Blitz di Greenpeace al Gastech di Milano: «Basta pubblicità alle fonti fossili»

«Quando negare è diventato impossibile, la pubblicità è diventata un mezzo per fare greenwashing e distrarre l’opinione pubblica»

[5 Settembre 2022]

«Attenzione! Questa non è un’esercitazione. È in corso un’emergenza climatica. Si prega di non credere alle pubblicità ingannevoli delle aziende del gas e del petrolio. Sotto il greenwashing c’è l’inferno climatico».

È questo il sottofondo che ha accompagnato l’inaugurazione di Gastech, il più importante incontro mondiale delle aziende del gas e del Gnl (e dell’idrogeno), che quest’anno si svolge alla Fiera di Milano: oltre 50 attivisti di Greenpeace hanno deciso di imbastire per l’occasione un’atmosfera da “inferno climatico”. Una protesta pacifica, che si è conclusa con la rimozione degli attivisti da parte delle forze dell’ordine.

«Abbiamo portato la nostra protesta pacifica a questo evento perché da 50 anni riunisce le aziende maggiormente responsabili della crisi climatica, i cui effetti, dalla siccità alla tragedia della Marmolada, sono ormai sotto gli occhi di tutti anche in Italia», dichiara Federico Spadini, campagna Clima di Greenpeace.

Volontari e volontarie dell’associazione ambientalista hanno quindi distribuito materiale informativo per spiegare come il greenwashing delle aziende inquinanti nasconda la gravità della crisi climatica e ritardi gli interventi necessari a limitare gli impatti del surriscaldamento del Pianeta, di cui la siccità, le ondate di calore e gli incendi che quest’estate hanno sconvolto l’Europa sono già un effetto tangibile.

Oltre alla protesta, gli attivisti di Greenpeace hanno posto l’accento su una controffensiva concreta: se entro ottobre la petizione “Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti” raggiungerà il traguardo di un milione di firme raccolte, la Commissione europea sarà infatti obbligata a discutere una proposta di legge per mettere fine alla propaganda ingannevole delle aziende inquinanti che alimentano la crisi climatica.

«Per anni, le compagnie dei combustibili fossili hanno negato l’esistenza della crisi climatica e le loro stesse responsabilità. Quando negare è diventato impossibile, la pubblicità è diventata un mezzo per fare greenwashing e distrarre l’opinione pubblica dal fatto che, al di là delle belle promesse, il loro business principale rimane uno solo: estrarre e bruciare combustibili fossili. Ora più che mai, nel mezzo di una crisi energetica che colpisce milioni di persone, è fondamentale vietare queste pubblicità tossiche che non fanno altro che fuorviare i consumatori e contribuire ad arricchire queste multinazionali. Senza questo megafono pubblicitario, sarà subito chiaro che le bugie hanno le gambe corte», conclude Silvia Pastorelli, campaigner Clima ed energia di Greenpeace Ue.