Uccelli, sono 66 le specie forestali nidificanti nel nostro Paese
Un importante studio indaga com’è cambiata la loro presenza a partire da fine ‘800, comparandola con la realtà delle penisole iberica e balcanica
[12 Marzo 2024]
Bruno Massa, già professore ordinario all’Università degli Studi di Palermo e tra i più bravi biologi, entomologi e ornitologi del Paese, è autore di un recentissimo e importante lavoro di “ornitologia forestale” in ambito mediterraneo. Analizziamone un breve estratto in lingua italiana.
Long-term trend of Italian breeding forest birds and comparison with the other Mediterranean peninsulas è il titolo dell’articolo da poco pubblicato su Biogeographia – The Journal of Integrative Biogeography, la rivista scientifica della Società italiana di biogeografia.
“Trend a lungo termine degli uccelli forestali nidificanti italiani e confronto con le altre penisole mediterranee” è un lavoro che illustra, grazie ad un’approfondita e acuta indagine da parte dell’autore, la bibliografia disponibile che descrive lo stato degli uccelli forestali nidificanti in Italia nell’arco di 15 decenni (1872-2022), col fine di stabilire una tendenza oggettiva a lungo termine (stabile, in aumento, in diminuzione, ecc.).
Il numero di uccelli forestali nidificanti in Italia ammonta a 66; la loro distribuzione, con poche eccezioni, indica che sono diffusi in Eurasia, ma solo una piccolo percentuale di specie forestali eurasiatiche ha colonizzato l’Italia e le altre penisole mediterranee, ossia 55 nella penisola iberica e 71 in quella balcanica; una piccolo percentuale di esse (tra il 19,7 e il 22,5%) appartiene a migratori trans-sahariani, e tra il 29,6 e il 40,0% aumenta le proprie popolazioni in inverno.
La somiglianza tra le specie forestali delle tre penisole (iberica, italiana e balcanica) risulta tra 0,44 e 0,48, indicando una certa differenza nell’avifauna complessiva dei tre territori. Non tutte le specie sono penetrate verso sud nelle tre penisole; ad esempio, alcune che si sono fermate sulle Alpi italiana sono invece arrivate nelle foreste della Grecia, a una latitudine corrispondente all’Italia meridionale, oppure specie che in Italia si sono fermate sull’Appennino settentrionale nelle altre due penisole sono invece arrivate molto più a sud.
La penisola iberica e l’isola di Corsica ospitano tre specie endemiche tra gli uccelli forestali nidificanti, mentre le penisole italiana e balcanica non presentano alcun endemismo.
Nel complesso, oggi l’avifauna forestale mediterranea non è diversa da quella europea, ma impoverita, molto probabilmente perché la regione mediterranea si trova al margine sud-occidentale dell’Eurasia.
La quasi assenza di specie endemiche tra gli uccelli delle foreste mediterranee è inaspettata, soprattutto se si considera quante piante endemiche ci sono e quante opportunità hanno avuto le specie di isolarsi.
Tuttavia, dalla ricostruzione qui fatta si comprende che l’avifauna delle foreste dell’Europa mediterranea è di origine abbastanza recente ed è il risultato dell’isolamento delle popolazioni eurasiatiche durante le glaciazioni, quando la penisola italiana (insieme a quelle iberica e balcanica) rimase rifugio isolato per la fauna e la flora.
Gli effetti di ogni glaciazione sulla fauna sono stati annullati da quella successiva, così che l’ultima glaciazione spiega i modelli di distribuzione e diversificazione dell’attuale avifauna forestale.
La maggior parte delle specie si è stabilita definitivamente durante l’ultima glaciazione e può essere considerata in questo senso come un relitto glaciale. Una parte delle specie che hanno colonizzato la penisola balcanica, hanno a loro volta colonizzato la penisola italiana attraverso la via transadriatica e sono quindi assenti dalle Alpi.
Tuttavia, quelle che si sono differenziate dalle popolazioni nord-orientali sono da considerarsi taxa neo-endemici, risalenti a circa 18-20.000 anni fa. Questo lasso di tempo è stato sufficiente per la differenziazione di popolazioni isolate. Ciò è avvenuto nella penisola iberica, in Sicilia e probabilmente sugli Appennini.
Solo la penisola iberica presenta due specie endemiche, che si sono isolate a causa della barriera pirenaica e per il fatto che la penisola iberica è l’estremo vertice sud-occidentale dell’Eurasia, separata dal Nord Africa dallo Stretto di Gibilterra.
Rimane del tutto ignoto cosa sia successo nel sistema sardo-corso, che, pur essendo molto antico, ospita attualmente solo poche popolazioni differenziate di alcune specie forestali di uccelli, a eccezione del Picchio muratore corso, specie endemica della Corsica e assente altrove, imparentata con il Picchio muratore algerino (Cabilia) e il Picchio muratore di Krüper (Turchia, Caucaso e isolotto di Lesbo).
Merita di essere menzionata brevemente un’altra specie della foresta mediterranea, il picchio di Le Vaillant dell’Africa nord-occidentale, appartenente al gruppo dei picchi verdi e isolatosi nel Maghreb, probabilmente alla riapertura dello Stretto di Gibilterra intorno a 5 Mya.
Questo picchio e le tre specie di picchio muratore sopra citate sono senza dubbio tra le specie forestali più antiche del Mediterraneo e possono essere considerate taxa paleo-endemici.
I contenuti di questo contributo sono stati estratti dal lavoro scientifico: “Long-term trend of Italian breeding forest birds and comparison with the other Mediterranean peninsulas” pubblicato interamente in lingua inglese, consultabile e/o scaricabile da “eScholarship – Open Access Publications from the University of California” –https://escholarship.org/uc/item/1336z65z. Ringrazio l’amico Bruno Massa per aver gentilmente messo a disposizione il materiale affinché io potessi divulgarne le parti salienti di quello che ritengo un importante contributo alla conoscenza storica e moderna dell’ornitofauna forestale del Mediterraneo.
Nel collage fotografico a corredo dell’articolo viene rappresentato quanto segue: due specie di picchi rinvenute fino all’Italia meridionale: il picchio nero (in aumento) (6a) e il picchio rosso mezzano (non comune, ma stabile per lungo periodo) (6b); la balia dal collare, specie transahariana che nidificasull’Appennino, fino alla Calabria, dove si trovano i siti di nidificazione più meridionali d’Europa (6c); il lucherino euroasiatico (6d), generalmente legato alle conifere (pino nero nella foto), recentemente beneficiato di rimboschimenti con specie esotiche; un crociere maschio (6e): è evidente il becco massiccio e il piumaggio scolorito rispetto agli individui nordeuropei; la sottospecie siciliana del codibugnolo Aegithalos caudatus siculus (6f), nettamente differenziata dalle popolazioni peninsulari italiane (foto da 6a a 6e: Calabria, Parco della Sila, di Gianluca Congi; foto 6f: Sicilia, Ficuzza, di Mathia Coco).