Il mancato miglioramento dell’adattamento ha enormi implicazioni in termini di perdite e danni

Adattamento al cambiamento climatico: il gap finanziario è almeno il 50% più grande di quanto si pensasse

Il fabbisogno finanziario dei Paesi in via di sviluppo è 10-18 volte maggiore dei flussi finanziari pubblici internazionali

[2 Novembre 2023]

Secondo il nuovo rapporto “Adaptation Gap Report 2023: Underfinanced. Underprepared – Inadequate investment and planning on climate adaptation leaves world exposed” dell’United Nations environment programme (Unep), «I progressi nell’adattamento climatico stanno rallentando su tutti i fronti, mentre dovrebbe essere accelerato per tenere il passo con i crescenti impatti e rischi dei cambiamenti climatici.

Il rapporto, pubblicato prima della 28esima Conferenza delle parti Unfccc che si terranno a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti,  è un pesante monito sul fatto che «I bisogni di finanziamenti per l’adattamento dei Paesi in via di sviluppo sono 10-18 volte più grandi dei flussi di finanza pubblica internazionale: oltre il 50% in più rispetto alla stima precedente».

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha avvertito che «L’Adaptation Gap Report di oggi mostra un crescente divario tra necessità e azione quando si tratta di proteggere le persone dagli estremi climatici. L’azione per proteggere le persone e la natura è più urgente che mai. Vite e mezzi di sussistenza vengono persi e distrutti, e a soffrirne sono soprattutto i più vulnerabili. Siamo in un’emergenza di adattamento. Dobbiamo agire di conseguenza. E adottare misure per colmare il gap di adattamento, ora».

A causa del crescente fabbisogno di finanziamenti per l’adattamento e dei flussi vacillanti, l’attuale gap di finanziamenti per l’adattamento è stimato a 194-366 miliardi di dollari all’anno, ma la pianificazione e l’attuazione dell’adattamento sembrano essere in fase di stallo. Questo mancato adattamento ha enormi implicazioni in termini di perdite e danni, in particolare per i più vulnerabili. 

La direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, ha denunciatoche «Il mondo dorme sull’adattamento, anche se il campanello d’allarme che la natura ci invia diventa più acuto. Quest’anno abbiamo visto crollare i record di temperatura. Ancora una volta abbiamo visto sempre più inondazioni, ondate di caldo, siccità e incendi riversare miseria sulle comunità vulnerabili. La comunità internazionale dovrebbe investire centinaia di miliardi di dollari per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad adattarsi a questi impatti. Non lo fa. Questo rapporto ci dice che la differenza tra le esigenze di finanziamento per l’adattamento climatico dei Paesi in via di sviluppo e i flussi di finanza pubblica internazionale è superiore di oltre il 50% rispetto alle stime precedenti. Questo colloca il gap finanziario per l’adattamento nell’ordine di 194 – 366 miliardi di dollari all’anno. Senza finanziamenti sufficienti, l’attuazione delle azioni di adattamento è in fase di stallo. Le conseguenze vengono vissute da centinaia di milioni di persone: case spazzate via, raccolti in declino e bestiame che muore. Esiste un chiaro imperativo morale per proteggere le persone meno responsabili della crisi climatica, compresa la capacità delle generazioni future di plasmare un futuro vivibile. E il rapporto fornisce una chiara motivazione economica a favore degli investimenti nell’adattamento. Il mancato investimento nell’adattamento adesso si ritorcerà contro le nazioni più ricche in seguito, poiché verrà chiesto loro di assumersi la responsabilità di perdite e danni crescenti. Anche se la promessa fatta al vertice sul clima di Glasgow del 2021 di raddoppiare il sostegno finanziario per l’adattamento portandolo a 40 miliardi di dollari all’anno entro il 2025 venisse mantenuta – e ciò non sembra probabile – il gap finanziario diminuirebbe solo del 5-10%. . Dobbiamo quindi fornire più finanziamenti, rafforzando i flussi pubblici internazionali, sì, ma anche attraverso l’impegno del settore privato e una riforma dell’architettura finanziaria globale, tra gli altri percorsi evidenziati nel rapporto».

