Specie aliene invasive, al via i corsi di formazione per docenti e personale scolastico
Si inizia da Torino: educare e formare correttamente insegnati e studenti sulle specie aliene invasive e i metodi per frenare la loro diffusione, a beneficio della biodiversità e della nostra salute
[1 Febbraio 2019]
Cosa sono le specie aliene invasive? Come si diffondono e in che modo possiamo contribuire a frenare la loro propagazione? Sono dannose per la biodiversità e per la nostra salute? Quanto costa intervenire per fermarle e ricreare habitat naturali autoctoni? E soprattutto, perché è fondamentale intervenire velocemente per frenarle? Sono alcuni degli interrogativi ai quali risponderanno i corsi di formazione per gli insegnanti e il personale scolastico che saranno realizzati insieme ai Parchi coinvolti nel progetto Life Alien Species Awareness Program (Asap) che ha tra i suoi scopi quello di «aumentare la consapevolezza dei cittadini sulla minaccia delle specie aliene invasive e favorire una migliore prevenzione e una più efficace gestione del problema da parte di tutti i settori della società». Asap è cofinanziato dalla Commissione Europea nel quadro del programma finanziario Life e da ministero dell’ambiente e daii parchi nazionali dell’Arcipelago Toscano, dell’Aspromonte, del Gran Paradiso e dell’Appenino Lucano, Val D’Agri e Lagonegrese; coordinatore del progetto è l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, partner sono Legambiente, Federparchi, Regione Lazio, Università di Cagliari, Nemo, Tic Media Art.
Per questo, il progetto europeo Life Asap, ha previsto corsi di formazione per gli insegnanti e il personale scolastico (attività riconosciuta dal Miur) che potranno coinvolgere poi gli alunni e gli studenti in attività mirate alla conoscenza del fenomeno per contribuire, anche con attività di citizen science, a monitorare e controllare la diffusione delle specie aliene invasive nel nostro Paese.
Ad Asap spiegano che «Le Aree Protette, infatti, in prima linea per tutelare il nostro patrimonio di biodiversità, moltiplicano il loro impegno per frenare la diffusione delle specie aliene con la realizzazione di quattro corsi dedicati alle scuole e curati dagli esperti di Legambiente. Primo appuntamento il 5 febbraio con il Parco Nazionale del Gran Paradiso, seguito, il 12 febbraio dal Parco dell’Aspromonte e successivamente dai Parchi Nazionali dell’Arcipelago Toscano e dell’Appennino Lucano».
Quindi, Il primo corso, a cura dei formatori di Legambiente, si terrà a Torino, per il Parco Nazionale Gran Paradiso, il prossimo 5 febbraio. Tutti i partecipanti riceveranno un Kit didattico con schede informative sulle Ias e un percorso educativo strutturato per il coinvolgimento degli alunni e degli studenti, che vuole tenere insieme il metodo scientifico, l’analisi della realtà territoriale e le attività didattico educative.
Italo Cerise, Presidente del Parco Nazionale Gran Paradiso, ricorda che «Il Parco ha da sempre posto un’attenzione particolare alle attività di educazione ambientale; il coinvolgimento e la formazione degli insegnanti e degli educatori su un argomento di stretta attualità, quale quello delle specie aliene portato avanti dal progetto Life Asap, è fondamentale per fornire gli strumenti educativi adatti a informare e rendere consapevole il pubblico su questo tema L’adesione al corso è stata inoltre superiore alle aspettative ed è stato necessario realizzare un’ulteriore sessione, il giorno successivo, per venire incontro alle numerose richieste. A conferma dell’interesse che suscita tale argomento».
Le specie aliene sono quelle specie trasportate dall’uomo in modo volontario o accidentale al di fuori della loro area d’origine. Tra le piante per esempio, la robinia (Robinia pseudoacacia), uno degli alberi più comuni nelle nostre città e campagne, è una specie aliena: originaria degli Stati Uniti sud-orientali, introdotta nel 1601 in Francia come albero ornamentale dai giardinieri del re Luigi XIII, è stata poi usata in tutta Europa nei giardini e per il consolidamento dei terreni. Tra gli animali, anche il comunissimo pesce siluro, oggi presente in tutti i nostri fiumi, è una specie aliena originaria dell’Europa Orientale e dell’Asia Occidentale, introdotta in Italia dall’inizio degli Anni Cinquanta per la pesca sportiva. Alcune tra le specie aliene che si insediano nell’area in cui vengono introdotte, si diffondono in maniera rapida causando gravi danni alle specie e agli ecosistemi originari di quel luogo, spesso accompagnati da ricadute economiche e problemi sanitari. Queste specie sono definite specie aliene invasive o IAS (Invasive Alien Species).
Nell’ultimo trentennio sono salite a 3000 le specie aliene presenti in Italia, di cui circa il 15% sono invasive, un fenomeno percepito come marginale solo per mancanza di una puntuale conoscenza. Eppure, la stima dei costi sociali ed economici di questo fenomeno supera i 12 miliardi di Euro ogni anno nella sola Unione Europea.
La vicepresidente di Legambiente. Vanessa Pallucchi, evidenzia che «Questo progetto offre l’occasione di affrontare una problematica ecologica poco conosciuta per cui è fondamentale fare opera di prevenzione. E per questo è necessario aumentare la consapevolezza e l’assunzione di responsabilità da parte dei cittadini. Il percorso educativo che proponiamo alle scuole, infatti, parte dall’analisi del problema e si conclude con una azione di divulgazione realizzata dagli studenti e dai docenti sui territori coinvolti nel progetto. Le aree protette, con il loro patrimonio di biodiversità, rappresentano infatti il contesto migliore per realizzare attività di prevenzione e conoscenza del fenomeno».
Il Presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, conclude: «Le specie aliene invasive costituiscono una delle principali minacce alla biodiversità per poterle affrontare con efficacia occorre che vi sia il massimo di consapevolezza delle comunità interessate ed è questo l’obiettivo delle attività di formazione con le scuole. Un contributo per creare le condizioni affinché gli interventi sulle specie aliene vengano compresi per la loro importanza rispetto alla salvaguardia degli habitat».