Specie aliene invasive, sui monti della Calabria aumentano i parrocchetti dal collare

Il Glc Lipu Sila: «Chiediamo la collaborazione dei cittadini per monitorare il territorio»

[24 Gennaio 2024]

Volatili colorati, tropicali, sembrano proprio dei pappagallini. Il contenuto delle ultime segnalazioni è pressoché questo. Questi uccelli, sarebbero stati osservati in alcuni giardini ad alimentarsi dai frutti presenti nel periodo invernale sugli alberi dei kaki.

Riusciamo finalmente a svelare l’arcano: si tratta della specie parrocchetto dal collare, nome scientifico Psittacula krameri (Scopoli, 1769). Qualcuno starà pensando che ci siamo spostati nelle zone tropicali o subtropicali dell’Africa sub-sahariana o dell’Asia, invece siamo in piena montagna nell’Appennino meridionale italiano.

Un individuo viene seguito da più giorni ed è stato ripreso in Sila, esattamente nel centro abitato di San Giovanni in Fiore, nel cosentino, all’interno di un quartiere residenziale sito a circa 1030 m slm (siamo anche in pieno inverno con le prime spolverate di neve, l’aria gelida e le temperature che si mantengono vicine allo zero termico). Altre segnalazioni sono giunte invece dalle parti della storica Abbazia florense, nella parte più bassa del centro silano, intorno ai 900 m.

Il parrocchetto dal collare, così come altre specie alloctone simili, il parrocchetto monaco (Myopsitta monachus) e anche il parrocchetto alessandrino (Psittacula eupatria), sono considerate specie “aliene”.

Le specie “aliene”, note anche come “alloctone” o “esotiche” sono quelle specie, animali o vegetali, introdotte in altre aree rispetto al loro ambiente originario, l’introduzione, ad opera dell’uomo, può avvenire volontariamente o anche involontariamente (le cosiddette specie fuggite dalla cattività).

Il parrocchetto dal collare è considerata una delle 100 specie più invasive presenti in Europa. In Italia si stima una popolazione di oltre 9.000 individui, uccello introdotto sul finire degli anni ’70 del secolo scorso con nidificazioni che sono state accertate a partire dagli anni ’90, soprattutto all’interno di alcune aree urbane e periurbane principalmente in pianura.

I principali nuclei riproduttivi italiani sono concentrati nelle grandi città come Milano, Roma, Napoli, Bologna, Genova, Firenze, Bari e tante altre. In bibliografia, pare che non siano riportate nidificazioni accertate e documentate nella Calabria.

Questa specie è nota nelle zone di origine per i notevoli danni arrecati all’agricoltura; al momento nel nostro Paese è localizzato prettamente nelle aree urbane ma vista la sua elevata invasività e grazie anche all’aumento delle temperature, non è da escludere che possa gradualmente spostarsi in zone a vocazione agricola.

Le sue abitudini riproduttive possono portarlo in competizione con altre specie di uccelli che nidificano sul nostro territorio e in particolar modo nelle cavità dei tronchi (picchio rosso maggiore, picchio rosso minore, picchio muratore, torcicollo, upupa ed altri uccelli).

Secondo recenti studi, questa specie non sarebbe poi così invasiva come viene definita talvolta anche con toni allarmistici, mostrando invece una competitività relativamente limitata rispetto alle altre specie presenti nei centri abitati.

Indubbiamente le interazioni tra questa specie esotica e le altre specie di uccelli che vivono normalmente negli ambienti più antropizzati pongono in essere più riflessioni. Si dovrebbero studiare queste dinamiche nel tempo e tenendo conto di più fattori spesso concomitanti. Questa specie in Italia solitamente non viene segnalata oltre i 500/600 m (nel caso di specie le diverse segnalazioni, da più giorni, riguardano un centro abitato montano dell’Appennino meridionale posto tra i 1000 e i 1200 m).

Nel nostro Paese a causa dei trasporti, del commercio e del turismo, giungono innumerevoli specie animali e vegetali provenienti da altri continenti. Alcune di esse, come ad esempio i gamberi rossi della Louisiana, i parrocchetti, il calabrone asiatico, la tartaruga palustre americana o varie specie di scoiattoli(sicuramente specie aliene ed invasive)minacciano seriamente l’ecosistema, arrecano notevoli danni in taluni casi alle produzioni agricole, alla pesca e alle attività economiche, con costi importanti anche per i piani di eradicazione oltre che pericolose perché possono contribuire alla diffusione di malattie e parassiti per piante e animali, uomo compreso.

Nell’attesa di capire la provenienza dell’individuo, se fuggito dalla cattività da qualche giorno oppure se già presente da tempo (ci sono segnalazioni di due pappagalli verdi in un’altra zona dell’abitato relativi alla scorsa estate)desideriamo informare i cittadini nel prestare la massima attenzione, in particolar modo nel voler evitare tutti i comportamenti a rischio: è severamente vietato abbandonare animali che abbiano assunto le caratteristiche della cattività, ancor più se appartenenti a specie aliene e invasive. Bisogna bandire ogni azione potenzialmente idonea a cagionare e favorire l’introduzione e la diffusione anche involontaria e fortuita di specie estranee al nostro ambiente.

Eventuali casi, qualora accertati, verranno segnalati alle autorità competenti. Le disposizioni del regolamento n. 1143/2014, recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive (regolamento sulle “specie esotiche invasive”) e le sue successive modifiche ed integrazioni, puniscono una serie di comportamenti nonché dettano divieti afferenti alle specie esotiche invasive di rilevanza unionale. Le foto sono di Tommaso Talerico del Glc Sila.

Sul territorio della Sila, il Glc Sila (Gruppo locale di conservazione) della Lipu chiede la collaborazione dei cittadini al fine di monitorare eventuali osservazioni. Il Glc Sila è raggiungibile attraverso la pagina ufficiale https://www.facebook.com/glcsila/