Riceviamo e pubblichiamo
A rischio una delle più importanti colonie di pipistrelli d’Italia
[18 Novembre 2013]
L’area conosciuta con il nome di Abbazia di Sant’Angelo è un famoso sito storico monumentale di interesse culturale-religioso che da qualche anno è oggetto di lavori di restauro e recupero. Al di sotto del complesso monumentale è ubicata una grotta nota con il nome di Grotta di Sant’Angelo al Raparo, che ospita una notevole colonia di pipistrelli, una delle più importanti d’Italia. L’area si trova all’interno del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese nel comune di San Chirico Raparo (Pz).
La cavità costituisce un importante sito di interesse nazionale per la tutela e la conservazione di chirotteri troglofili appartenenti a specie sottoposte ad una rigida normativa di tutela e inserite nella Direttiva Habitat 92/43/CEE (allegati II e IV).
Secondo diversi esperti, l’attuale situazione di conservazione dell’habitat della grotta e della colonia di pipistrelli che vi abitat è abbastanza allarmante. La preoccupante situazione della cavità naturale è stata portata all’attenzione dell’ente Parco con diverse segnalazioni di esperti e ricercatori. Il problema deriva dal fatto che i lavori di restauro del complesso architettonico dell’Abbazia rappresentano una fonte di stress e di disturbo per la colonia, soprattutto in alcuni periodi dell’anno particolarmente importanti nel ciclo biologico dei pipistrelli (il disturbo degli animali è vitato nell’area parco, DPR 8 Dic. 2007, Disciplina di tutela; Art. 3. a).
La situazione potrebbe aggravarsi dato che sul sito e sulla cavità ipogea sembra ci siano dei progetti di fruizione turistica che aprirebbero le porte ad un turismo di massa domenicale che potrebbe portare all’abbandono della grotta da parte dei chirotteri, così come è successo già in molti altri siti Italiani. La grotta rientra tra l’altro anche nella ZPS IT9210271 Appennino Lucano, e secondo la direttiva habitat 92/43/CEE questo sito andrebbe tutelato come habitat “8310 – Grotte non ancora sfruttate a livello turistico”: “Grotte non aperte alla fruizione turistica, comprensive di eventuali corpi idrici sotterranei, che ospitano specie altamente specializzate, rare, spesso strettamente endemiche, e che sono di primaria importanza nella conservazione di specie animali dell’ Allegato II quali pipistrelli e anfibi.”
In base al territorio in cui il sito ricade, in caso di danneggiamento dell’habitat, distruzione e disturbo degli animali si potrebbero anche configurare una serie di reati penali in base agli articoli 727-bis (Uccisione, distruzione, cattura, prelievo, detenzione di esemplari di specie animali o vegetali selvatiche protette) e l’Art. 733-bis (Distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto).
A questo punto ci si aspetta che Ente Parco metta in piedi un programma di gestione e conservazione della grotta che possa tutelare la colonia, in linea con le finalità del Parco Nazionale Appennino Lucano. Ma perchè questo non è ancora stato fatto?
Luca Marzi