A causa de El Niño estremo in Etiopia è in corso la peggiore siccità da 30 anni
10,2 milioni di persone colpite da insicurezza alimentare, dalla Fao piano d’emergenza da 50 milioni di dollari
[15 Gennaio 2016]
Il verificarsi de El Niño nella sua forma più intensa degli ultimi decenni ha portato alla perdita di diversi raccolti, decimato il bestiame e trascinato circa 10,2 milioni di etiopi nell’insicurezza alimentare. Lo ha affermato oggi la Fao presentando il piano d’intervento d’emergenza per proteggere gli allevamenti e ristabilire la produzione agricola nel paese del Corno d’Africa.
«Le prospettive per il 2016 sono molto negative – afferma Amadou Allahoury, rappresentante della Fao in Etiopia – Dopo la perdita di due raccolti consecutivi, il buon esito del raccolto della stagione che inizia ora sarà fondamentale per evitare l’ulteriore peggioramento della situazione. Il persistere della siccità nel 2016 colpisce anche il bestiame e di rimando gli allevatori la cui sicurezza alimentare dipende dalla disponibilità di pascoli e punti di abbeveramento per il bestiame. La disponibilità di cibo in generale ne risentirà se i prezzi continueranno a salire, le scorte a impoverirsi e il bestiame continuerà a indebolirsi, diventare meno produttivo e morire».
Il fenomeno de El Niño è legato al riscaldamento anomalo delle acque superficiali in alcune zone dell’oceano Pacifico che ha effetti molto profondi sulle condizioni meteorologiche e climatiche mondiali, portando riduzione delle precipitazioni e siccità in alcune regioni del mondo e inondazioni in altre. A causa de El Niño la produzione agricola in Etiopia é crollata dal 50 al 90 per cento in alcune regioni e fallita completamente nelle zone orientali del paese. La siccità ha inoltre causato la perdita di centinaia di migliaia di capi di bestiame.
Secondo l’ultimo rapporto, l’ accesso a pascoli e a fonti d’acqua continuerà a diminuire fino all’ inizio della prossima stagione delle piogge a marzo. Come conseguenza, avvisano gli esperti, il bestiame continuerà a perdere peso, ad ammalarsi, a produrre meno latte e molti capi moriranno. Le riserve di raccolti sono praticamente esaurite, lasciando i contadini vulnerabili senza mezzi di produzione per la prossima stagione di semina che inizia a gennaio – in molti casi hanno perso semi preziosi continuando a seminare nella speranza di piogge che non sono mai arrivate. Come conseguenza, i tassi di malnutrizione nel paese sono aumentati e il numero di ricoveri di bambini per casi di malnutrizione acuta sono al livello più alto mai registrato.
Il nuovo piano di risposta della Fao punta ad assistere 1,8 milioni di contadini e allevatori nel 2016 per ridurre le deficienze alimentari e ripristinare la produzione agricola e le fonti di reddito.
La prima fase critica del piano da 50 milioni di dollari si concerterà sulla stagione meher tra gennaio e giugno, durante la quale la Fao assisterà 131.500 famiglie a seminare. Il piano d’ emergenza prevede la distribuzione di semi, progetti di irrigazione su piccola scala e iniziative di sostegno alla creazione di orti domestici a vantaggio di gruppi di donne, fornendo loro strumenti, conoscenze e accesso a micro credito.
La siccità ha colpito anche i produttori di semi, aggravando ulteriormente la già precaria disponibilità di sementi nel paese e rendendo ancora più difficile per i contadini seminare i raccolti. Per questo motivo la Fao sta anche lavorando per rimettere in piedi i mercati locali di sementi, aiutando 10.000 produttori a fornire semi di alta qualità.
Circa 293.000 famiglie beneficeranno di progetti mirati all’allevamento, che comprendono la distribuzione d’emergenza di mangimi animali, vaccini per proteggere 3 milioni di capi, e la fornitura di 100.000 pecore e capre ai più vulnerabili. Poiché molti animali sono stati indeboliti dalla mancanza di acqua e cibo, la Fao implementerà progetti di denaro -in cambio-di-bestiame che rimborseranno gli allevatori che porteranno al macello capi improduttivi a supporto della comunità.
Un terzo punto del piano di risposta d’emergenza si soffermerà sul rafforzamento dei mezzi di sussistenza di oltre 30.000 famiglie per migliorare la loro resilienza a futuri shock. Questo include progetti di denaro in cambio di lavoro che sosterrà gli introiti delle famiglie, migliorerà le infrastrutture locali e l’accesso all’acqua per il bestiame. Sono previsti inoltre progetti integrati nelle comunità a beneficio di gruppi di contadini e donne per migliorare le capacità di risparmio e accesso credito, scuole di agricoltura, e altri metodi per aiutare le famiglie ad aumentare e a diversificare le proprie forme di reddito.
Focalizzando l’attenzione sul ripristino della capacità produttive di agricoltori e allevatori, la Fao contribuisce agli sforzi del Governo etiope e delle agenzie Onu e Ong partner, che stanno operando per affrontare le necessita immediate delle famiglie a rischio.
«In Etiopia El Niño non rappresenta solamente una crisi alimentare, ma una crisi dei mezzi di sussistenza. Noi dobbiamo intervenire a sostegno di tali mezzi per evitare che le famiglie diventino dipendenti di lungo corso dagli aiuti alimentari», afferma Dominique Burgeon, leader del programma strategico della Fao per la Resilienza e direttore della divisione Emergenze e riabilitazione della Fao.
L’ appello della Fao di 50 milioni di dollari per proteggere i mezzi di sussistenza dell’ Etiopia giunge in un periodo in cui i fondi dei donatori internazionali sono messi a dura prova dalla moltitudine di crisi causate dall’ uomo. Tuttavia un intervento immediato è il modo migliore per aiutare il paese a rimettersi in piedi, prevenendo ulteriori ricadute nell’insicurezza alimentare, secondo Burgeon. «Se la risposta sarà tarda, il recupero sarà più difficile e i costi di intervento aumenteranno».
Nel resto del continente Africano, El Niño ha causato la diminuzione delle prospettive di raccolto in Africa australe e molti paesi stanno correndo ai ripari. Il Sud Africa ha recentemente dichiarato lo stato di siccità in cinque provincie – le zone principali per la produzione di cereali -, il Lesotho ha proclamato un piano di risposta alla siccità mentre lo Swaziland sta implementando piani di razionamento dell’acqua a seguito della riduzione delle proprie riserve idriche.
Per affrontare il fenomeno de El Niño a livello globale, la FAO sta implementando azioni di risposta in 20 paesi in Africa, America latina e i Caraibi, nel Pacifico del Sud e in Etiopia. Altri 21 paesi vengono monitorati costantemente.
di Fao