Tonni, conflitti di interesse e distruzione ambientale: la porta girevole della Francia
Bloom e AntiCor denunciano un sistema che mette in pericolo la biodiversità marina, il clima e i principi fondamentali del nostro regime democratico
[17 Novembre 2022]
L’associazione ambientalista Bloom e l’anticorruzione AntiCor hanno denunciato un caso di passaggio dall’amministrazione pubblica all’industria privata che rappresenta un palese conflitto di interessi nel settore della pesca del tonno. Le due ONG francesi hanno scoperto che la persona che all’interno della Direction des pêches maritimes et de l’aquaculture’ (DPMA) – poi ridenominata Direction générale des affaires maritimes, de la pêche et de l’aquaculture (DGAMPA) – doveva negoziare l’accesso delle flotte pescherecce industriali francesi agli stock di tonno in Africa «E’ stata reclutata dalla più grande lobby della pesca del tonno in Francia, “Orthongel” membro della lobby industriale europea “ Europeche” e questo senza rispettare il triennio previsto dalla legge». Oltre ai suoi incarichi svolti all’interno dell’amministrazione pubblica, questa persona rappresentava la Francia anche nell’Indian Ocean Tuna Commission (IOTC), un organismo internazionale responsabile della gestione e del controllo della pesca del tonno in Africa e né è stato anche e presidente del suo comitato di conformità fino a marzo 2022».
Il 14 novembre, Bloom e Corporate Europe Observatory hanno dato seguito a un reclamo all’EU lobby transparency register in quanto ritengono che «Sia Orthongel che Europêche abbiano violato il codice di condotta del registro reclutando tramite la porta girevole».
Secondo Bloom e AntiCor questo caso di “porte girevoli” pubblico-privato «Potrebbe rientrare nel reato di prise illégale d’intérêts previsto dall’aticolo 432-13 del Code pénal» e sottolinreano che «E’ intollerabile che un funzionario, armato della sua conoscenza degli atti, dei tempi, dei piani strategici di azione, dei meccanismi decisionali, della mappatura degli stakeholder, dei potenziali contenziosi in corso, metta a disposizione queste preziose informazioni di interessi privati potenzialmente incompatibili con l’interesse generale da lui precedentemente difeso. Tali informazioni danno infatti alle lobby industriali la possibilità di orientarsi con grande efficienza nella matrice dello Stato per indirizzare le decisioni pubbliche verso i propri interessi particolari».
Si tratta di un caso che permette di capire molto concretamente come le “porte girevoli” i rafforzino le strategie di influenza delle lobby sulle decisioni pubbliche: «Questo scandalo, peraltro, ha un impatto che distrugge immediatamente la norma e che va valutato nella sua esatta misura – dicono le ONG – proprio in questo momento si sta rinegoziando a livello europeo niente di meno che il quadro globale per il controllo delle flotte pescherecce, e gli industriali sono sul punto di ottenere un cambiamento sbalorditivo che consentirebbe loro di aumentare in modo massiccio le loro catture ufficiali, di regolarizzare anni di catture illegali ed evasione fiscale.In effetti, la lobby del tonno, armata di ex dipendenti pubblici, è sul punto di ottenere una tolleranza sulle dichiarazioni di cattura che consente alle loro navi di catturare in alcuni casi fino a quasi il 50% in più di pesce».
E la Francia è pesantemente coinvolta. Bloom e AntiCor denunciano che «I produttori di tonno rischiano di ottenere questo sbalorditivo “margine di tolleranza” grazie alla determinata pressione dello Stato francese, che gioca un ruolo importante in questa vicenda». Infatti, la compiacenza della Francia nei confronti delle sue flotte tonnare era già stata sottolineata dalla Commissione europea con un comunicato del 9 giugno 2021 che annunciava l’avvio di una procedura di infrazione contro la Francia per aver concesso deroghe illegali alle sue tonniere e non averle controllate. Il 29 settembre scorso, la Commissione Ue ha ribadito questa diffida nei confronti della Francia, questa volta con un “parere motivato” che è l’ultimo passo prima di una possibile azione di infrazione da parte della Commissione contro la Francia davanti alla più alta corte d’Europa.
