monitorare attentamente la situazione per evitare strumentalizzazioni e speculazioni a danno del settore. Si ravvisa infine la necessità di avviare iniziative comuni a livello europeo perché è dalla fragilità dei confini naturali del paese che dipende l’elevato rischio di un afflusso non controllato di esemplare portatori di peste».
Non va meglio nemmeno per quanto riguarda l’altra grande associazione agricola: il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Piemonte, Gabriele Carenini, dopo aver chiesto giustamente «Controlli sanitari mirati sulla fauna selvatica, azioni incisive sul contenimento, blocco del commercio della carne di cinghiale priva di tracciabilità», alza – è il caso di dirlo – ulteriormente il tiro: «L’attenzione delle istituzioni, oltre alle necessarie verifiche sanitarie, deve essere rivolta a risolvere una volta per tutte il grave problema della diffusione da tempo fuori controllo della fauna selvatica. Non si tratta solo di cinghiali, ma anche di caprioli, daini, lupi. I nostri territori sono continuamente devastati e le nostre coltivazioni distrutte. Non passa giorno che non ci siano attacchi di lupi ai nostri allevamenti. Non bisogna poi dimenticare le gravi, talvolta drammatiche, conseguenze degli incidenti stradali dovuti agli animali selvatici».
E Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria, prima si lamenta del fatto che il sovrannumero di cinghiali causato dalla gestione venatoria di questi animali «Crea sempre nuove emergenze, favorisce epidemie, porta a nuove restrizioni per allevatori e aziende dalla filiera». Poi si dispera perché «Con il blocco della caccia per questi casi di peste suina, avremo ulteriori problemi sul territorio. I dati sono evidenti: i capi abbattibili in questa stagione erano 23.200: quelli abbattuti al 31/12/2021 13.500 (a proposito di efficacia dei cacciatori, ndr). Ora la situazione si aggraverà ulteriormente. Una ragione in più per accelerare le azioni di modifica della legge che abbiamo richiesto e avviare una concreto piano di contrasto riducendo il numero di cinghiali in circolazione». E a farlo, evidentemente, dovrebbe essere chi li ha messi in circolazione.
Più meditata sembra la posizione di Coldiretti Piemonte che, dopo aver chiesto che la Regione istituisca tavolo permanente per affrontare la Peste suina africana, ricorda che «Coldiretti continua intanto a lavorare a tutela della filiera suinicola piemontese e dei territori: prosegue il confronto con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, con l’Università di Torino e con il consorzio di ricerca Enetwild – finanziato dall’EFSA – che ha sviluppato un’app (iMammalia), già in uso con successo in Serbia ed oggi in Montenegro, con cui si possono segnalare animali vivi e carcasse».
Secondo Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale, «Ci sono, poi, alcune azioni che vanno attivate subito, in modo omogeneo in tutte le province, negli ATC e nei CA, per controllare una situazione che, come abbiamo più volte ribadito, è ormai al collasso con il proliferare incontrollato della fauna selvatica e i casi di Peste Suina accertati lo dimostrano – proseguono Moncalvo e Rivarossa. Occorre il blocco della sperimentazione sulla caccia di selezione con l’uso dei cani in questo mese di gennaio, non solo inutile ma dannosa in quanto per prevenire l’avanzamento della Peste Suina Africana (PSA) è fondamentale ridurre al minimo lo spostamento degli animali. E’ urgente potenziare le attività di contenimento con azioni straordinarie notturne, anche nei parchi, mediante i più moderni strumenti tecnologici che consentono di agire in sicurezza e con grande efficacia. Altrettanto importante è riconoscere la possibilità a tutti i proprietari, conduttori di fondi e tutor, abilitati attraverso i corsi già svolti, di installare, anche nelle aree parco, gabbie per la cattura degli animali. E’ infine indispensabile il controllo sanitario di tutti i capi abbattuti, così da tutelare la salute pubblica e creare le condizioni che garantiscano continuità agli allevamenti domestici presenti a livello territoriale, sanzionando pesantemente chi lo evadesse. Sono queste le principali proposte che sottoponiamo alla Regione non essendoci altro tempo da perdere».