Wwf: in 30 anni scomparso il 70% della biomassa degli impollinatori
Bene la circolare del Mite ai Parchi per tutelare gli impollinatori ma non basta
[12 Aprile 2021]
Secondo il Wwf, negli ultimi 30 anni abbiamo perso in Europa oltre il 70% della biomassa di insetti volatori, un esercito silenzioso quello degli impollinatori tra bombi, farfalle, api selvatiche, vespe, falene, sirfidi, un mondo colorato che sta progressivamente scomparendo. appartenenti non solo alle specie più rare ma anche alle specie più comuni, da cui dipende il fondamentale servizio ecosistemico dell’impollinazione. E il 40% di api selvatiche, farfalle, sirfidi e coleotteri, rischiano l’estinzione a livello globale.
L’associazione ambientalista ricorda che «Le principali minacce sono dovute alle attività umane che modificano e inquinano il loro habitat, in particolare per l’uso sconsiderato di pesticidi, il consumo di suolo, l’impoverimento dei paesaggi agricoli, l’inquinamento, i cambiamenti climatici e la diffusione di parassiti e malattie veicolate dall’introduzione di nuove specie aliene invasive. Il danno è enorme, visto che due terzi della frutta e della verdura che consumiamo quotidianamente dipendono dall’impollinazione, ma l’impatto non riguarda soltanto l’erosione del valore ecosistemico nei sistemi alimentari, ma anche la nostra salute. L’uso dei pesticidi nell’agricoltura intensiva immette sostanze tossiche, persistenti e bioaccumulabili: secondo l’Oms ogni anno 26 milioni di persone vengono avvelenate da pesticidi».
Per il terzo anno consecutivo, prima il ministero dell’ambiente e oggi della Transizione Ecologica, ha trasmesso ai Parchi Nazionali la sua Direttiva per i progetti a tutela della biodiversità indicando la priorità della conservazione degli insetti impollinatori. Per il Wwf, «Si tratta di una iniziativa importante ma non sufficiente per scongiurare il declino degli impollinatori nelle aree naturali protette nazionali. Ad oggi le Direttive 2019 e 2020 hanno dato indicazioni chiare agli Enti Parco Nazionali per la realizzazione di attività di monitoraggio degli apoidei e lepidotteri, secondo le linee guida definite dalla Commissione Europea e Ispra, chiedendo anche una mappatura delle minacce e definizione di strategie di difesa con azioni mirate per l’acquisizione presso le aziende agricole di dati relativi all’utilizzo dei prodotti fitosanitari. La direttiva del Ministro per il 2021 esplicita che tali azioni devono collocarsi in coerenza ed attuazione delle misure previste dal Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e dal Decreto ministeriale del 10 marzo 2015, concernente le linee guida per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei siti Natura 2000 e nelle aree naturali protette, senza però imporre agli Enti Parco un termine per la loro attuazione attraverso misure di conservazione cogenti».
Ma il Wwf denuncia che «Come accertato da uno studio condotto dall’Ispra, dopo 6 anni dall’approvazione del Decreto del 10 marzo 2015 nessun provvedimento concreto è stato assunto dai Parchi Nazionali per limitare l’uso dei pesticidi nocivi per gli impollinatori. Solo due Parchi Nazionali (PN Cilento e Vallo di Diano e PN Appennino Lucano) hanno adottato sulla carta provvedimenti per vietare l’uso del glifosato, ma senza poi tradurli in atti normativi vincolati aggiornando le proprie misure di conservazione».
Nel novembre 2018 Wwf e Lipu hanno segnalato ai ministeri competenti «Le inadempienze degli Enti gestori dei Parchi Nazionali e delle Regioni rispetto alla limitazione dell’uso dei pesticidi pericolosi per la biodiversità nelle aree naturali protette ed a seguito di questo intervento il testo del nuovo PAN pesticidi prevedeva un anno di tempo per l’adeguamento dei regolamenti e misure di conservazione dei Parchi e siti Natura 2000. Dopo il termine della consultazione pubblica sul testo del nuovo PAN Pesticidi, nel mese di ottobre 2019, si sono però perse le tracce del provvedimento e nel frattempo la Commissione Europea ha presentato il 20 maggio 2020 le sue Strategie UE “Biodiversità 2030” e “Farm to Fork” che indicano l’obiettivo della riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi e la priorità di azioni a tutela degli impollinatori».
Per questo, il Wwf ritiene «Necessario ed urgente un provvedimento del Governo per il divieto e la regolamentazione dell’uso dei pesticidi nelle aree naturali protette statali e per i siti della rete Natura 2000, definendo misure minime di conservazione regolamentari appropriate, in coerenza con gli obiettivi di tutela sito-specifici raccomandati dalla Commissione Europea che su questo tema ha aperto da tempo una procedura d’infrazione contro l’Italia».
Il Panda fa notare che «L’ultima Direttiva del ministro Cingolani garantirà nei Parchi Nazionali la prosecuzione delle importanti attività di monitoraggio degli impollinatori ma non garantirà, per l’ennesima volta, l’adozione di provvedimenti per la loro tutela attraverso la riduzione dell’uso dei pesticidi, come impongono invece le normative europee. Senza l’adozione di provvedimenti urgenti, limitandoci alle sole attività di monitoraggio, prenderemo atto del declino degli impollinatori restando immobili, senza adottare misure concrete per la loro tutela». Il Wwf conclude: «Sarebbe un grave errore che non possiamo permetterci volendo attuare seriamente le Strategie Ue “Biodiversità 2030” e “Farm to Fork” e fermare attraverso interventi concreti il pericoloso declino degli impollinatori, almeno all’interno dei nostri Parchi Nazionali».
Accanto all’allarme per la perdita degli impollinatori il Wwf, con la campagna ReNature, ha lanciato la sfida per rigenerare questo pilastro della biodiversità mettendo in campo azioni diffuse sia in Oasi WWF per habitat e impollinatori, sia in ambito agricolo grazie ad importanti collaborazioni con aziende agroalimentari per realizzare percorsi a favore della tutela della biodiversità negli agro-ecosistemi.