Sussidi alla pesca e ambiente: l’Ue (insieme all’Italia) predica bene e razzola male
Oceana: «Solo lo 0,3% dei contributi italiani va a beneficio dell'ambiente, il 70% nocivo per l'ambiente o ambiguo»
[8 Luglio 2013]
Oggi, la maggior organizzazione internazionale che si dedica esclusivamente a proteggere gli oceani del mondo, ha pubblicato i risultati di uno studio (European Fisheries Subsidies – State Aid – The Hidden Subsidies), durato 6 mesi, sulla spesa reale dal 2000 degli Stati membri dell’Ue in sussidi per la pesca. Secondo l’Ong ambientalista Oceana, «Il rapporto mostra che essi hanno concesso un importo pari a 4,9 miliardi di euro sotto forma di aiuti statali al settore della pesca – la maggior parte dei quali ha promosso una pesca eccessiva – oltre agli 8 miliardi di euro canalizzati attraverso i meccanismi ufficiali di finanziamento dell’Ue».
La cifra di 12,9 miliardi di euro a partire dal 2000 che ne viene fuori comprende i finanziamenti Ue ufficiali e gli aiuti statali, ma non include altri meccanismi di sussidi, come quelli per l’accesso ai Paesi terzi o le esenzioni fiscali sui sussidi per il carburante. I dati dello studio di Oceana sono stati aggregati dal motore di ricerca della Commissione Europea contenente i casi di aiuto statale alla pesca notificati dagli Stati membri.
A guidare questa classifica dei “cattivi” è l’Italia, seguita da Spagna, Irlanda e Francia, questi 4 Paesi da soli «Rappresentano quasi il 75% per cento del totale degli aiuti pubblici concessi».
Oceana dice che «Nonostante gli obblighi comunitari in materia di trasparenza» ha trovato anche «Delle informazioni su come il denaro dei contribuenti viene speso in modo poco chiaro».
L’analisi comincia proprio dal nostro Paese: «In Italia sono stati stanziati 662 milioni di euro attraverso il meccanismo degli aiuti di Stato, dei quali l’8% può essere classificato come dannoso per l’ambiente, il 62% ambiguo e il 29,7% come aiuto generale indefinito al settore. Solo lo 0,3% del finanziamento statale è stato destinato a misure a beneficio dell’ambiente. Se si aggiungono gli aiuti statali al finanziamento ufficiale dell’Ue, messo a disposizione del settore della pesca (810 milioni di euro nel 2000) 1.472 milioni di euro sono stati destinati al settore della pesca italiano da parte dell’Ue e dal governo italiano a livello regionale e nazionale».
Xavier Pastor, direttore esecutivo di Oceana in Europa, ricorda che «Il finanziamento pubblico dovrebbe essere utilizzato per il bene pubblico, ma mentre questo sembra ovvio alla maggior parte di noi, non sembra si possa dire la stessa cosa per gli Stati membri, in quanto a finanziamenti del settore della pesca. Nel corso degli ultimi 13 anni solo l’1% dei sussidi agli aiuti statali è andato a beneficio diretto dell’ambiente e delle risorse sulle quali si basa l’industria. Se si considera il cattivo stato degli stock ittici dell’Ue e il degrado dell’ambiente marino, e si osserva che il 65% di questi sussidi contribuisce ad aumentare questi problemi, non si può che rimanere indignati».
Gli aiuti statali possono andare dal risarcimento dopo disastri naturali agli aiuti per la costruzione di nuovi pescherecci, dalla difesa contro la pirateria al sostegno finanziario diretto. Il rapporto di Oceana sottolinea che «Dei 450 casi di aiuti statali analizzati, il 65% potrebbe essere classificato come sussidi dannosi per l’ambiente o ambigui, e meno dell’1% delle sovvenzioni è destinato direttamente a vantaggio delle risorse marine. Risulta preoccupante che il 34% per cento dei fondi dichiarati sia stato contrassegnato come aiuti generali e destinati al settore della pesca in generale, occultando così gli obiettivi e i veri destinatari di un terzo della spesa per aiuti statali e rendendolo impossibili da classificare».
Il 10 luglio alla Commissione per la pesca del Parlamento Europeo cui sarà una votazione decisiva sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp), il nuovo meccanismo finanziario per il settore della pesca, e Vanya Vulperhorst, consulente politico presso Oceana in Europa ha ribadito che «Oceana esorta i membri della Commissione a interrompere il circolo vizioso della pesca eccessiva e della sovracapitalizzazione delle flotte europee e a bloccare i sussidi che alimentano la pesca eccessiva».