Caldo e siccità, la nuova normalità del clima in Italia: Snpa, nell’ultimo anno nuovi record

Il ministero dell’Ambiente ha inviato a Bruxelles la proposta integrale del Pniec, ma non è in grado di raggiungere tutti gli obiettivi europei al 2030

[20 Luglio 2023]

«Le caratteristiche del 2022 sono state il caldo, con i nuovi record della temperatura media annuale e della media annuale delle temperature massime e minime giornaliere, e la siccità persistente, che ha investito soprattutto le regioni centro-settentrionali, causando una notevole diminuzione della disponibilità della risorsa idrica e gravi problemi nella sua gestione e uso in diverse regioni».

È questo, in sintesi, il quadro tratteggiato oggi dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), che ha pubblicato il nuovo rapporto Clima in Italia nel 2022.

Un anno di nuovi record climatici negativi, dove l’avanzata del riscaldamento globale si conferma molto più veloce in Italia rispetto alla media internazionale.

«Mentre a scala globale, sulla terraferma, il 2022 è stato il quinto anno più caldo della serie storica, in Italia con un’anomalia media di +1,23 °C rispetto al valore climatologico 1991-2020, il 2022 è risultato l’anno più caldo dal 1961», spiega l’Snpa. Si tratta di una stima che rivede di poco al ribasso quella fornita a inizio anno dal Cnr, che documentava un’anomalia di temperatura ancora superiore (+1,5°C); allargando il quadro temporale di osservazione, il 2022 risulta l’anno più caldo per l’Italia almeno dal 1800.

Un contesto climatico che ha comportato gravi danni per la salute umana, tanto che nei mesi estivi si stima che siano morte oltre 18mila persone nel nostro Paese a causa delle ondate di calore.

Anche per la siccità il 2022 è stato un anno da record: il Snpa stima per l’Italia «una disponibilità annua di 67 km3, che rappresenta il minimo storico dal 1951 a oggi, e delinea una riduzione di circa il 50% rispetto alla disponibilità annua media di risorsa idrica stimata per l’ultimo trentennio climatologico 1991-2020». Al contempo la fusione glaciale 2022 nel settore nord-occidentale delle Alpi è stata «quattro volte più intensa rispetto alla media degli ultimi 20 anni».

Anche in questo caso, guardando più indietro nel tempo è possibile contestualizzare al meglio la portata dei dati: nel 2022 la disponibilità di acqua è diminuita del 20% rispetto al periodo 1921-1950, e – se non metteremo un freno alla crisi climatica tagliando rapidamente le emissioni di gas serra – potremmo perdere un altro 40-90% dell’acqua rimasta entro fine secolo.

La siccità, ovviamente, non ha escluso l’altro lato della medaglia, ovvero le cosiddette bombe d’acqua: entrambi rappresentano fenomeni meteo estremi, che stanno crescendo in frequenza ed intensità a causa della crisi climatica.

Guardando al 2022 il Snpa ricorda in particolare gli «eventi estremi di precipitazione, in alcuni casi eccezionali» che si sono abbattuti lungo lo Stivale, come quello di settembre nelle Marche o gli eventi localizzati in Alto Adriatico e a Ischia a novembre.

In un simile contesto di criticità, il ministero dell’Ambiente ha inviato ieri all’attenzione della Commissione europea il testo integrale della proposta di Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), delineando per il Paese un tragitto che permetterà di raggiungere al 2030 «quasi tutti» i target comunitari su ambiente e clima.

Un ottimismo non condiviso da tutte le principali associazioni ambientaliste italiane, che nei giorni scorsi – a valle del sommario esecutivo del Pniec già inviato a Bruxelles dal ministero – hanno sonoramente bocciato la proposta affermando che «pur dicendo di voler perseguire la decarbonizzazione, prende per buoni molti diversivi per rallentarla».

Un giudizio condiviso dall’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, nello specificare che «la proposta di nuovo Pniec inviata a Bruxelles è poco ambiziosa: punta ad un taglio solo del 45% delle emissioni di gas serra al 2030 (rispetto ad una media europea del 55%) in 40 anni dal 1990, lasciando un altro 45% (per arrivare al 90%) ai successivi 20 anni». Ma la crisi climatica non arriverà nei prossimi decenni in Italia: è già qui.