Trent’anni della legge quadro sulle aree protette: un anniversario in sordina
Valbonesi: «E’ mancata una riflessione adeguata»
[7 Dicembre 2021]
Francamente, a trent’anni dalla approvazione della Legge 394 del 1991, mi sarei aspettato, innanzitutto da parte del mondo delle aree protette, una riflessione ed una discussione ampia, approfondita e soprattutto con lo sguardo rivolto in avanti.
Mi pare, purtroppo, che invece si sia scelto di tenere un solo convegno nazionale celebrativo nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, senza neppure la presenza del Ministro Cingolani e si sia indicato alle singole aree protette di piantare un albero in ricordo della Legge.
Mi dicono che nei prossimi giorni si svolgerà un altro evento, più istituzionale, a Roma.
Staremo a vedere, augurandoci che non sia solo una passerella per le diverse cariche istituzionali che saranno presenti.
Secondo me il 6 dicembre si è persa una importante occasione per compiere una riflessione sui successi ottenuti grazie alla Legge 394, sul perché alcune parti significative della stessa non sono state ancora attuate e soprattutto sulla missione attuale e futura delle aree protette di fronte al cambio climatico e alla perdita di biodiversità in atto nel mondo.
I media invece in questi giorni parlano dei Mufloni dell’Isola del Giglio mentre il Ministro Cingolani rilancia il nucleare.
Pur non essendo un amante delle celebrazioni questo trentennale andava sicuramente utilizzato meglio.
In ogni area protetta, anche la più piccola, sia il MITE che le Regioni avrebbero dovuto sollecitare lo svolgimento di momenti di discussione per trarre un bilancio delle cose fatte e di quelle che ancora si possono e si debbono fare.
A cominciare dalla tutela e dallo stato della biodiversità presente in ognuna di loro e dalla costruzione delle reti ecologiche di scala locale, regionale e nazionale.
Insomma, serviva un grande coinvolgimento per provare a risuscitare quell’interesse e quella passione intono alle aree protette che in questi anni è, purtroppo, andato scemando.
Ma soprattutto il trentennale doveva servire per coinvolgere le comunità umane che nelle aree protette vivono e lavorano, per verificare le loro esigenze ma anche le aspettative andate deluse, come quelle legate alla attuazione dell’art. 7 della 394 che prevede incentivi economici a loro favore.
Senza un nuovo slancio, che deve partire contemporaneamente dall’alto, il Parlamento e le Regioni e dal basso, gli enti gestori , il mondo ambientalista e le comunità locali, non credo si potrà aprire una nuova stagione di crescita del numero e della superficie delle aree protette italiane.
Quella crescita quantitativa fissata dalla recente Strategia Europea per la Biodiversità che chiede di elevare al 30% il territorio tutelato e al 10% la superficie marina protetta.
di Enzo Valbonesi
già Presidente del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, M.te Falterona e Campigna