Alleanza Clima Lavoro: un patto per il futuro tra 9 organizzazioni
Sindacati e ambientalisti insieme per una giusta transizione, ambientale e sociale
[31 Marzo 2023]
L’Alleanza Clima Lavoro tra organizzazioni ambientaliste della società civile e sindacati nasce, in un momento politico molto particolare, con il governo Meloni impegnato in continue polemiche con l’Europa per ritardare e sviare gli obiettivi su clima e decarbonizzazione, dal motore endotermico alle case green.
E’ la prima alleanza strategica su clima e lavoro è a promuoverla sono Campagna Sbilanciamoci!, FIOM-CGIL, CGIL Piemonte, Kyoto Club, Transport&Environment Italia, Motus-E, Legambiente, Wwf Italia, Greenpeace Italia. Il portavoce della Campagna Sbilanciamoci! Giulio Marcon, ha spiegato che «L’idea di fondo dell’Alleanza è quella di mettere in comune energie, conoscenze e idee per facilitare e accelerare la transizione verso un nuovo modello di sviluppo e un sistema industriale verde e rispettoso dell’ambiente, capace di tutelare i posti di lavoro e di crearne di nuovi».
Anna Donati, coordinatrice del gruppo di lavoro mobilità sostenibile di Kyoto Club, ha sottolineato che «Il processo di transizione ecologica è necessario e urgente per le persone e per il pianeta: se ben governato può rappresentare una grande opportunità». Giorgio Airaudo, segretario della Cgil Piemonte, ha aggiunto: «Proprio oggi a Mirafiori sono entrati quindici lavoratori slovacchi, richiesti dalle linee di produzione della Cinquecento elettrica che sta andando bene sul mercato. E al “governo dei patrioti” vogliamo far sapere che se vuole salvaguardare l’occupazione in Italia bisogna puntare sull’auto elettrica e non rallentare il passaggio ai nuovi prodotti, perché è così che si difendono i posti di lavoro, investendo sulla formazione e l’innovazione, riconvertendo le competenze, e non usando i lavoratori come scudi umani in vista delle elezioni europee. I metalmeccanici sono preoccupati e sanno che la transizione ecologica sarà sociale o non sarà, e hanno a cuore l’ambiente».
Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil, ha ribadito che «Le risorse che abbiamo sono poche ed è essenziale che si concentrino sull’innovazione, sulla mobilità pubblica, sulla valorizzazione di conoscenze che altrimenti andrebbero disperse. Non possiamo permetterci di attardarci su obiettivi di conservazione dell’esistente che rischiano di spiazzarci e farci rimanere indietro, soppiantati da altri».
E’ la direzione in cui va anche il documento congiunto sul futuro del settore automotive firmato da Fiom, Fim e Uilm insieme a Federmeccanica e Confindustria.
Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia ha ricordato che tra sindacati metalmeccanici e ambientalisti non è sempre filato tutto liscio: «All’inizio è stato difficile capirsi, ma adesso siamo convintamente insieme. La politica deve imparare a pensare in prospettiva, anche oltre il Pnrr. Se invece si pensa di continuare a produrre e consumare così fino al 2070, per quell’epoca saremo tutti fritti».
L’Unione europea si è data obiettivi climatici ambiziosi, candidandosi a essere uno dei più grandi mercati di tecnologia green al mondo, ma dal punto di vista produttivo è pressata da Stati Uniti e Cina. Per Andrea Boraschi, direttore di Transport&Environment Italia, «L’Europa deve accelerare sulla transizione per evitare di esacerbare le iniquità degli scambi, essere veloce ed efficace, considerando gli enormi finanziamenti pubblici e le clausole protezionistiche che sia la Cina sia gli Stati Uniti hanno messo in campo per sostenere la transizione industriale verde».
Francesco Naso, segretario generale di E-Motus, ha fatto notare che «L’elettrificazione della mobilità impone lenti nuove e nuove competenze. Senza interventi immediati al 2030 mancheranno in Italia oltre 3 milioni di punti di ricarica elettrica, oltre a tecnici, installatori, manutentori e produttori. Sui giornali si parla tanto di 70mila posti di lavoro a rischio in Italia con la transizione energetica, ma non si dice che questo avverrà – come recita il Rapporto Clepa-European Association of Automotive Suppliers – se si continuerà a non fare niente. Bisogna puntare subito, finanziandoli adeguatamente, su accordi di innovazione e contratti di sviluppo. E fare un buon uso del Fondo nuove competenze, ad oggi utilizzato solo come ammortizzatore sociale».
Per Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, «Non possiamo più permetterci l’attuale modello di produzioni e consumi centrato sulle fonti fossili».
Maria Maranò della segreteria nazionale di Legambiente, ha concluso: «L’Italia è un Paese industriale, e per rimanerlo l’unica possibilità è puntare sul settore green, senza lasciare indietro nessuno, mentre l’unica politica industriale che il governo Meloni è riuscito a indicare finora è quella di fare dell’Italia un hub del gas, cioè di puntare sul fossile. Con l’Alleanza Clima Lavoro ci assumiamo la responsabilità di avanzare proposte alternative al governo e alle istituzioni, e lo faremo attraverso la partecipazione e la consultazione, cioè attraverso la democrazia».
L’Alleanza Clima Lavoro ha presentato anche il documento programmatico con le prime proposte al governo e alle istituzioni su politiche industriali per l’automotive, elettrificazione e digitalizzazione della mobilità e della logistica, progressiva abolizione dei sussidi ambientalmente dannosi, potenziamento del trasporto pubblico locale, promozione della sharing mobility e della mobilità dolce.
Interventi di sostegno all’Alleanza Clima Lavoro sono venuti dal segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni che ha detto: «Latransizione ecologica non è possibilità ma necessità. Fingere che non sia così significa condannare la nostra industria». Mentre la neo-vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo, che ha portato il saluto della segretaria Elly Schlein. «Sulla partecipazione, così come sull’ambiente, il lavoro e la lotta alle diseguaglianze, abbiamo vinto il congresso del partito – ha detto Gribaudo – mentre la destra nega la questione climatica e specula sulle paure delle persone».