Tutela del lupo e degli allevatori, interviene Legambiente
[13 Dicembre 2013]
Gli allevatori costituiscono un presidio fondamentale nel territorio in un momento in cui purtroppo assistiamo a un fenomeno sempre più evidente di abbandono delle aree agricole coltivate e degli allevamenti. Quindi è necessario che le istituzioni sostengano e collaborino con gli allevatori al fine di ridurre i danni gravi a cui sono sottoposti, a causa degli attacchi di predatori (soprattutto cani inselvatichiti) e quindi garantire loro il proseguimento delle attività. Al contempo però è necessario proseguire con le iniziative e i progetti di salvaguardia del lupo, animale protetto e in via d’estinzione.
«Siamo assolutamente contrari con chi vorrebbe abbattere i lupi, sia in modo illegale (facendosi giustizia da soli), sia con chi propone di seguire l’esempio della Francia che ha abbattuto pochi esemplari con una spesa di oltre 10milioni di euro per realizzare un monitoraggio complessivo della presenza di questa specie – ha dichiarato Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente – il lupo è infatti una specie da proteggere in quanto a forte rischio di estinzione non solo a livello nazionale ma europeo. Siamo comunque convinti che occorra in modo particolare in un’area come la maremma caratterizzata dalla presenza di attività agricole e di allevamento tradizionale, intervenire subito con una serie di azioni specifiche, alcune a lungo termine e altre con effetti immediati per diminuire la significativa quantità di danni che gli allevatori stanno subendo. Le conseguenze per la loro attività, vanno infatti ben oltre la già grave uccisione di numerosi capi ovini da parte non solo di lupi ma in modo particolare di cani vaganti e ibridi». Il fenomeno del randagismo molto diffuso in Maremma, più che in altre zone, è strettamente collegato con gli attacchi alle greggi da parte di cani vaganti che spesso si relazionano con esemplari di lupi dando vita a ibridi. Per Legambiente vanno attuate con efficacia tutte le politiche previste per cercare di limitare e diminuire il fenomeno. Dalle catture controllate,all’attuazione di metodi di prevenzione (recinzioni, dissuasori e cani addestrati), fino ai servizi di supporto agli allevatori (veterinari e personale specializzato). Questi interventi devono andare di pari passo con il lavoro portato avanti dai progetti Ibriwolf e Medwolfdalla Provincia di Grosseto, che sono all’avanguardia a livello internazionale nel promuovere strategie innovative per mitigare i danni dei predatori, tutelare il lupo come specie protetta, affrontare il fenomeno del randagismo e dare supporti efficaci agli allevatori.
«Servono innanzitutto garanzie sul risarcimento dei danni diretti e indottiprovocati dai predatori- ha aggiunto Gentili- la Regione Toscana è infatti l’unica tra le regioni a non completare questo iter e per questo chiediamo una revisione degli indirizzi a favore degli allevatori che favorisca una risoluzione urgente e immediata in questa direzione, considerando la grave e straordinaria situazione che stiamo vivendo negli ultimi mesi in Maremma. Anche sui costi dello smaltimento delle carcasse serve l’intervento di Regione e Provincia per sopportare un disagio che non può essere addebitato agli allevatori: non si può infatti obbligare l’allevatore a smaltire i capi uccisi (obbligandoli magari ad incenerirli in siti molto distanti) con un ingente esborso di risorse economiche e lungaggini burocratiche» ha concluso Gentili.
Ma per limitare il fenomeno del randagismo la Asl di Grosseto pare voler andare in altra direzione e passare alle maniere forti. «Ho appreso con sconcerto dai giornali le dichiarazioni pubbliche del responsabile del Dipartimento di prevenzione dell’Asl 9 di Grosseto che afferma di non poter applicare la Legge 281 sul randagismo e di auspicare la possibilità di poter sopprimere i cani vaganti- ha dichiarato il Consigliere di Sinistra Ecologia e Libertà Mauro Romanelli – Così com’è grave che già in precedenza in Maremma sia l’ASL 9 sia il Comune di Grosseto abbiano finora negato, rispondendo a richieste ufficiali delle associazioni Lav ed Enpa, di essere competenti in materia di sterilizzazioni di cani, ignorando quindi le note del Ministero della Salute (che appunto attribuisce l’onere delle sterilizzazioni sia ai Comuni sia alle ASL) e la legge regionale toscana del 2009 sulla tutela degli animali (art.31, comma 4. “Gli animali abbandonati sono sottoposti a sterilizzazione obbligatoria”). Sorprende che la proposta brutale della soppressione venga da chi è preposto alla tutela degli animali: se in questi anni ci si fosse veramente attivati con microchip e sterilizzazioni, strutture ad hoc e adozioni semplificate, probabilmente ora non ci troverebbe nelle difficoltà che vivono realtà rurali come quella della Maremma dove vi è l’effettiva difficoltà di registrare e sterilizzare i cani di pastori e agricoltori» ha concluso Romanelli.