Dopo un importante aggiornamento rispetto agli anni precedenti, il rapporto ora rileva che «I fondi necessari per l’adattamento nei Paesi in via di sviluppo sono più elevati: stimati in un range centrale plausibile compreso tra 215 e 387 miliardi di dollari all’anno in questo decennio. I costi modellati dell’adattamento nei Paesi in via di sviluppo sono stimati a 215 miliardi di dollari all’anno in questo decennio e si prevede che aumenteranno significativamente entro il 2050. I finanziamenti per l’adattamento necessari per attuare le priorità di adattamento nazionali, sulla base dell’estrapolazione dei costi determinati a livello nazionale e dei piani di adattamento nazionali tutti i Paesi in via di sviluppo, è stimato a 387 miliardi di dollari l’anno».

Nonostante queste esigenze vitali e inderogabili, il rapporto evidenzia che «I flussi pubblici di finanziamenti per l’adattamento multilaterali e bilaterali verso i Paesi in via di sviluppo sono diminuiti del 15% arrivando a 21 miliardi di dollari nel 2021. Questo calo avviene nonostante gli impegni presi alla COP26 di Glasgow di fornire circa 40 miliardi di dollari all’anno in sostegno ai finanziamenti per l’adattamento entro il 2025. e costituisce un precedente preoccupante».

L’Unep è molto preoccupata: «Sebbene cinque paesi su sei dispongano di almeno uno strumento nazionale di pianificazione dell’adattamento, i progressi verso il raggiungimento della piena copertura globale stanno rallentando. E il numero di azioni di adattamento sostenute attraverso i fondi internazionali per il clima è rimasto stagnante negli ultimi dieci anni».

Però, l’Adaptation Gap Report 2023 non cede allo sconforto è sottolinea che «Un adattamento ambizioso può migliorare la resilienza – che è particolarmente importante per i Paesi a basso reddito e i gruppi svantaggiati – e prevenire perdite e danni».

Il rapporto fa riferimento a uno studio che indica che «Da sole, lo le 55 economie più vulnerabili al clima hanno subito perdite e danni per oltre 500 miliardi di dollari negli ultimi due decenni. Questi costi aumenteranno vertiginosamente nei prossimi decenni, soprattutto in assenza di misure di mitigazione e adattamento efficaci», ma fa notare che «Gli studi indicano che ogni miliardo investito nell’adattamento contro le inondazioni costiere porta a una riduzione dei danni economici di 14 miliardi di dollari. Nel frattempo, 16 miliardi di dollari all’anno investiti nell’agricoltura eviterebbero che circa 78 milioni di persone muoiano di fame o di fame cronica a causa degli impatti climatici».

Però è la stessa Unep a dire che «Né l’obiettivo di raddoppiare i flussi finanziari internazionali del 2019 verso i Paesi in via di sviluppo entro il 2025, né un possibile New Collective Quantified Goal for 2030 riusciranno da soli a colmare in modo significativo il gap finanziario per l’adattamento e a fornire tali benefici».

Il rapporto identifica 7 modi per aumentare i finanziamenti, anche attraverso la spesa interna e i finanziamenti internazionali e del settore privato. Ulteriori percorsi includono le rimesse, l’aumento e l’adattamento dei finanziamenti alle piccole e medie imprese, l’attuazione dell’articolo 2.1(c) dell’Accordo di Parigi sullo spostamento dei flussi finanziari verso percorsi di sviluppo low-carbon resilienti ai cambiamenti climatici, e una riforma dell’architettura finanziaria globale, come proposto dall’iniziativa Bridgetown.

Anche il nuovo fondo per perdite e danni costituirà uno strumento importante per mobilitare risorse, ma permangono dei problemi. Il fondo dovrà orientarsi verso meccanismi di finanziamento più innovativi per raggiungere la necessaria portata di investimenti.

La Andersen ha concluso ricordando il Il visionario scienziato del clima Saleemul Huq, scomparso la scorsa settimana. «E’ stato determinante nel spingere le questioni dell’adattamento, delle perdite e dei danni più in alto nell’agenda dei negoziati sul clima. Come ha detto: “Ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno da ora in poi, nel corso della nostra vita, le cose peggioreranno. Nessun paese al mondo è preparato”. Saleemul e altri come lui ci avvertono da anni che il cambiamento climatico ci accompagnerà per decenni e che dobbiamo prepararci. Pertanto, ai colloqui sul clima di Dubai, COP28, il mondo deve accordarsi su come fornire i finanziamenti necessari per proteggere i Paesi vulnerabili a basso reddito e i gruppi svantaggiati. L’alternativa è più miseria, più disagi e fatture molto più ingenti pagabili dai Paesi in via di sviluppo negli anni a venire».