La Cina raddoppia le tasse su emissioni e reflui inquinanti
[8 Settembre 2014]
Un comunicato congiunto della Commissione nazionale dello sviluppo e della riforma della Cina e dei ministeri delle finanze e della protezione ambientale ha annunciato che, nel quadro della lotta all’inquinamento, raddoppieranno le tasse sulle emissioni inquinanti.
L’agenzia ufficiale cinese Xinhua sottolinea che «le tasse minime sugli inquinanti nelle acque reflue e sulle emissioni gassose saranno rispettivamente fissate a 1,4 yuan (0,23 dollari) e 1,2 yuan per equivalente di inquinamento» e che «ad oggi, queste tasse sono di 0,7 e di 0,6 yuan». Il comunicato del governo della Cina «esorta le autorità locali ad adottare in maniera appropriata questo cambiamento entro la fine di giugno 2015».
Secondo gli analisti le industrie più colpite saranno quella della produzione di energia termica leggi centrali a carbone), la siderurgia, i cementifici e la produzione di carta.
Inoltre il governo centrale cinese «incoraggerà le regioni fortemente inquinate e le regioni sviluppate a formulare criteri più elevati per queste tasse» che ha cominciato ad imporre nel 2003, ma finpo ad ora erano troppo basse per costringere le imprese a ridurre reflui ed emissioni inquinanti.
A marzo, alla sessione annuale dell’Assemblea popolare nazionale, il primo ministro della Cina Li Keqiang aveva «dichiarato guerra all’inquinamento» e il 2 settembre la Cina ha annunciato che negli ultimi tre anni h il governo ha chiuso più di 4.000 fabbriche che utilizzavano metalli pesanti, «riducendo di diverse milioni di tonnellate la produzione di batterie contenenti rame, zinco e piombo».
Nello stesso periodo, il governo centrale e quelli locali hanno speso 41,6 miliardi di yuan (6,7 miliardi di dollari) per prevenire e trattare l’inquinamento da metalli pesanti, riducendo così fortemente le emissioni inquinanti. Altri problemi ambientali hanno portato alla chiusura temporanea di oltre 1.000 imprese, che saranno autorizzate a riaprire solo se si metteranno in regola.