Torna a casa pitone birmano. Serpenti in grado di orientarsi come uccelli e tartarughe marine?
[21 Marzo 2014]
Un team di ricercatori statunitensi ha fatto una scoperta che potrebbe avere enormi ricadute per quanto riguarda la gestione dei serpenti. Infatti lo studio “Homing of invasive Burmese pythons in South Florida: evidence for map and compass senses in snakes”, pubblicato su Biology Letters, parte dalla consapevolezza che «la capacità di orientarsi è una componente critica dell’ecologia territoriale di un animale e può influenzare il potenziale invasivo delle specie».
I pitoni birmani (Python molurus bivittatus) sono predatori all’apice della catena alimentare che da anni hanno invaso il sud della Florida, i ricercatori hanno seguito i movimenti di 12 di questi serpenti adulti, dotati di radiotrasmettitori GPS, nell’Everglades National Park, ne hanno catturato 6 e li hanno trasferiti a distanze tra i 21 ed i 36 km dal sito dove li hanno prelevati. Sono rimasti abbastanza sorpresi quando hanno scoperto che «I serpenti traslocati si sono orientati spostandosi verso casa rispetto alla posizione di acquisizione, e 5 dei 6 serpenti sono rientrati in un raggio di 5 km entro il percorso originale di cattura.
Shannon E. Pittman, del Department of Biology del Davidson College, spiega che «Quello che abbiamo scoperto è la capacità di questi serpenti viaggiare lungo percorsi rettilinei per tutta la strada fino al punto di cattura». Questa capacità che hanno diverse specie, l’homing, richiede che l’animale sia in grado di realizzare una mappa sensoriale che gli permetta di determinare la sua posizione in relazione a un obiettivo. E’ quella che viene chiamata la “bussola” che permette agli uccelli migratori ed alle tartarughe marine di mantenere orientamento per raggiungere il loro obiettivo. I ricercatori evidenziano che «I serpenti trasferiti si muovevano più veloci e più dritto dei serpenti che non sono stati trasferiti, a dimostrazione che pitoni birmani hanno una mappa ed una bussola di navigazione sensoriale».
Pittman spiega ancora: «Studi precedenti hanno dimostrato che molti serpenti non hanno la capacità di ritornare a casa, ma questo studio fornisce la prova che i pitoni birmani sono capaci di fare “homing” dopo che sono stati sfollati – e che sono in grado di farlo ad un livello mai documentato per tutte le specie di serpenti. Comprendere questa capacità di navigazione su larga scala è fondamentale per capire la capacità dei pitoni birmani di espandere il proprio areale geografico».
I serpenti trasferiti sembrano anche utilizzare segnali locali del loro sito di rilascio per determinare la loro posizione rispetto al loro sito di origine. Possibili spunti che potrebbero integrare la mappa sensoriale dei pitoni potrebbero essere quelli olfattive o magnetici che cambiano prevedibilmente attraverso lo spazio. La bussola della loro capacità di navigazione potrebbe essere costituita dall’utilizzo dei campi magnetici, della luce, del cielo o da segnali olfattivi.
Kristen Hart, del Southeast Ecological Science Center dell’US Geological Survey, fa notare che «I serpenti hanno mantenuto il movimento orientato nel corso di un tempo relativamente lungo, tra i 94 ed i 296 giorni. Questo indica che non solo pitoni tengono in mente a lungo termine il loro spostamento verso l’obiettivo, ma anche che erano molto motivati a tornare a casa».
Questi risultati hanno implicazioni per la gestione e la conservazione delle specie, infatti gli animali in grado di orientarsi e fare homing sono più in grado di sfruttare risorse che sono relativamente lontane, ampiamente distanziate o stagionalmente variabili. Queste abilità riducono anche i rischi legati alla ricerca di aree potenzialmente ostili o non familiari, perché i serpenti in dispersione possono sempre ritornare ad un sito sicuro.
Secondo Hart, «Comprendere come si orientano le specie invasive migliora la capacità di controllarne le popolazioni ed il limite di dispersione. Per esempio, la capacità di spostamento esibita dai pitoni dimostra che possono ridurre il rischio quando si spostano da e per esplorare nuove aree».
Anche Pittman concorda sul fatto che «Questa ricerca è utile per manager delle risorse perché ha implicazioni per il comportamento ed il movimento pitone ai confini della parte alta dell’invasione dove c’è una necessità di contenimento». Cosa confermata dal soprintendente dell’Everglades National, Park Dan Kimball, «I rettili esotici invasivi continuano a sfidare le agenzie incaricate di tutelare la salute degli ecosistemi del sud della Florida. Il pitone birmano invasivo è un predatore all’apice (di primo livello), nelle Everglades che si e insediato in Florida diversi decenni fa. I serpenti più grandi rimossi dalle Everglades hanno superano i 18 piedi e le 150 libbre. Serpenti di queste dimensioni sono in grado di ingerire prede di grandi dimensioni come cervi adulti e alligatori». Il più grande pitone birmano mai catturato era 5 metri e pesava 74 kg.
Pittman è convinto che «Altri serpenti probabilmente condividono questa capacità con i pitoni. Ma la nostra comprensione è limitata da una carenza di ricerche sul tema». Alcuni studi precedenti hanno trovato che piccoli serpenti, come quelli marini ed i serpenti giarrettiera, possono orientarsi su brevi distanze e ritrovare la loro tana o sito di deposizione, ma non grandi serpenti costrittori e Pittman aggiunge: «Ho il sospetto che, se i pitoni possono farlo, tutti i serpenti possono farlo. Nel lotto ci possono essere anche i serpenti a sonagli e le vipere. Ritornare in un territorio a loro familiare può aiutare i serpenti a trovare prede e compagni, e il senso dell’homing può consentire loro di ritornare al loro territorio dopo escursioni esplorative, la signora Pittman ha detto. Sappiamo che i serpenti tendono a tornare in alcuni degli stessi siti in tutta la loro vita, come i luoghi di svernamento o rifugi».