Tre quarti delle specie di squali oceanici e razze sono a elevato rischio di estinzione
Ma possono riprendersi quando vengono emanate e applicate restrizioni alla pesca su base scientifica
[28 Gennaio 2021]
Lo studio “Half a century of global decline in oceanic sharks and rays”, pubblicato su Nature da un team internazionale di ricercatori rivela un allarmante calo del 71% delle popolazioni di squali e razze negli ultimi 50 anni, soprattutto a causa della pesca eccessiva.
Dal 1970, la “pressione di pesca relativa” (sfruttamento degli stock ittici rispetto al numero di pesci rimasti) è aumentata di 18 volte – e i ricercatori dicono che «Limiti di cattura sono ora urgentemente necessari per evitare il collasso della popolazione».
Il team di ricerca, guidato dal canadese Nathan Pacoureau della Simon Fraser University, avverte che «Le estinzioni tra queste specie metterebbero a repentaglio la salute degli ecosistemi oceanici e la sicurezza alimentare in molte nazioni povere e in via di sviluppo».
Uno degli autori dello studio, Richard Sherley, del Center for ecology and conservation dell’università di Exeter, spiega che «Le specie che abbiamo studiato sono alcuni dei predatori oceanici. Vagano lontano dalla terraferma e quindi potrebbero sembrare immuni agli impatti diretti degli esseri umani sul nostro pianeta. Non è così. La nostra analisi globale indica alcuni cali sconcertanti. Evidenzia i rischi molto reali che queste specie devono affrontare se non agiamo ora – e non agiamo con decisione – per limitare le pressioni che la pesca esercita sulle loro popolazioni. Ma c’è speranza. Alcuni punti evidenti nei dati dimostrano che anche questi animali longevi possono riprendersi quando vengono emanate e applicate restrizioni alla pesca su base scientifica».
La ricerca si basa su due “indicatori di biodiversità”: il Living Planet Index (LPI) sui cambiamenti della popolazione globale dal 1970 e il Red List Index (RLI), che tiene traccia dei cambiamenti nel rischio di estinzione relativo.
Lo studio rileva che: Tutte le specie di squali oceanici e razze, ad eccezione dello squalo martello comune, sono diminuite in abbondanza nell’ultimo mezzo secolo. 24 delle 31 specie di squali e razze oceaniche del mondo sono ora classificate come vulnerabili, in via di estinzione o in pericolo di estinzione nella Lista Rossa dell’ International Union for Conservation of Nature (IUCN). Queste categorie indicano un rischio di estinzione “alto”, “molto alto” o “estremamente alto” in natura. Lo scorso anno alcuni squali oceanici e razze sono stati spostati lo scorso anno in nuove categorie sulla base dell’analisi effettuata dal team di ricerca che ha pubblicato il nuovo studio; Le specie nelle aree tropicali stanno diminuendo più rapidamente di quelle di altre aree. Nell’Oceano Indiano, l’abbondanza di squali e razze è diminuita continuamente dal 1970, scendendo in totale dell’84,7%; Le specie più longeve e a maturazione tardiva inizialmente sono diminuite più rapidamente di quelle con tempi di riproduzione più brevi, ma due di queste specie – incluso il “Grande” squalo bianco – hanno mostrato segni di ricostruzione regionale dall’inizio degli anni 2000. Alcuni squali precedentemente abbondanti e di ampia diffusione, tra cui il pinna bianca oceanico e il grande squalo martello, sono diminuiti così rapidamente da essere ora classificati come in pericolo di estinzione.
Il documento evidenzia alcuni cambiamenti positivi, tra cui il recupero degli squali bianchi in diverse regioni e segni di crescita della popolazione tra gli squali martello dell’Atlantico nordoccidentale ed evidenzia che «Questi miglioramenti sembrano essere stati causati da regole di pesca rigorosamente applicate» e i ricercatori concludono: «Sono immediatamente necessari ulteriori limiti di cattura e divieti di sbarco basati sulla scienza. Questi passaggi sono indispensabili per la sostenibilità a lungo termine, compreso un potenziale aumento delle catture una volta che le popolazioni saranno ricostruite e per dare un futuro migliore per alcuni degli animali più iconici e funzionalmente importanti nei nostri oceani».