Sono stati gli esseri umani a estinguere la megafauna in Medio Oriente
Abbiamo sempre sterminato gli animali più grandi e devastato l’ambiente e questo ha forse portato all’invenzione di nuove tecniche di caccia e all’agricoltura
[27 Dicembre 2021]
Lo studio “Levantine overkill: 1.5 million years of hunting down the body size distribution”, pubblicato su Quaternary Science Reviews da un team di riv cercatori dell’università di Tel Aviv, traccia lo sviluppo delle pratiche di caccia dei primi esseri umani negli ultimi 1,5 milioni di anni e l’effetto che ha avuto sugli animali che cacciavano e consumavano.
Secondo i ricercatori israeliani, «In un dato momento i primi esseri umani preferivano cacciare gli animali più grandi disponibili nei loro dintorni, che fornivano le maggiori quantità di cibo in cambio di un singolo di sforzo. In questo modo, i primi esseri umani hanno cacciato ripetutamente grandi animali fino all’estinzione (o fino a quando non diventavano così rari da scomparire dalla documentazione archeologica) e poi passavano alla taglia successiva, migliorando le loro tecnologie di caccia per vincere la nuova sfida».
Gli scienziati dicono anche che «Circa 10.000 anni fa, quando gli animali più grandi dei cervi si estinsero, gli esseri umani iniziarono ad addomesticare piante e animali per soddisfare i propri bisogni, e questo potrebbe essere il motivo per cui la rivoluzione agricola iniziò nel Levante proprio in quel momento».
All’università di Tel Aviv fanno notare che «Lo studio, senza precedenti sia per portata che per orizzonte temporale, presenta un’analisi completa dei dati sulle ossa di animali scoperte in dozzine di siti preistorici all’interno e intorno a Israele. I risultati indicano un continuo calo delle dimensioni della selvaggina cacciata dagli umani come principale fonte di cibo, dagli elefanti giganti 1 – 1,5 milioni di anni fa fino alle gazzelle 10.000 anni fa». Secondo i ricercatori, «Questi risultati dipingono un quadro illuminante dell’interazione tra gli esseri umani e gli animali che li circondano negli ultimi 1,5 milioni di anni».
Uno degli autori dello studio, Ran Barkai del dipartimento di archeologia e di culture medio-orientali dell’università di Tel Aviv, evidenzia due importanti questioni attualmente affrontate dagli studiosi di preistoria i di tutto il mondo: «Cosa ha causato l’estinzione di massa di grandi animali nelle ultime centinaia di migliaia di anni: la caccia eccessiva da parte dell’uomo o forse i ricorrenti cambiamenti climatici? E quali sono state le forze trainanti dietro i grandi cambiamenti dell’umanità, sia fisici che culturali, nel corso della sua evoluzione? Alla luce di studi precedenti, il nostro team ha proposto un’ipotesi originale che collega le due domande: pensiamo che i grandi animali si siano estinti a causa della caccia eccessiva da parte dell’uomo e che il cambiamento nella dieta e la necessità di cacciare animali progressivamente più piccoli potrebbe aver spinto i cambiamenti avvenuti nell’umanità. In questo studio abbiamo testato le nostre ipotesi alla luce dei dati provenienti dagli scavi nel Levante meridionale che coprono diverse specie umane per un periodo di 1,5 milioni di anni».
Il principale autore dello studio, lo zoologo Jacob Dembitzer, aggiunge: «Abbiamo considerato il Levante meridionale (Israele, Autorità Palestinese, Siria sudoccidentale, Giordania e Libano) come un “laboratorio archeologico” grazie alla densità e alla continuità dei reperti preistorici che coprono un così lungo periodo di tempo per un’area relativamente piccola: un database unico non disponibile in nessun’altra parte del mondo. Gli scavi, iniziati 150 anni fa, hanno prodotto prove della presenza di esseri umani, a cominciare dall’Homo erectus che arrivò 1,5 milioni di anni fa, passando attraverso i Neanderthal che vivevano qui da un tempo sconosciuto fino a quando non sono scomparsi circa 45.000 anni fa, e agli umani moderni (vale a dire noi stessi) che sono venuti dall’Africa in diverse ondate, a partire da circa 180.000 anni fa».
I ricercatori hanno raccolto tutti i dati disponibili in letteratura sulle ossa di animali trovate nei siti preistorici del Levante meridionale, soprattutto in Israele. Questi scavi, condotti dal 1932 ad oggi, forniscono una sequenza unica di reperti di diversi tipi di esseri umani in un periodo di 1,5 milioni di anni. Con alcuni siti comprendono diversi livelli stratigrafici, a volte distanti tra loro migliaia di anni, lo studio ha coperto un totale di 133 strati provenienti da 58 siti preistorici, nei quali sono state identificate migliaia di ossa appartenenti a 83 specie animali. Sulla base di questi resti, i ricercatori hanno calcolato la dimensione media ponderata degli animali in ogni strato in ogni sito.
