È il dato più basso degli ultimi 24 anni
La Cina della nuova normalità cresce “solo del 7,4%, e a minore intensità energetica
La fabbrica del mondo cambia pelle: i sevizi superano l’industria, l’agricoltura è al 9,2%
[20 Gennaio 2015]
Secondo l’Ufficio di Stato delle Statistiche della Cina (Nbs) nel 2014 l’economia del gigante asiatico è cresciuta del 7,4% (il governo aveva previsto il 7,5%), il risultato più basso da 24 anni a questa parte, ma lo stesso Nbs sottolinea che il rallentamento dell’infinita crescita del il è anche dovuto al fatto che «le autorità si sforzano di orientare l’economia su una strada più sostenibile, confrontandosi allo stesso tempo con il rallentamento del mercato immobiliare, la debolezza della domanda interna e la lentezza della ripresa economica mondiale».
Il primo ministro cinese Li Keqiang, intervenendo alla riunione plenaria del Consiglio degli Affari di Stato (il governo centrale Cinese) ha detto che «la Cina nel 2015 assicurerà un equilibrio tra gli sforzi per stabilizzare la crescita economica e promuovere le riforme strutturali: La Cina ha adottato un metodo di sviluppo per la nuova normalità, mentre la pressione al ribasso sull’economia cinese proseguirà nel 2015».
Li ha ricordato che «mentre l’economia mondiale conosce una profonda ristrutturazione ed una lenta ripresa, il governo cinese si troverà probabilmente di fronte a compito arduo per risolvere queste difficoltà». Per questo ha chiesto agli alti papaveri comunisti di «di attenersi alla riforma ed all’innovazione per equilibrare l’economia e sistemare la struttura, quest’anno».
Nel 2014 il Pil cinese è stato di 63.650 miliardi di yuan (10.400 miliardi di dollari) e Ma Jiantang (nella foto), il direttore dell’Nbs, in una conferenza stampa ha sottolineato che «l’economia continua a funzionare in maniera stabile sotto la nuova normalità, con delle tendenze positive di stabilizzazione della crescita, di ottimizzazione della struttura, di miglioramento della qualità e di aumento del benessere sociale». Secondo i dati Nbs, nel 2014 in Cina la produzione industriale è aumentata dell’8,3%, contro il 9,7% del 2013, mentre la crescita degli investimenti in capitale fisso ha rallentato al 15,7%. Le vendite al dettaglio sono cresciute del 12%, per raggiungere i 26.240 miliardi di yuan.
Cifre che sarebbero il consumistico sogno di ogni governo occidentale, ma che in Cina segnano un assestamento dell’economia. E se qualcuno ha ancora in mente la Cina agricola maoista, o quella dominata dalle sole fabbriche del recente passato, si sbaglia di grosso: in un comunicato l’Nbs spiega che il settore dei servizi rappresenta il 48,2% del Pil (l’1,3% in più che nel 2013), ed è ormai avanti all’industria – ferma al 42,6% del Pil – mentre l’agricoltura, con il 9,2% è ormai vicina ai valori delle società industrializzate. Inoltre, il contributo del consumo finale al Pil cinese nel 2014 ha raggiunto il 51,2%, con 3 punti in più sull’anno precedente.
Come si legge nella nota – non esente da contraddizioni e segnata da un marcato ottimismo – dello stesso Nbs, «da diversi anni, la Cina ha intensificato i suoi sforzi per ristrutturare la sua economia ottimizzando la struttura industriale e la struttura della domanda, promuovendo uno sviluppo regionale equilibrato ed incoraggiando l’urbanizzazione». Un equilibrio che sarebbe dimostrato dall’aumento del 9,2% de i redditi degli abitanti delle regioni rurali, mentre quello di chi vive nelle regioni urbane è cresciuto del 6,8%; certo è che la fuga dalle campagne continua ancora oggi, e in città si continua a guadagnare molto di più.
La buona notizia – da prendere d’altronde con le pinze, come ogni statistica cinese, soprattutto in campo ambientale – arriva però alla fine: il consumo energetico per unità di Pil sarebbe calato di ben il 4,8% su base annua, quindi i drastici interventi del governo centrale per il risparmio energetico e la chiusura di industrie energivore/inquinanti sembrano iniziare a portare risultati.