Capraia, lo sbancamento e il “ripascimento” della spiaggetta del Frate
Legambiente e Italia Nostra scrivono al sindaco. Distruzione definitiva dello scoglio de “Il Frate”?
[27 Maggio 2016]
Legambiente Arcipelago Toscano scrive nuovamente al Sindaco di Capraia, Gaetano Guarente (lista civica) per chiedere spiegazioni su uno sbancamento dell’area portuale e il “ripascimento” di una spiaggia.
Le presidente del Cigno Verde isolano, Maria Frangioni, informa guarente che «Ci stanno giungendo, da residenti e turisti, diverse segnalazioni riguardanti la “riqualificazione” di un’area nella zona del porto». Si tratta di un’area sul porto di Capraia, per la quale Legambiente aveva già interessato il Comune nei mesi scorsi, dove è data una concessione edilizia che ha sollevato anche l’attenzione di giornali nazionali e locali.
Legambiente ricorda che per realizzare tale riqualificazione, che in realtà comporta la costruzione di un edificio attraverso lo sbancamento di un’area, a quanto viene segnalato all’associazione, si abbonerebbero parte degli oneri dovuti al Comune, «perché hanno deciso di riqualificare anche la “spiaggetta del Frate” con la riutilizzazione delle rocce di scavo in tale area, che rappresenta la spiaggetta del porto, utilizzata da turisti e isolani».
La Frangioni scrive: «Le foto inviateci da un altro turista documentano che tale “ripascimento” è in corso con effetti sulla natura della spiaggia e sul mare prospicente. Inoltre ci viene segnalato che il cartello dei lavori è vuoto senza alcuna scritta, rendendo così impossibile a cittadini e turisti comprendere la natura e i fini dei lavori in corso. Un’altra segnalazione giuntaci riguarda i fusti di lubrificante ed i prodotti chimici che vengono utilizzati».
Per questo Legambiente Arcipelago Toscano chiede al sindaco di Capraia Se quanto realizzato e in corso di realizzazione è conforme a quanto concesso dal Comune di Capraia e se è conforme alle normative sull’utilizzo dei materiali di scavo e ai vincoli paesaggistici e ambientali che ricadono sull’area e sulla “spiaggetta del Frate”.
Anche Italia Nostra scrive al sindaco Guarente: «E’ stato segnalato alla nostra Sezione di Italia Nostra da più parti in questo ultimo periodo questo fatto. Risulta infatti che allo sbrano in atto della parete rocciosa a ridosso del molo di attracco dell’isola di Capraia». Italia n Nostra dopo aver citato articoli sui giornali e le lettere di Legambiente, dice che si è «purtroppo aggiunto un altro scempio, forse peggiore: la distruzione definitiva dello scoglio de “Il Frate”, una splendida scultura naturale a dimensione di uomo che da sempre decorava la costa dell’isola subito a nord del porto. Come dice il suo nome, il suddetto scoglio imitava a perfezione la sagoma di un frate con il cappuccio calato sul capo e il sacco della cerca sulle spalle e, perciò, era una delle bellezze isolane più fotografate in passato, non a caso rappresentata in numerose delle antiche cartoline postali che si potevano acquistare sull’isola. Per di più, era all’origine di un toponimo che, sin dall’ottocento, compariva sulle carte geografiche dell’isola e sulle ricostruzioni della sua area di attracco ad uso dei naviganti. Per incuria delle diverse autorità dell’isola, Il Frate era già stato danneggiato e nascosto alla vista dietro il nuovo molo di attracco per le navi, ma si era salvato. Oggi è stato abbattuto, rotto in più pezzi, a seguito, ci dicono sull’isola, del movimento di mezzi meccanici impiegati per trasferire sulla prospiciente spiaggetta il pietrame di risulta del vicino sbrano della parete rocciosa a ridosso del molo».
Italia Nostra chiede informazioni e una documentazione fotografica dello stato attuale della situazione, ma aggiunge: «Sembra però che sia scomparsa definitivamente una delle più belle e più note ricchezze naturali e paesaggistiche della Capraia, senza che autorità locali e regionali abbiano mosso un dito e, soprattutto, senza che la Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici di Pisa abbia fatto sentire la sua voce. Un ennesimo delitto contro il patrimonio del nostro paese».