Il boom del gas non rallenterà il cambiamento climatico
Una ricerca internazionale dimostra potrebbe “spiazzare” le rinnovabili
[17 Ottobre 2014]
Il gas naturale e il suo approvvigionamento sono fonti di costante preoccupazione per l’Italia e l’Europa, strette nello scomoda posizione di intermediario riluttante tra la Russia e l’Ucraina. I timori di una crisi gasiera sembrano ad oggi lontani, con la domanda in calo e una capacità di resistere ai tagli di rifornimenti russi stimata in circa 6 mesi. Ma sul gas si allungano nuovi e inquietanti timori.
Un team internazionale di scienziati del quale fanno parte anche gli italiani Giacomo Marangoni e Massimo Tavoni (Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici e Politecnico di Milano) ha infatti pubblicato su Nature lo studio “Limited impact on decadal-scale climate change from increased use of natural gas” che analizza il consumo energetico, l’economia e il clima globali, giungendo alla conclusione che «senza nuove politiche climatiche, limitandoci ad ampliare le attuali risorse di gas naturale poco costoso, questo nel lungo termine da solo non rallenterebbe la crescita globale dei gas serra a livello mondiale».
Al Joint Global Change Research Institute del Pacific Northwest National Laboratory (Jgcri – Pnnl) Usa, che ha guidato il team composto anche da altri ricercatori statunitensi, tedeschi australiani ed austriaci, ricordano che «il gas naturale emette la metà del biossido di carbonio del carbone, molte persone speravano che il recente boom del gas naturale potesse aiutare a rallentare i cambiamenti climatici – e secondo le analisi del governo, il gas naturale ha contribuito in parte alla diminuzione delle emissioni di anidride carbonica degli Usa tra il 2007 e il 2012, ma, nel lungo periodo, secondo questo studio, un’abbondanza globale di gas naturale poco costoso potrebbe competere con tutte le fonti energetiche – non solo con le tecnologia ad elevate emissioni di carbonio, ma anche con quelle a basse emissioni come l’energia nucleare e le rinnovabili come l’eolico e il solare. Gas naturale economico potrebbe anche accelerare la crescita economica e di espandere l’uso globale di energia».
Il principale autore dello studio Haewon McJeon, un economista del dipartimento energia del Pnnl, spiega che «L’effetto è che l’abbondante gas naturale da solo potrà fare ben poco per rallentare il cambiamento climatico. Le diffusione globale di tecnologie avanzate di produzione di gas naturale potrebbe raddoppiare o triplicare la produzione globale di gas naturale entro il 2050, ma le emissioni di gas serra continueranno a crescere in assenza di politiche climatiche che promuovano le fonti di energia lower carbon»
Sul banco degli accusati ci sono nuovamente la fratturazione idraulica, il famigerato fracking, e l’ horizontal drilling (la trivellazione orizzontale) che hanno consentito il boom del gas rendendo disponibili a poco prezzo risorse prima non estraibili. Dato che emette meno CO2 rispetto al carbone ed al greggio, anche gli ambientalisti pensavano al gas come una fonte energetica di transizione dalle energie fossili a quelle rinnovabili ed alcuni ricercatori hanno collegato il boom del gas alle recenti riduzioni delle emissioni di gas serra negli Usa, ma i ricercatori si sono chiesti: «Queste tecnologie avanzate potrebbero avere anche un impatto sulle emissioni al di fuori del Nord America e nei decenni futuro?
Per scoprirlo, il team di scienziati, ingegneri ed esperti di politica si è ritrovato nell’aprile 2013 in un workshop a Cambridge, nel Maryland, per capire l’impatto a lungo termine di un ampliamento dello sfruttamento del di gas nel resto del mondo. I ricercatori sono poi tornati in Italia, Australia, Austria e Germania e Italia pronti ad indagare come sarebbe stato il mondo nel 2050 con e senza un boom globale del gas. I 5 gruppi nazionali hanno utilizzato diversi computer models che erano stati sviluppati indipendentemente e che comnprendevano non solo il consumo e la produzione energetici, ma anche l’intera economia e il sistema climatico. Al Pnnl evidenziano che «Questi “modelli di valutazione integrati” sono rappresentativi dell’utilizzo di energia, dell’economia e del clima e il modo in cui questi diversi sistemi interagiscono tra loro. Ognuno dei gruppi ha calcolato le proiezioni a metà secolo».
