Più di 569.000 persone chiedono all’Onu di fermare la vendita di animali vivi nei wet market (VIDEO)
Animal Equality: i leader mondiali proteggano la sicurezza degli esseri umani e degli animali
[18 Giugno 2021]
Animal Equality, una ‘organizzazione internazionale per la protezione degli animal, ha consegnato al segretario generale dell’Onu António Guterres, presidente del Consiglio economico e sociale dell’Onu Munir Akram e al presidente del Consiglio di Sicurezza e rappresentante permanente della Francia all’Onu Nicolas de Rivière, più di 569.000 firme sotto una petizione che chiede la fine della vendita di animali vivi nei wet market di tutto il mondo.
Animal Equality chiede all’Onu di «Riconoscere pubblicamente i rischi che la vendita di animali vivi comporta per la salute globale e sollecita i responsabili politici di tutto il mondo a limitare la vendita di animali vivi nei wet market».
L’associazione animalista ricorda che «La vendita di animali vivi in questi luoghi sta causando grande preoccupazione agli esperti. Ad aprile, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) hanno chiesto congiuntamente la sospensione a livello mondiale della vendita di mammiferi selvatici vivi nei mercati tradizionali, noti come wet market, a causa dell’alto rischio che questi ambienti comportano per la trasmissione di malattie fra gli esseri umani».
In quel rapporto le tre Agenzie Onu avvertono che «I virus dell’influenza aviaria possono essere trasmessi da animali infetti all’uomo durante la manipolazione e la macellazione nel contesto dei wet market. È quindi importante limitare, per quanto possibile, lo stretto contatto tra animali vivi, le operazioni di macellazione e la presenza degli esseri umani in tali mercati».
Inoltre, nonostante le ricorrenti (e respinte) accuse di una fuga del virus da un laboratorio cinese, la cosa più probabile è che la pandemia di Covid-19 abbia avuto un’origine animale.
Numerosi scienziati e virologi dicono da tempo che i wet market sono il terreno fertile perfetto per le malattie di origine animale. Inoltre, secondo i Centers for Disease Control and Prevention Usa, il 75% di tutte le malattie nuove o emergenti nell’uomo proviene dagli animali.
Sono diversi gli scienziati che pensano che la pandemia di Covid-19 sia nata in un wet market e nel 2020 Animal Equality ha pubblicato due indagini nel 2020 che mostravano le scioccanti condizioni igieniche nei mercati tradizionali in Cina, Vietnam e India. «Queste inchieste – denuncia l’ONG – hanno documentato l’estrema negligenza e le crudeltà di cui gli animali sono vittime all’interno di questi luoghi insalubri che ancora oggi nonostante gli avvertimenti dei funzionari sanitari continuano a esistere. Le indagini sono state accompagnate da una petizione che chiede alle Nazioni Unite di porre fine ai pericoli e alle sofferenze riscontrati nei wet market».
Anche altre epidemie come SARS e H5N1 sono state scientificamente collegate ai mercati tradizionali dove animali selvatici e domestici di ogni genere sono stipati insieme in piccole gabbie ricoperte dai fluidi e dagli escrementi provenienti da quelle superiori. «All’interno di questi luoghi, le norme igienico-sanitarie, il benessere degli animali e le pratiche di macellazione che dovrebbero essere osservate vengono regolarmente ignorate» denuncia ancora Animal Equality che chiede che «Il problema della vendita di animali vivi nei wet market sia portato all’attenzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e degli altri leader globali che hanno il potere di attuare rapidamente restrizioni in riferimento a questi luoghi pericolosi e disumani».
La presidente di Animal Equality, Sharon Núñez, che ha consegnato le firme all’Onu, conclude: «I mercati degli animali vivi rappresentano un innegabile rischio per la salute e la sicurezza delle persone in tutto il mondo. Sono terreno fertile per malattie ed estremamente crudeli nei confronti degli animali. Per proteggere la nostra sicurezza e porre fine alla sofferenza di innumerevoli animali da allevamento, la vendita e la macellazione di tutti gli animali devono essere vietate nei wet market. Esortiamo le Nazioni Unite a dare ascolto all’appello delle oltre 569 mila persone che chiedono che l’organizzazione ponga fine alle vendite degli animali vivi nei wet market e prevenga la diffusione di futuri virus pandemici».