Sahai Meiri, dello Steinhardt Museum of Natural History cdell’università di Tel Aviv, evidenzia che «Il nostro studio ha monitorato i cambiamenti con una risoluzione molto più elevata per un periodo di tempo considerevolmente più lungo rispetto alla ricerca precedente. I risultati sono stati illuminanti: abbiamo riscontrato un calo continuo e molto significativo delle dimensioni degli animali cacciati dall’uomo nel corso 1,5 milioni di anni Ad esempio, un terzo delle ossa lasciate dall’Homo erectus in siti datati a circa un milione di anni fa, apparteneva a elefanti che pesavano fino a 13 tonnellate (più del doppio del peso del moderno elefante africano) e fornivano agli umani il 90% del loro cibo. Il peso medio di tutti gli animali cacciati dagli umani in quel momento era di 3 tonnellate e ossa di elefanti sono state trovate in quasi tutti i siti fino a 500.000 anni fa. A partire da circa 400.000 anni fa, gli umani che vivevano nella nostra regione – i primi antenati dei Neandertal e dell’Homo sapiens , sembrano aver cacciato principalmente cervi, insieme ad alcuni animali più grandi che pesavano quasi una tonnellata, come bovini selvatici e cavalli. Infine, nei siti abitati dall’uomo moderno, da circa 50.000 a 10.000 anni fa, circa il 70% delle ossa appartiene a gazzelle, un animale che pesa non più di 20-30 kg. Altri resti trovati in questi siti successivi provenivano principalmente da daini (circa 20%), così come animali più piccoli come lepri e tartarughe».
Dembitzer aggiunge: «La nostra domanda successiva è stata: cosa ha causato la scomparsa dei grandi animali? Una teoria ampiamente accettata attribuisce l’estinzione di grandi specie ai cambiamenti climatici nel corso dei secoli. Per verificarlo, abbiamo raccolto dati climatici e ambientali per l’intero periodo, coprendo più di una dozzina di cicli di periodi glaciali e interglaciali. Questi dati includevano temperature basate sui livelli dell’isotopo di ossigeno 18 e precipitazioni e vegetazione evidenziate dai valori di carbonio 13 dalla locale grotta di Soreq. Una serie di analisi statistiche che correlano le dimensioni degli animali con il clima, le precipitazioni e l’ambiente hanno rivelato che il clima e il cambiamento climatico hanno avuto un impatto minimo, se non nullo, sull’estinzione degli animali».
L’archeologo Miki Ben-Dor è convinto che «Le nostre scoperte ci consentono di proporre un’ipotesi affascinante sullo sviluppo dell’umanità: gli esseri umani hanno sempre preferito cacciare gli animali più grandi disponibili nel loro ambiente, fino a quando questi sono diventati molto rari o estinti, costringendo i cacciatori preistorici a cercare l’animale successivo per dimensioni. Di conseguenza, per ottenere la stessa quantità di cibo, ogni specie umana che è apparsa nel Levante meridionale è stata costretta a cacciare animali più piccoli rispetto a quella che l’ha preceduta e, di conseguenza, ha dovuto sviluppare tecnologie più avanzate ed efficaci. Così, ad esempio, mentre le lance erano sufficienti all’Homo erectus per uccidere gli elefanti a distanza ravvicinata, gli umani moderni hanno sviluppato l’arco e la freccia per uccidere le gazzelle che corrono veloci a distanza».
Barkai conclude: «Crediamo che il nostro modello sia rilevante ovunque per le culture umane. Inoltre, per la prima volta, sosteniamo che la forza trainante dietro il costante miglioramento della tecnologia umana sia il continuo declino delle dimensioni delle prede. In definitiva, potrebbe benissimo essere che 10.000 anni fa nel Levante meridionale, gli animali siano diventati troppo piccoli o troppo rari per fornire all’uomo cibo sufficiente, e questo potrebbe essere correlato all’avvento dell’agricoltura. Inoltre, abbiamo confermato l’ipotesi che l’estinzione di grandi animali è stata causato dagli esseri umani, che più e più volte hanno distrutto il proprio sostentamento attraverso la caccia eccessiva. Possiamo quindi concludere che gli esseri umani hanno sempre devastato il loro ambiente, ma di solito erano abbastanza intelligenti da trovare soluzioni ai problemi che avevano creato: dall’arco e dalle frecce ai la rivoluzione agricola. L’ambiente, però, ha sempre pagato un prezzo devastante».