Sequestro di 859 cani in un allevamento lager a Trecastelli: il più grande focolaio di brucellosi in Europa (VIDEO)

Legambiente e Wwf: gestione criminale, priva delle basilari attenzioni. Emergenza sanitaria senza precedenti

[21 Gennaio 2021]

Il 19 gennaio, il  Nucleo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale (NIPAAF) del Gruppo Carabinieri Forestale di Ancona, insieme alle Guardie zoofile di Wwf e Legambiente e ai  volontari dell’Associazione Amici Animali di Osimo, hanno eseguito, il sequestro di 859 cani di piccola taglia, di strutture e altro materiale in un allevamento nel Comune di Trecastelli (AN).

Il Wwf ricorda che «L’allevamento di Trecastelli, molto noto e particolarmente attivo nella vendita di cani di piccola taglia come chihuahua, barboncini e maltesi, aveva già subito dei provvedimenti di restrizione a partire dal 2018 sia nella movimentazione dei cani che nel numero dei cani allevati, in considerazione del limite imposto dall’autorizzazione. Le ordinanze sono state più volte reiterate, in particolare dal giugno 2020 a seguito dell’accertamento di un focolaio di brucellosi (Brucella canis), malattia rilevata in maniera sporadica in Italia su singoli esemplari e di unico l’allevamento rappresenta l’unico focolaio conosciuto nella Comunità Europea. Malgrado le ordinanze emesse il numero dei cani è passato dai circa 500 accertati nel 2018, ai circa 700 nel novembre 2020 ed ai circa 850 accertati nel corso del sequestro eseguito qualche giorno fa; inoltre circa la metà dei cani presenti, risulterebbero positivi al batterio della Brucellosi canina».

Ma, abbastanza incredibilmente, i titolari dell’allevamento Itshow Kennel respingono le accuse e cercano di scaricare le responsabilità su altri: «Siamo stati abbandonati dalle istituzioni, abbiamo mandato decine di pec senza avere risposte, è un rimpallo di responsabilità e di competenze. Di fatto noi siamo in condizioni precarie, abbiamo segnalato noi la presenza della Brucella canis ma non c’è stato seguito a controlli e aiuti. Siamo in gravissima difficoltà, chiediamo solo che le istituzioni competenti intervengano per salvare questi poveri cani».

Ma, come ha spiegato il tenente colonnello Simone Cecchini, comandante provinciale dei Carabinieri Forestali di Ancona, «Nell’allevamento le strutture erano autorizzate per un massimo di 61 cani ma ce n’erano molti di più, confinati in spazi angusti, privati della possibilità di adeguato movimento e non areati. La situazione peggiore è risultata essere quella riscontrata presso l’abitazione annessa all’allevamento, nella quale sono stati rinvenuti circa 270 cani, molti dei quali chiusi dentro trasportini accatastati gli uni sugli altri o dentro contenitori in plastica in condizioni igieniche molto precarie. Inoltre molti dei cani sequestrati risultano aver contratto la Brucella canis, zoonosi infettiva trasmissibile anche all’uomo. Auspico un intervento immediato delle autorità competenti e delle istituzioni affinché la situazione possa essere ripristinata alle condizioni di sicurezza».

Soltanto lo scorso luglio l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, accreditato quale Centro di referenza nazionale per la brucellosi canina, aveva pubblicato il documento tecnico che illustra quanto pericolosa sia la brucellosi canina e quanto difficoltosa risulti la gestione di questa zoonosi.

Antonino Morabito e Francesca Pulcini, rispettivamente Responsabile nazionale Cites, Fauna e Benessere animale di Legambiente e presidente di Legambiente Marche, hanno commentato:« Ringraziamo vivamente la Procura della Repubblica e i Carabinieri Forestali che hanno coordinato le attività, nonché l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise che insieme ai volontari delle guardie zoofile ha accompagnato al sequestro degli 859 cani di razza chihuahua, maltese e barboncino detenuti nell’allevamento lager di Trecastelli, in provincia di Ancona. Una gestione assurda e dalle implicazioni gravissime per la salute degli animali e dell’uomo: motivo per cui chiediamo alle istituzioni di sottrarre subito la struttura e i cani ai criminali che fino a oggi, impunemente, hanno dato vita al più imponente focolaio europeo di brucellosi canina. Offriamo quindi tutto il nostro aiuto e il nostro supporto alle istituzioni – sottolinea Legambiente –  e, grazie all’opera volontaria e appassionata dei nostri soci e volontari e alla rete di relazioni da noi intessute sul territorio, ci mettiamo a disposizione delle Autorità competenti, convinti che la priorità assoluta debba essere rivolta alla salute degli animali e delle persone, per prenderci cura dei cani e scongiurare il rischio di un’ulteriore diffusione della malattia e di nuovi contagi».

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