Riceviamo e pubblichiamo
Tutela e gestione del mare, è l’ora di politiche ambientali di proposta
Le aree marine protette coprono circa l’11% dei mari dell’Ue: una superficie più che raddoppiata negli ultimi sei anni. E ora?
[30 Aprile 2019]
Tra le questioni ambientali che in questo momento stanno sfidando e incalzando le politiche degli stati il mare, la sua tutela e gestione è senz’altro tra quelle più drammatiche. Inquinamento, pesca, navigazione, erosioni richiedono ormai sul piano legislativo, normativo, progettuale, gestionale, dei controlli politiche nuove non più rinviabili.
Se la sfida non esclude nessun soggetto è evidente che in particolare essa riguarda aree e territori protetti come i Parchi e tra questi le aree marine protette, che coprono circa l’11% dei mari dell’Ue. Una superficie più che raddoppiata negli ultimi sei anni. Ora però è il complesso delle politiche ambientali che deve essere ripensato perché assuma quei connotati non meramente difensivi, di argine agli effetti negativi derivanti da politiche economiche e sociali invasive. Le nuove politiche ambientali e non solo quelle del mare infatti devono sempre più diventare di proposta, innovazione, cambiamento.
Politiche possibili solo se le istituzioni e quindi la politica a tutti i livelli – dallo Stato agli enti locali – sapranno giocare una partita che finora non li ha visti scendere in campo come avrebbero dovuto, ma che spesso li ha visti anzi ritagliarsi un ruolo inadeguato e spesso rinunciatario. E questo ha riguardato specialmente il mare, particolarmente nel nostro Paese.
Basti ricordare che già l’avvio della gestione della legge sui parchi 394, che per la prima volta riguardava anche coste e aree marine, vide il ministero della Marina mercantile rivendicare un ruolo ‘separato’ a cui fummo costretti con referendum a sottrargli. Ricordo le polemiche in Commissione affari costituzionali della Camera con Calogero Mannino, allora ministro. Ma peggio ancora con il ministro Ronchi, il quale negò l’affidamento della gestione delle aree protette marine confinanti con parchi terrestri all’ente parco se regionale, che veniva infatti gestito separatamente. Si disse che così era previsto dalla legge ma si trattava di una balla pura e semplice come fu presto dichiarato dalla Corte dei Conti. Anche in questo caso il ministro se ne infischiò. Del resto la riserva marina della Meloria prevista già dalla legge del 91 da affidarsi al Parco di San Rossore ha visto la luce di recente, ma ancora non senza problemi. D’altronde quando con legge furono affidati anche alle Regioni compiti fino a quel momento riservati esclusivamente allo Stato, con i piani regionali costieri, ben poco ne seguì.
Certo, anche per responsabilità delle stesse regioni di cui Roma ben poco però si preoccupò, a conferma che la leale collaborazione poco interessava e poco continua ad interessare a tutti i livelli, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Ecco perché come abbiamo ribadito recentemente nell’incontro tenutosi a Marina di Pisa che ora sul mare, e non solo perché sta diventando sempre più una porcilaia, dobbiamo riuscire finalmente riuscire a svegliare istituzioni e politica.
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