Alluvioni in Toscana: la scarsa manutenzione è solo un aspetto di una problematica complessa
[18 Novembre 2013]
Coldiretti Toscana ha effettuato un sondaggio riguardante le cause delle alluvioni, in prospettiva dell’appuntamento in programma il 30 novembre con le votazioni degli organi consortili dei nuovi consorzi di bonifica regionali che ridisegnano non solo la geografia complessiva di gestione del territorio ma le stesse modalità di gestione, con gli agricoltori chiamati per la prima volta ad esprimersi e a nominare un proprio rappresentante.
«Per più della metà dei toscani intervistati, il 55%, la colpa degli eventi alluvionali che si sono abbattuti con formidabile frequenza e cattiveria negli ultimi anni nella nostra regione è da attribuire alla scarsa manutenzione della rete idrica. Solo il 4% punta il dito contro le mutazioni climatiche, una percentuale decisamente bassa, mentre per il 28% la motivazione principale è l’abbandono progressivo del territorio. Solo una piccola parte, il 4%, condanna l’abusivismo e la cementificazione selvaggia; l’1% la pratica della cultura intensiva- ha spiegato Coldiretti- E’ quindi per certi versi “scontato” il risultato che il sondaggio ha palesato: la cattiva manutenzione e la pessima gestione della rete idrica, fossi, canali e canaletti che passano vicino alle nostre case e alimentano fiumi ed affluenti maggiori, è, secondo i toscani, la principale delle cause degli eventi alluvionali che hanno caratterizzato l’ultimo decennio; un decennio, in particolare quello dal 2001 al 2010, dove si è speso, per la sola emergenza da dissesto idrogeologico, quasi 1miliardo di euro di interventi».
Non è dato sapere a quanti cittadini è stato rivolto il sondaggio, di quali zone, e soprattutto quali domande siano state formulate. Di fatto non proprio tutto quanto emerge dalle risposte è condivisibile e rispecchia la realtà. Sicuramente che ci sia abbondono di alcune aree (specialmente montane) che andrebbero presidiate e della necessità di maggiore manutenzione di tutto il territorio (non solo dei corpi idrici ma anche delle zone rurali) è fuor di dubbio, ma ancora più importante è il miglioramento qualitativo della manutenzione esistente. E’ necessario essere in grado di programmare e valutare quali interventi sono da effettuare e come effettuarli e saper individuare situazioni in cui fiumi e torrenti (o tratti di essi) non vanno “disturbati” e lasciati alle loro “automodifiche”.
L’attenzione al territorio e quindi ai corsi d’acqua, non può prescindere da una valutazione sugli effetti dei cambiamenti climatici che sono registrati ormai scientificamente anche a livello locale. Basta conoscere qualche numero relativo ad eventi di pioggia che hanno causato disastri, per potere osservare come oggi, in poche ore, talvolta cada al suolo una quantità d’acqua che i pluviometri avevano registrato in precedenza in 6 mesi. I danni poi si verificano con tale gravità perché il territorio non è resiliente a causa di una gestione non proprio sostenibile e di una impermeabilizzazione (cementificazione), che specialmente in alcuni zone, è dovuta ad una esplosione urbanistica (alcune volte con costruzioni in aree di pertinenza fluviale), che tra l’altro, come pensiamo riconosca la stessa Coldiretti, toglie anche territorio all’agricoltura. Se si analizzano davvero le cause di alcuni eventi alluvionali, non sono esenti da responsabilità, soprattutto culturali, neppure i cittadini che magari hanno applaudito ad un tombamento di un corso d’acqua su cui sopra è nato un parcheggio, per poi lamentarsi quando il torrente torna a prendersi, come normale, il suo spazio.
«La riforma dei consorzi di bonifica è, per Coldiretti, di fondamentale importanza per migliorare veramente e seriamente tutti gli aspetti della manutenzione magari affidando, così come previsto, una parte degli interventi alle stesse aziende agricole che conoscono perfettamente il territorio e possono mettere la loro esperienza al servizio della comunità. Un ingaggio, quello delle aziende agricole e degli agricoltori, fino ad oggi purtroppo non scontato nonostante una legge di orientamento favorevole che la dove è stata attivata, attraverso accordi e convenzioni, ha dato buoni frutti. La logica – ha concluso Coldiretti – non dovrà più essere quella dei cerotti ma della prevenzione e della programmazione degli interventi».
Al di là delle scadenze amministrative dei consorzi, siamo tutti in attesa che possa cambiare davvero qualcosa nel modello di governo e gestione del territorio a livello di bacino, con i nuovi consorzi che possono dare un contributo competente secondo una logica di multidisciplinarietà necessaria quando soprattutto si interviene su ecosistemi naturali. In questo contesto, anche gli agricoltori che fungono da presidio territoriale, possono essere inseriti nelle pratiche di manutenzione dei corpi idrici, ma sotto la responsabilità di enti competenti e dopo un’adeguata formazione e non attraverso il “fai da te”. Del resto questo è un aspetto attinente e collegato all’agricoltura multifunzionale che dovrebbe aprire nuove prospettive per il settore.