Stockholm+50, Guterres ai delegati: «Salvateci dal nostro casino ambientale». Il Pil non basta più
Andersen: se tornassero indietro Indira Gandhi o Olof Palme non accetterebbero le nostre scuse
[3 Giugno 2022]
Intervenendo al summit Stockholm+50 convocato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si conclude oggi nella capitale svedese, il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha ricordato che «Il benessere globale è a rischio: e lo è in gran parte perché non abbiamo mantenuto le nostre promesse sull’ambiente. Sebbene dal 1972 ci siano stati successi nella protezione del pianeta, compreso il salvataggio dello strato di ozono, i sistemi naturali della Terra non possono tenere il passo con le nostre richieste».
Per questo il capo dell’Onu ha esortato i delegati al summit internazionale: «Portateci fuori da questo casino» e ha lanciato l’ennesimo appello all’azione «Contro una “triplice crisi planetaria” causata dall’emergenza climatica, che sta uccidendo e rendendo profughi ogni anno sempre più persone; perdita di biodiversità, che minaccia più di 3 miliardi di persone; inquinamento e rifiuti, che costano circa 9 milioni di vite all’anno. Tutte le nazioni dovrebbero fare di più per proteggere il diritto umano fondamentale a un ambiente pulito e salubre per tutti, concentrandosi in particolare sulle comunità povere, donne e ragazze, popolazioni indigene e le generazioni a venire».
Secondo il segretaro generale dell’Onu. «Parte della soluzione sta nell’eliminare il Prodotto Interno Lordo (PIL) come indicatore del peso economico dei Paesi, è un sistema contabile che premia l’inquinamento e i rifiuti. Non dimentichiamoci che quando distruggiamo una foresta, creiamo PIL. Quando sfruttiamo troppo, creiamo PIL. Nella situazione attuale del mondo, il PIL non è un modo per misurare la ricchezza».
Dopo aver invitato tutti i Paesi del mondo a impegnarsi maggiormente nell’attuazione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e dell’Accordo di Parigi del 2015 per affrontare queste minacce, Guterres ha insistito sulla «Necessità di maggiori sforzi per portare le emissioni a zero entro il 2050. L’aria calda ci sta uccidendo» e ha ribadito il suo appello a tutti i Paesi ad «Abbandonare i sussidi ai combustibili fossili e investire nelle energie rinnovabili, mentre le nazioni sviluppate dovrebbero almeno raddoppiare il loro sostegno ai Paesi più poveri in modo che possano adattarsi alla crescita del numero degli shock climatici».
Dopo aver sottolineato che «Le nazioni hanno già cooperato per proteggere il pianeta su molti fronti», Guterres ha osservato che »bisogna aggiungere gli ultimi ritocchi a un nuovo global biodiversity framework per invertire la perdita della natura entro il 2030».
Ha poi ricordato che «Sono in corso anche i lavori per stabilire un trattato per affrontare l’inquinamento da plastica e si prevede che la 2022 UN Ocean Conference a Lisbona dovrebbe galvanizzare gli sforzi per salvare i nostri mari. Se facciamo queste cose possiamo evitare la catastrofe climatica, porre fine a una crescente crisi umanitaria e di disuguaglianza e promuovere uno sviluppo inclusivo e sostenibile. Ogni governo, azienda e individuo ha un ruolo da svolgere».
Nel suo intervento introduttivo, il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Abdulla Shahid, ha affermato che «C’è una semplice verità che tutti devono riconoscere: il progresso umano non può avvenire su una terra che è affamata delle proprie risorse, guastata dall’inquinamento ed è sotto l’incessante assalto di una crisi climatica di sua stessa creazione. Le recenti iniziative di azione per il clima come un trattato sull’inquinamento da plastica spingono a darmi speranza, ma devono essere integrate in uno sforzo molto più ampio. Abbiamo bisogno di soluzioni che affrontino i colli di bottiglia comuni che interessano l’intera agenda ambientale, il che a sua volta accelererà l’attuazione dell’Agenda 2030 e promuoverà una ripresa resiliente e sostenibile dalla pandemia».
A Stoccolma, la Coalition for Digital Environmental Sustainability (CODES), mille stakeholders provenienti da più di 100 Paesi e sostenuta dall’Onu, ha presentato un’iniziativa per utilizzare gli strumenti digitali per accelerare lo sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile e per incorporare la sostenibilità in tutti gli aspetti della digitalizzazione, «Compresa la creazione di processi inclusivi a livello globale per definire standard e quadri di governance per la sostenibilità digitale, allocare risorse e infrastrutture, identificando anche le opportunità per ridurre i potenziali danni o rischi derivanti dalla digitalizzazione», ha spiegato l’United Nations environment programme (Unep).
E propri la direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, ha sottolineato che «A 50 anni dalla conferenza originale nella capitale svedese dedicata all’ambiente, sono ora in atto una miriade di accordi, che coprono ogni sfida ambientale. Ma finora i risultati pratici sono stati ben inferiori a quanto speravamo» e ha citato «L’iniquità, l’ingiustizia e i segnali di pericolo che abbondano nella triplice crisi planetaria. Se Indira Gandhi o Olof Palme fossero qui oggi, quali scuse daremmo loro per la nostra azione inadeguata? Nessuna che accetterebbero. Ci direbbero che un’ulteriore inazione è imperdonabile. Sappiamo, più che mai, quali sono le terribili conseguenze di aver marciato allegramente più in basso lungo il percorso di sviluppo ad alta intensità di carbonio che abbiamo scavato sulla nostra Terra. Ma sappiamo anche cosa dobbiamo fare. E sappiamo come farlo. Le soluzioni scientifiche sono chiare: cambiamenti trasformativi equi e giusti nella nostra economia, nei nostri sistemi finanziari, nei nostri stili di vita, nella nostra governance. E sappiamo che serve la scienza per far oscillare l’ago dell’azione della nostra bussola morale. Stockholm+50 è per il mondo un’opportunità per impegnarsi, una volta per tutte, a realizzare queste trasformazioni. Questa conferenza è un’opportunità per amplificare un movimento globale per un mondo più attento. Un mondo in cui i bisogni dei giovani, delle comunità vulnerabili e dei popoli indigeni sono più importanti della richiesta delle élite di maggiore ricchezza e potere. Un mondo che crea relazioni di fiducia. Un mondo in cui le persone vivono in armonia con la natura. Un mondo che trasforma l’impegno in azione. Come diceva la dichiarazione originale di Stoccolma, “Sono le persone che promuovono il progresso sociale, creano ricchezza sociale, sviluppano la scienza e la tecnologia e, attraverso il loro duro lavoro, trasformano continuamente l’ambiente umano”».
La Andersen ha citato quel che disse a Stoccolma 50 anni fa l’ex primo ministro svedese Olof Palme: «L’aria che respiriamo non è proprietà di nessun Paese. La condividiamo. I grandi oceani non sono divisi da frontiere nazionali: sono di nostra proprietà comune. Ciò che ci viene chiesto non è di rinunciare alla sovranità nazionale, ma di usarla per promuovere il bene comune. Significa rispettare alcune regole internazionali concordate al fine di salvaguardare la nostra proprietà comune, lasciare qualcosa da condividere per noi e le generazioni future». E ha concluso: «Cinquant’anni fa, leader visionari vennero a Stoccolma e iniziarono il lavoro del movimento ambientalista. Nei giorni, nei mesi e negli anni che seguiranno, saremo noi a finirlo, innescando un cambio di paradigma a beneficio delle generazioni future».