A un mese dal ciclone Idai «le vite dei bambini sono state letteralmente fatte a pezzi»

Emergenza in Mozambico. Save the Children: «Ora hanno bisogno che il mondo non si giri dall’altra parte e che continui a mobilitarsi per loro»

[15 Aprile 2019]

Esattamente un mese fa – il 14 marzo –  il ciclone Idai è si è abbattuto su Beira, la seconda città del Mozambico, distruggendo case, scuole e coltivazioni lungo il suo percorso. Dietro di sé ha lasciato oltre mille morti e un elevatissimo rischio che un’epidemia di colera mieta altre vittime; una catastrofe che – come spiegano oggi da Save the Children sta impattando in modo drammatico soprattutto sulla vita quotidiana dei bambini, vittime di gravi traumi psicologici come, come enuresi notturne, ansia e incubi.

A un mese dalle devastazioni che il ciclone Idai si è lasciato dietro in Mozambico, colpendo circa 1 milione di minori, i bambini continuano a subire gravi traumi psicologici sulla propria pelle e in molti sono costretti a vivere in tende, scuole o insediamenti temporanei, con accesso limitato all’acqua pulita o ai servizi igienici. Faizal, 10 anni, ha disegnato la sua casa prima del passaggio del ciclone: un luogo caldo e colorato dove viveva con la sua famiglia. Il disegno della casa dopo il ciclone si è invece trasformato in un quadro cupo e sbiadito con una persona decapitata da un pezzo di ferro. «I bambini non sono più gli stessi di prima – ha raccontato Regina, 29 anni, madre di Belinha di 6 – Sono aggressivi e continuano a chiedere quando tutto tornerà alla normalità. Per loro è come una guerra».

Per rispondere all’emergenza in Mozambico, Save the Children – che opera nel Paese dal 1986 e che era già presente nella maggior parte delle aree colpite prima del passaggio del ciclone – si è subito attivata grazie a un programma di protezione dei bambini e di supporto psicosociale, oltre a fornire ripari di emergenza, cibo e assistenza sanitaria. L’Organizzazione ha raggiunto finora circa 39.500 persone, e ha allestito 6 Spazi a misura di bambino – per offrire ai minori un luogo sicuro dove giocare, imparare, esprimersi e stare con i loro coetanei –  e 6 spazi temporanei per favorire l’apprendimento dei bambini e dare loro la possibilità di continuare a studiare. Altri 50 spazi a misura di bambino verranno inoltre aperti nelle prossime settimane dall’Organizzazione, che intanto sta anche supportando la creazione di un centro per il trattamento del colera.

Ma c’è molto altro ancora da fare. «Le vite dei bambini vittime del ciclone sono state letteralmente fatte a pezzi e ora hanno bisogno che il mondo non si giri dall’altra parte e che continui a mobilitarsi per loro – dichiara Machiel Pouw, responsabile dell’intervento di Save the Children in Mozambico – I bambini e le loro famiglie hanno bisogno di cibo, che le case e le scuole vengano ricostruite e del necessario supporto a lungo termine perché possano superare quanto hanno dovuto attraversare».

I team di emergenza di Save the Children stanno lavorando a stretto contatto con il Governo e le agenzie nazionali per garantire che vengano raggiunte rapidamente le persone bisognose e grazie alle proprie cliniche mobili sta raggiungendo attualmente i minori nelle aree più remote; è possibile sostenere questi interventi di emergenza anche da qui, attraverso la pagina https://www.savethechildren.it/dona-fondo-emergenze?ab=3.