Quindi, come spiegano Bloom e AntiCor, «Se durante il trilogo finale previsto a Bruxelles (potenzialmente il 22 novembre, se non alla fine del 2022), la Francia otterrà, come previsto, l’aumento del margine di tolleranza sulle catture dichiarate, potrà prendere due piccioni con una fava: da un lato potrà stroncare sul nascere il procedimento giudiziario avviato nei suoi confronti dalla Commissione europea ed evitare una condanna, dall’altro potrà legittimare anni di abusi istituzionalizzando al tempo stesso la distruzione degli ecosistemi marini dell’Africa. La Francia ha apertamente sostenuto la frenetica attività di lobbying dei produttori di tonno e ha invitato direttamente i membri del Parlamento europeo ad adottare emendamenti che aumentino esponenzialmente la tolleranza per le loro catture illegali. Ma la Francia non ha menzionato la procedura d’infrazione aperta nei suoi confronti e quindi ha mentito sulle sue reali motivazioni: evitare una condanna e legittimare i superamenti di catture su cui ha chiuso un occhio per anni».
Ma le due associazioni avvertono che «A meno di una forte reazione pubblica e di un contrattacco da parte della Commissione europea e di alcuni Stati membri dell’Ue, gli scandalosi privilegi concessi ai produttori di tonno dal governo francese stanno per diventare la norma europea per tutte le navi».
Ma l’operazione francese fa parte di un diffuso bluewashing che nasconde una distruzione ambientale su scala molto ampia e un ritorno indietro rispettto alle regole per il controllo delle flotte di pesca nelle acque africane. Una regressione legislativa e dei controlli che inserisce in un contesto di crollo della biodiversità marina e di cronico sovrasfruttamento delle popolazioni di tonno. Nell’Oceano Indiano, le statistiche ufficiali, molto sottostimate, riconoscono già che la maggior parte delle catture proviene da stock sovrasfruttati, la cifra ufficiale dell’International seafood sustainability foundation è del 50%, ma gli ultimi dati dell’IOTC mostrano che il tonno obeso è ora sovrasfruttato e che il tonnetto striato non è mai stato pescato a un livello così alto, ben al di sopra del livello raccomandato.
Anche la pesca industriale è svolta prevalentemente con metodi non selettivi: la tropical tuna purse seine fisheries (TTPSF), una grande rete a circuizione che cattura gli animali che vengono aggregati attorno a zattere artificiali, i “dispositivi di aggregazione dei pesci”: i “FAD”. Secondo lo studio “Predicting bycatch hotspots in tropical tuna purse seine fisheries at the basin scale”, pubblicato nel 2020 su Global Ecology and Conservation, «Questo metodo di pesca genera un gran numero di rigetti e un vero e proprio massacro dei vivi. Le specie vulnerabili e fragili – come le mante o gli squali pinna le verdesche e gli squali oceanici – vengono così spazzate via a centinaia di migliaia di chili ogni anno».
Denunciando al Procureur de la République questo caso passaggio diretto da controllore pubblico a dipendente privato di alto livello, Bloom e AntiCor «Intendono far rispettare le regole di probità e integrità che sono sine qua non nell’agire pubblico, ma anche fare luce su un sistema che mantiene i conflitti di interesse al fine di favorire gli interessi finanziari dei produttori a scapito dell’interesse generale e in particolare della tutela dell’ambiente e degli organismi viventi».
Bloom ha invitato cittadini a «Mobilitarsi in maniera massiccia contro l’entrismo delle lobby e i conflitti di interesse che paralizzano l’azione pubblica» e ha inviato al governo francese «Una richiesta di abrogazione delle esenzioni concesse illegalmente alle tonnare nel 2015 nonché una richiesta ufficiale di accesso a tutti i dati di controllo che il governo avrebbe effettuate con le flotte pescherecce remote dal 2009 nonché l’accesso ai dati di cattura e posizionamento dei pescherecci e a tutti i dati riguardanti l’utilizzo di zattere artificiali per incrementare la pesca: i FAD “dispositivi di aggregazione dei pesci. La trasparenza è la condizione sine qua non per fermare il saccheggio dell’Africa da parte di attori industriali irresponsabili».