Speranze di salvare la güina, il raro gatto selvatico del Cile

E’ la parcellizzazione delle proprietà agricole a mettere in pericolo la sopravvivenza del più piccolo felino americano

[22 Gennaio 2018]

La güina  (Leopardus guigna ) il più piccolo felino selvatico delle Americhe che vive nell’eco-regione delle foreste temperate del sud del Cile è accusata di attaccare i pollai e quindi è perseguitata dagli abitanti delle zone rurali della regione, per questo si era ipotizzato che persecuzione umana, disboscamento e agricoltura, con conseguente frammentazione del suo habitat – ridotto del 70% rispetto agli anni ’70 –  avrebbero portato questo magnifico felino all’estinzione. Ma ora lo studio “A spatially integrated framework for assessing socioecological drivers of carnivore decline” pubblicato sul Journal of Applied Ecology da un team internazionale di ricercatori guidato da Nicolas Galvez, allora studente al Durrell Institute of Conservation and Ecology (Dice ), dell’università del Kent e oggi  al Dipartimento di scienze naturali del centro per lo Sviluppo Locale della Pontificia Universidad Católica de Chile, ha scoperto che  il gatto selvatico cileno è più resiliente alla deforestazione e alle uccisioni di quanto si pensasse, mentre il vero rischio per la sua sopravvivenza sarebbe la frammentazione delle proprietà agricole.

La guiña, che  è conosciuta anche come piccolo gatto tigre, piccolo gatto maculato o il gatto cileno, è grande circa la metà di un domestico, è una delle specie di felino più a rischio in Sud America e la sua popolazione è comunque in declino ed è stimata in  meno di 10.000 individui, che vivono nel Cile centrale e meridionale e in una piccola area dell’Argentina, e per questo è elencata come vulnerabile dal 1996 nella  Lista Rossa Iucn. Il team di Galvez ha cercato di capire cosa sta succedendo e, attraverso una serie di questionari, dati delle foto trappole e immagini video e telerilevamento , hanno scoperto che «La güina è notevolmente adattabile alla perdita di foreste.

In particolare, il team ha rilevato che la güina  si è in realtà ben adattata alle aree agricole estensive e di grandi dimensioni, che non dovrebbero essere considerate habitat di scarsa qualità e che questo è dovuto al fatto che nelle aree coltivate circolano poche armi e cacciatori e che «Forniscono rifugio, risorse alimentari e condizioni adeguate per l’allevamento dei cuccioli».

Gálvez dice che l’agricoltura intensiva e parcellizzata mette in pericolo il piccolo gatto selvatico cileno e altri predatori «Perché esiste un maggior rischio di interazione e persecuzioni da parte degli esseri umani nelle aree dove ci sono più aziende agricole, una maggiore pressione sulle risorse naturali attraverso l’aumento dell’estrazione del legname e il bestiame e persino la competizione per il cibo da parete di animali tenuti come animali domestici»

Il pericolo più grande è l’uccisione illegale: i questionari hanno mostrato che il 10% degli abitanti delle aree rurali interessate dall’habitat del gatto tigre aveva ucciso una güina negli ultimi dieci anni. La professoressa Zoe Davies del Dice, che ha supervisionato lo studio del suo ex allievo, conclude: «Questo suggerisce che la persecuzione è una minaccia molto minore per la loro sopravvivenza rispetto alla suddivisione delle fattorie».

Risultati che secondo i ricercatori rendono i grandi proprietari agricoli stakeholders  essenziali per la conservazione di questa specie e mettono i loro terreni »al centro di qualsiasi intervento di conservazione che miri a proteggere i territori esistenti dove si trova solitamente la güina»

Risultati che forniscono anche un quadro più generale utilizzabile per  confrontare spazialmente dati sociali ed ecologici che potrebbero aiutare ad attuare iniziative di successo per salvaguardare altri carnivori  di piccole e medie dimensioni  altre parti del mondo . Lo studio fornisce infatti una comprensione più chiara di come la perdita di habitat, la frammentazione dei territori e le interazioni umane influenzino la sopravvivenza delle specie.