Antartide, solo un tappo di ghiaccio impedisce al livello dei mari di aumentare di 4 metri
Sopravvalutata la stabilità del continente ghiacciato? Lo studio sul Wilkes Basin
[6 Maggio 2014]
Una regione dell’Antartide orientale è più vulnerabile di quanto si pensasse ad un disgelo di massa, che potrebbe provocare l’aumento del livello dei mari del mondo per migliaia di anni. A rivelarlo è lo studio “Ice plug prevents irreversible discharge from East Antarctica”, pubblicato su Nature Climate Change da due scienziati del Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung (Pik), Matthias Mengel e Anders Levermann, che sottolineano: «Lo scioglimento di un volume piuttosto piccolo di ghiaccio sulle coste dell’Antartide dell’est potrebbe innescare una scarica di ghiaccio persistente nell’oceano, con un conseguente inarrestabile aumento del livello del mare per migliaia di anni a venire». I risultati dei ricercatori del Pik si basano su simulazioni al computer del flusso di ghiaccio antartico e utilizzano i migliori dati del profilo terreno sottostante allo strato di ghiaccio.
Mengel spiega che «il Wilkes Basin dell’est Antartide è come una bottiglia su un pendio: una volta stappata si svuota». Il bacino è la più grande area su terreno che produce ghiaccio marino nell’Antartide orientale. Attualmente un “rim”, una barriera di ghiaccio sulla costa, mantiene il ghiaccio indietro al suo posto: come un tappo di sughero trattiene il contenuto di una bottiglia. Ma mentre l’aria sopra l’Antartide rimane fredda, il riscaldamento degli oceani può causare la perdita di ghiaccio sulla costa. La fusione del ghiaccio potrebbe arrivare a questo “tappo” relativamente piccolo e farlo scomparire e questo innescherebbe un aumento medio del livello del mare di 3 – 4 metri. Un innalzamento del livello del mare di questa portata cambierebbe il volto del pianeta Terra: mettendo a rischio megalopoli come Mumbai, Tokyo o New York.
Levermann, che è a capo dell’are Global Adaptation Strategies del PIk e che è l’autore leader del capitolo sea-level change del recente rapporto dell’ntergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), spiega a sua volta: «Il pieno innalzamento del livello del mare sarebbe in definitiva fino a 80 volte più grande di prima dello scioglimento del tappo di ghiaccio. Fino a poco tempo fa, solo l’Antartide occidentale era considerata instabile, ma ora sappiamo che anche la sua controparte dell’Est, più grande di 10 volte, potrebbe a essere a rischio».
Il capitolo del rapporto Ipcc, pubblicato a fine settembre, prevede che in questo secolo il contributo totale dell’Antartide all’innalzamento del livello del mare potrebbe arrivare fino a 16 centimetri, «se la metà di quella perdita di ghiaccio si verifica nella regione del “sughero di ghiaccio”, poi comincerebbe lo scarico. Probabilmente finora abbiamo sopravvalutato la stabilità dell’Antartide orientale».
I ricercatori del Pik dicono che l’emissione di gas serra potrebbe innescare uno scioglimento incontrollati dei ghiacci antartici, facendo arretrare la grounding line dove il ghiaccio continentale incontra il mare e comincia a galleggiare. Nel Wilkes Basin il terreno roccioso sotto il ghiaccio occupa una valle con un’enorme pendenza sotto il livello del mare. Se la grounding line si ritirasse dalla sua posizione attuale ad una su una cresta nella valle, il fronte del ghiaccio si troverebbe a contatto dell’oceano in una posizione più elevata rispetto a prima. Quindi, più ghiaccio verrebbe spinto in mare ed alla fine si romperebbe e fonderebbe più rapidamente. la Tutto questo mentre il global warming procede più rapidamente. Nelle simulazioni del Pik ci vogliono 5.000–10.000 anni perché il ghiaccio della regione colpita nell’Antartide orientale finisca tutto nell’Oceano ma, una volta avviato lo scarico continuerebbe lentamente ma inesorabilmente fino a quando l’intero bacino non sarà svuotato, anche se il global warming si fermasse. Insomma, se si “stappa” il Wilkes Basin il processo diventa inarrestabile.
Mengel conclude: «Questo è il problema di fondo. Con l’emissione di sempre più gas serra potremmo scatenare adesso reazioni che potremmo non essere in grado di fermare nel futuro».