Cambiamenti climatici da record in Italia, il 2018 è l’anno più caldo da oltre due secoli

Cnr: «Tra i 30 anni più caldi dal 1800 ad oggi, 25 sono successivi al 1990». Eppure il nostro Paese non si sta difendendo adeguatamente

[8 Gennaio 2019]

Per l’Italia l’anno che si è appena concluso è il più caldo da oltre due secoli, segnando così un nuovo record nell’avanzata dei cambiamenti climatici nel nostro Paese. L’ufficialità arriva direttamente dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima, che fa parte del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), e che cura le serie storiche omologate dal 1800 a oggi per temperature e precipitazioni; questo significa che il clima italiano si è surriscaldato come mai prima da almeno 218 anni, un limite temporale dettato solo dal fatto che non sono disponibili dati confrontabili per periodi precedenti.

Con una anomalia di +1.58°C sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000), il 2018 italiano ha superato anche il precedente record del 2015 (+1.44°C sopra la media). «A parte i mesi di febbraio (con un’anomalia negativa) e marzo (in media rispetto al trentennio di riferimento), tutti gli altri dieci mesi del 2018 – spiegano dal Cnr-Isac –  hanno fatto registrare anomalie positive e nove di essi di oltre 1°C rispetto alla media. Particolarmente eccezionali sono stati i mesi di gennaio (il secondo gennaio più caldo dal 1800 ad oggi con una anomalia di +2.37°C rispetto alla media) e aprile (il più caldo di sempre, con un’anomalia di +3.50°C rispetto alla media)».

Quali sono le conclusioni che è possibile trarre da questi dati? Come spiegano dal Cnr «l’anomalia del 2018, se presa in esame singolarmente, non ci permette di trarre conclusioni relativamente alle tendenze in atto; tuttavia, se vista nel contesto degli ultimi 220 anni di storia climatica dell’Italia, è l’ennesima conferma del fatto che siamo in presenza di cambiamenti climatici importanti per il nostro Paese. Significativo è il fatto che, tra i 30 anni più caldi dal 1800 ad oggi, 25 siano successivi al 1990».

E se è vero che «l’eccezionalità del 2018 non ha interessato solo l’Italia», in quanto «l’anno appena concluso è risultato il più caldo da quando sono disponibili osservazioni anche per Francia, Svizzera, Germania e Austria», il nostro si scopre un Paese particolarmente vulnerabile all’avanzata dei cambiamenti climatici, come mostrano anche i 148 eventi climatici estremi (con le loro 32 vittime) censiti da Legambiente nel corso del 2018.

L’Italia sta infatti subendo il riscaldamento globale in misura maggiore di quanto non accada – in media – agli altri Paesi del mondo. L’Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), all’interno del suo ultimo rapporto Gli indicatori del clima in Italia, segnala infatti che l’anomalia delle temperatura media nel 2017 era stata di +1.30°C nel nostro Paese e di +1.20°C a livello globale (rispetto al valore normale di riferimento 1961-1990).

Quella arrivata dal Cnr è dunque solo l’ultima e più cocente conferma: i cambiamenti climatici stanno ormai influenzando stabilmente il nostro Paese, ma ancora non abbiamo messo in campo gli strumenti necessari – sia sul lato del contrasto, sia su quello dell’adattamento – per difenderci efficacemente. Alla luce degli ultimi dati è ancora più urgente l’elaborazione e discussione del Piano nazionale energia e clima, che l’Italia avrebbe dovuto inviare all’attenzione dell’Ue entro il 31 dicembre 2018, ma di cui non c’era traccia fino ad oggi. L’Italia può anche provare a dimenticare i cambiamenti climatici, ma questi non si stanno affatto dimenticando di noi.