Cambiamenti climatici, in Italia non ha mai piovuto così poco (almeno) dal 1800
Cnr: «A partire dal mese di dicembre del 2016 si sono susseguiti mesi quasi sempre in perdita»
[5 Dicembre 2017]
L’Italia come nazione unita neanche esisteva all’inizio del XIX secolo, e i cambiamenti climatici allora non erano certo la prima delle preoccupazioni, ma il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) deve risalire indietro di due secoli – non oltre solo perché è da allora che inizia la disponibilità di dati diffusi e confrontabili – per stabilire che in Italia non ha mai piovuto così poco dal 1800: va al 2017 il poco invidiabile record di anno più siccitoso.
Con novembre si conclude infatti l’anno meteorologico 2017 (dicembre 2016-novembre 2017), e questo «verrà sicuramente ricordato per la pesante siccità che lo ha caratterizzato – spiegano dal Cnr – A partire dal mese di dicembre del 2016 (primo mese dell’anno meteorologico 2017) si sono susseguiti mesi quasi sempre in perdita: fatta eccezione per i mesi di gennaio, settembre e novembre, tutti gli altri hanno fatto registrare un segno negativo, quasi sempre con deficit di oltre il 30% e, in ben sei mesi, di oltre il 50%. A conti fatti, gli accumuli annuali a fine 2017 sono risultati essere di oltre il 30% inferiori alla media del periodo di riferimento 1971-2000, etichettando quest’anno come il più secco dal 1800 ad oggi. Per trovare un anno simile bisogna andare indietro al 1945, anche in quell’anno ci furono 9 mesi su 12 pesantemente sotto media (il deficit fu -29%, quindi leggermente inferiore)».
A cos’è dovuto questo triste record? «Si sono create condizioni che hanno provocato una circolazione atmosferica con persistenza di alte pressioni sul Mediterraneo», spiega oggi il climatologo del Cnr Michele Brunetti sul Corriere della Sera, ma in ogni caso quella del 2017 è «stata un’annata eccezionale all’interno di una tendenza». Ed è proprio quest’ultima ad offrire il marchio più evidente dei cambiamenti climatici in corso, già protagonisti nel nostro Paese.
Con un’anomalia di +1.3°C al di sopra della media del periodo di riferimento convenzionale 1971-2000, per l’Italia il 2017 è stato il quarto anno più caldo della storia, preceduto soltanto dal 2003 (+1.36°C), il 2014 (+1.38°C) e il 2015 (+1.43°C), tutti anni tra loro e a noi vicini, spinti dal riscaldamento globale in corso. Un riscaldamento che è sì globale, ma che proprio in Italia – come ha già spiegato l’Ispra – già oggi è più marcato della media mondiale, influenzando direttamente la vita degli ecosistemi locali e quella dei cittadini.
Come osservano infatti i geomorfologi italiani, in Italia la sequenza dei giorni continui senza precipitazioni è aumentata in media del 15% (del 15-20% sull’Appennino) solo negli ultimi 25 anni, scaricando poi al suolo rovesci potenti e concentrati in grado quei fenomeni di dissesto idrogeologico di cui il nostro Paese è già suo malgrado ricco. Forse non ce ne rendiamo ancora pienamente conto, ma i primi a subire lo scarso impegno messo dall’Italia nella lotta ai cambiamenti climatici – con le emissioni di gas serra nazionali che sono tornate a crescere, come certificato dall’Ispra – siamo proprio noi italiani.
L. A.