Specie esotiche invasive: la Commissione Ue deferisce l’Italia alla Corte di giustizia
L’Italia e altri 5 Stati membri che non hanno impedito l'introduzione di specie esotiche invasive che danneggiano la natura europea
[27 Gennaio 2023]
La Commissione europea ha deciso di deferire alla Corte di giustizia dell’Unione europea l’Italia, Bulgaria, Irlanda, Grecia, Lettonia e Portogallo «Per la mancata attuazione di varie disposizioni del regolamento n. 1143/2014 recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive (regolamento sulle “specie esotiche invasive”). Le specie esotiche invasive sono piante e animali introdotti accidentalmente o deliberatamente in una zona in cui non sono normalmente presenti».
Nel giugno 2021 la Commissione Ue ha inviato lettere di costituzione in mora a 18 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Cechia, Germania, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia), nelle quali si leggeva che «Non hanno elaborato, attuato e comunicato alla Commissione un piano d’azione (o una serie di piani d’azione) per affrontare i principali vettori tramite i quali le specie esotiche invasive di rilevanza per l’Ue sono accidentalmente introdotte e si diffondono».
Nel febbraio la Commissione Ue aveva inviato 2022 pareri motivati a 15 Paesi (Belgio, Bulgaria, Cechia, Cipro, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia). Da allora 11 Stati membri hanno adempiuto ai loro obblighi e uno adotterà tempestivamente le misure mancanti. «Tuttavia, nonostante i progressi compiuti – dice la Commissione Ue – , i restanti sei Stati membri (Bulgaria, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia e Portogallo) non hanno affrontato interamente le carenze segnalate. La Commissione ritiene che gli sforzi profusi finora dalle autorità dei sei Stati membri siano stati insoddisfacenti e insufficienti e ha pertanto deciso di deferirli alla Corte di giustizia dell’Ue».
Il regolamento sulle specie esotiche invasive, entrato in vigore il primo gennaio 2015, riguarda le specie considerate “di rilevanza unionale” e comprende attualmente 88 specie – ad esempio piante quali il giacinto d’acqua e animali quali il calabrone asiatico o il procione – che rrichiedono un intervento a livello europeo. Gli Stati membri devono adottare misure efficaci per prevenire l’introduzione deliberata o accidentale nell’Ue di queste specie, individuarle e adottare misure di eradicazione rapida in una fase precoce dell’invasione o, se le specie sono già ampiamente radicate, adottare misure per eradicarle, tenerle sotto controllo o impedire che si diffondano ulteriormente.
La Commissione Ue sottolinea che «I sei Stati membri non hanno elaborato, attuato e comunicato alla Commissione un piano d’azione (o una serie di piani d’azione) per contrastare i principali vettori di introduzione e di diffusione di tali specie esotiche invasive. Inoltre, la Bulgaria e la Grecia non hanno ancora istituito un sistema di sorveglianza delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale o non lo hanno ancora integrato nel loro sistema esistente, sebbene il termine stabilito a tal fine fosse il gennaio 2018. La Grecia, inoltre, non dispone delle strutture necessarie per effettuare i controlli ufficiali necessari per impedire l’introduzione intenzionale di specie esotiche invasive».
La Commissione europea fa il quadro della situazione delle specie aliene: «In Europa sono state introdotte almeno 12 000 specie esotiche, il 10-15% delle quali è invasivo. Le specie esotiche invasive possono provocare l’estinzione locale di specie indigene a causa della concorrenza su risorse limitate quali cibo e habitat, dell’interriproduzione o della diffusione di malattie. Possono alterare il funzionamento di interi ecosistemi compromettendone la capacità di fornire servizi preziosi, come l’impollinazione, la regolazione delle acque o il controllo delle inondazioni. Il calabrone asiatico, ad esempio, introdotto accidentalmente in Europa nel 2005, è predatore di api mellifere autoctone, riduce la biodiversità locale degli insetti autoctoni e in generale incide sui servizi di impollinazione. Le specie esotiche invasive hanno spesso un impatto economico significativo nella misura in cui riducono i rendimenti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca: ad esempio, alla noce di mare (Mnemiopsis leidyi), introdotta accidentalmente nel Mar Nero, è imputata la drastica diminuzione di almeno 26 stock ittici commerciali del Mar Nero, tra cui acciughe e sgombri. Le specie invasive possono danneggiare le infrastrutture, ostacolare il trasporto o ridurre la disponibilità di acqua bloccando le vie navigabili o ostruendo le tubazioni delle acque industriali. Le specie esotiche invasive possono rappresentare un problema serio anche per la salute umana: provocano infatti gravi allergie e irritazioni cutanee (come le ustioni causate dal panace gigante, (Heracleum mantegazzianum) e fungono da vettori di pericolosi agenti patogeni e malattie (i procioni trasmettono malattie agli animali e agli esseri umani). In tale contesto l’azione preventiva, oggetto della decisione odierna di deferimento alla Corte, è un investimento essenziale in quanto è molto più efficace e meno costoso prevenire l’introduzione di specie invasive che affrontare e mitigare i danni della loro diffusione».
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