Iniziale via libera del Parlamento europeo al pacchetto. Centro-destra spaccato
Energia e clima, primo successo per i nuovi obiettivi Ue 2030
La relatrice Anne Delvaux (Ppe): «Obiettivi climatici e competitività possono andare di pari passo»
[9 Gennaio 2014]
Le commissioni Ambiente e Industria del Parlamento europeo, con 66 voti a favore, 42 contrari e tre astensioni, hanno dato il via libera alla proposta congiunta di tre nuovi obiettivi del pacchetto clima-energia Ue per il 2030: 40% di riduzione della CO2 rispetto al 1990, 30% di consumo di energia da rinnovabili e 40% in più di ‘efficienza energetica.
Nella votazione finale sui è consumata una rottura nel centro-destra e si sono viste ancora una volta le fratture che dividono i “virtuosi” dell’Europa occidentale dal “Patto di Varsavia” che non vuole obiettivi comuni per il 2030, Il relatore della commissione industria, il conservatore polacco Konrad Szymanski, ha chiesto di non approvare la relazione finale, mentre la relatrice della commissione ambiente, l’eurodeputata del Partito popolare europeo Anne Delvaux (nella foto), eletta in Belgio nelle liste del Centre Démocrate Humaniste, ha detto: «Dopo mesi di preparazione e di intensi negoziati, è estremamente appagante constatare che il lavoro ha pagato!»
Il voto è stato incerto fino all’ultimo ma alla fine gli eco-scettici sono stati sconfitti e la Delvaux sottolinea «E’ estremamente importante proseguire il lavoro avviato nel quadro del 20/20/20, che conteneva già tre obiettivi, comprendendo gli errori di gioventù di quel quadro! E’ esattamente quello che hanno sostenuto i membri delle commissioni congiunte e che viene sostenuto con il risultati del voto di stamattina»
Alla fine i target per il 2030 sono passati con una maggioranza confortevole che ha innalzato l’asticella del pacchetto clima-energia 2020. «E’ essenziale, per la nostra competitività e la stabilità del quadro regolamentare europeo, dare un segnale chiaro alle nostre imprese – sottolinea la Delvaux – 40% di riduzione dei gas serra, 30% di rinnovabili e 40% di efficienza energetica permettono agli investitori di avere una visione a medio termine, indispensabile per ogni attività economica. I tre obiettivi obbligatori sono anche essenziali per ridurre la nostra dipendenza di fronte agli Stati terzi. L’Ue è il più grosso importatore mondiale di energie fossili. Le nostre risorse sono essenzialmente rinnovabili. Per ridurre le nostre importazioni ed il deficit della nostra bilancia commerciale energetica, possiamo agire in due maniere: sulla produzione di energie rinnovabili e sulla riduzione del nostro consumo. E’ per questo che spero che l’efficienza energetica diventi la vera pietra angolare della nostra strategia in materia! Inoltre, una recente comunicazione della Commissione europea conferma il grosso potenziale di questi settori in termini i creazione di posti di lavoro non delocalizzabili. In un periodo di difficoltà economica, questa è un’opportunità che non possiamo perdere».
Ma l’approvazione da parte delle commissioni congiunte è solo il primo passo, il lavoro prosegue nel Parlamento europeo fino alla riunione del Consiglio dei ministri dell’Ue a marzo. La Delvaux annuncia battaglia battagliera: « Il rapporto prossimamente sarà sul tavolo della plenaria. Il messaggio del Parlamento al Consiglio deve essere chiaro: gli obiettivi climatici ed il miglioramento della nostra competitività possono andare di pari passo se le politiche messe in campo lo sono in maniera coerente e coordinata. E’ proprio questo l’impegno del pacchetto 2030»
Il voto è comunque un bel sostegno alla Commissione Ue che presenterà le sue proposte sul “pacchetto clima e energia 2030 il 22 gennaio e che deve fare già i conti con il “Patto di Varsavia” capeggiato da Polonia e Gran Bretagna. La Delvaux conclude: «La maggioranza di oggi non significa una partita vinta in plenaria, perché sono temi sensibili che dividono i parlamentari, come gli Stati membri e la Commissione stessa» e chiede agli europarlamentari (pensando soprattutto a quelli della sua parte) di «Non votare in maniera ideologica, ma vedere quel che è meglio per il clima, l’occupazione, la ricerca, l’innovazione e l’energia».