Due computer models hanno addirittura scoperto che,. Se si rendono in considerazione fattori come le fughe di metano, il gas più economico potrebbe produrre più gas serra. Ma, dato che é i modelli differivano su quella proiezione, è difficile concludere che più gas significhi un peggioramento del problema, una cosa però pare certa: non porterà un miglioramento e che la combinazione delle fughe di metano con la concorrenza fatta dal gas alle energie rinnovabili è un problema. I risultati sono simili a quelli di un precedente studio di Richard Newell , della Duke University e che è stato a capo della Energy Information Administration Usa.
James “Jae”Edmonds, chief scientist al Jgcri – Pnnl dice: «Non sapevamo veramente come sarebbe andato il nostro primo esperimento, ma siamo rimasti sorpresi di quanto poca differenza facesse il gas abbondante per il totale delle emissioni di gas serra, anche se venisse cambiando radicalmente il sistema energetico globale- Quando abbiamo visto in tutti e 5 modeling teams reporting una piccola differenza nel cambiamento climatico, abbiamo capito che eravamo arrivati a qualcosa di grosso».
I cinque diversi modelli forniscono una panoramica completa integrata dell’economia e del sistema Terra. «Sostituendo il carbone con il gas naturale in un modello semplice dovrebbe tagliare le emissioni di gas serra – spiegano ancora i ricercatori – di conseguenza molte persone si aspettavano di vederlo. Ma che inserendo il comportamento di tutta l’economia e come le persone creano e utilizzano energia da tutte le fonti influenza le emissioni in diversi modi: La sostituzione del carbone con il gas naturale ridurrebbe le emissioni di carbonio. Ma grazie al suo basso costo, il gas naturale sostituirebbe anche qualche energia low-carbon, come ad esempio l’energia rinnovabile o nucleare. In generale le modifiche comportano una riduzione minore del previsto a causa della sostituzione con il gas naturale di queste altre fonti low.carbon. In un certo senso, il gas naturale diventerebbe una fetta troppo grande della torta dell’energia. Il gas abbondante naturale, meno costoso, abbasserebbe i prezzi dell’energia su tutta la linea, il che porta le persone ad utilizzare complessivamente più energia. Inoltre, l’energia economica stimola l’economia, il che aumenta a sua volta l’uso complessivo di energia. Di conseguenza, l’intera torta dell’energia diventa più grande. Il componente principale del gas naturale, il metano, è un gas serra più potente del biossido di carbonio. Durante la produzione e distribuzione, parte de metano sfugge inevitabilmente nell’atmosfera. I ricercatori hanno considerato sia le stime alta e bassa per questo cosiddetto metano fuggitivo. Anche al livello più basso, il metano fuggitivo aumenta il cambiamento climatico».
Con questi tre effetti combinati, secondo gli scienziati, «Il sistema energetico mondiale potrebbe subire cambiamenti senza precedenti nella crescita della produzione di gas naturale e modifiche significative ai tipi di energia utilizzati, ma senza ridurre troppo il cambiamento climatico previsto se non verranno messe in atto nuove politiche di mitigazione per sostenere la diffusione di tecnologie energetiche rinnovabili».
Al Dipartimento dell’energia Usa (che finanzia il Jgcri – Pnnl che ha condotto lo studio) dicono che il nuovo studio ignora l’effetto dei cambiamenti delle politiche esistenti e future per incoraggiare le energie rinnovabili. Secondo US Energy Information Administration, dal 2008, l’ elettricità prodotta con l’eolico è triplicata e quella fotovoltaica è più che decuplicata e il portavoce del dipartimento dell’energia, Bill Gibbons, in una e-mail sullo studio inviata alla stampa scrive che «L’amministrazione Obama sta progredendo aggressivamente sulle tecnologie energetiche che contribuiranno a ridurre le emissioni di gas serra. I nuovi risultati di mostrano che è importante avere una politica climatica che vada verso il gas naturale a buon mercato».
Ma Michael Oppenheimer, che si occupa di geoscienza e affari internazionali alla Princeton University, ha sottolineato l’importanza dei cambiamenti politici: «Nessuno dovrebbe accettare il gas naturale come una manna».
McJeon conclude: «Il gas abbondante può avere un sacco di vantaggi: per la crescita economica, l’inquinamento atmosferico locale, la sicurezza energetica, e così via. C’è stata qualche speranza che anche il rallentamento del cambiamento climatico potesse essere uno dei suoi vantaggi, ma questo non si è rivelato il caso».