Cambiamenti climatici e perdite economiche: quanto rischiano Napoli e le città costiere europee
In 19 citta, 1,2 miliardi di dollari di danni nel 2030 a oltre 40 miliardi entro il 2100
[2 Marzo 2017]
Circa i due terzi delle metropoli della Terra – città con una popolazione di più di 5 milioni di persone – sorgono su zone costiere poco elevate, quindi proteggere queste aree dall’innalzamento del livello del mare è fondamentale sia per salvare vite umane che per proteggere le infrastrutture pubbliche e le proprietà private. Con una popolazione mondiale in crescita vertiginosa, sempre più urbanizzata e che vive vicino alle coste, le città costiere sono le più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici e svolgono un ruolo importantissimo per l’adattamento ai cambiamenti climatci.
Il nuovo studio “Climate Risk Assessment under Uncertainty: An Application to Main European Coastal Cities” pubblicato su Frontiers in Marine Science da Luis Abadie, Elisa Sainz de Murieta e Ibon Gallaraga del BC3 Klima Aldaketa Urkegai (Centro Basco per il cambiamento climatico), valuta i futuri potenziali danni climatici alle principali città costiere europee – compresa Napoli – e ha scoperto che, se le emissioni globali di carbonio continueranno a seguire il trend del peggiore scenario del Cambiamento climatico (RCP8.5) indicato dall’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) «Le perdite economiche complessive annue potranno variare da 1,2 miliardi di dollari nel 2030 a oltre 40 miliardi entro il 2100».
Il rapporto si concentra su 19 grandi città costiere europee, tra cui Istanbul, Rotterdam, Barcellona, Amburgo, Londra, Dublino, Marsiglia, San Pietroburgo, Copenaghen e Napoli e per la metropoli italiana prevede perdite meno elevate che per Istanbul. Napoli si piazza al quartultimo posto, con “solo” 10 milioni di dollari di perdite economiche nel 2030, che saliranno a 52 milioni $ nel 2050, a 128 milioni $ nel 2070 e a 290 milioni $ nel 2100.
Per la prima volta, gli autori del raporto hanno adattato i loro metodi di modellizzazione all’incertezza ben nota di settori come l’economia finanziaria ed hanno applicato con successo alle città scelte i cosiddetti “tail events” e i loro possibili impatti. Secondo i ricercatori, «I risultati dello studio dimostrano che, nonostante la loro bassa probabilità di accadimento l’enorme portata del danno che possono causare i tail events significa che devono essere attentamente valutati nell’analisi della vulnerabilità costiera».
Secondo il peggior scenario Ipcc, già nel 2030, Rotterdam avrebbe danni enormi, con perdite economiche annue per quasi 240 milioni di dollari, seguita da Istanbul (201 milioni $), San Pietroburgo (106 milioni) e Lisbona (65 milioni $). Entro il 2100 Istanbul potrebbe subire danni economici per quasi 10 miliardi di dollari, la città portuale ucraina di Odessa potrebbe perdere 6,5 miliardi $ all’anno, Rotterdam 5,5 miliardi. Glasgow e Dublino potrebbero arrivare a circa 1,5 miliardi di dollari.
Il rapporto ammonisce i decisori politici locali, regionali a non accontentarsi degli approcci tradizionali per calcolare gli impatti climatici, ma «invece di cercare di introdurre la valutazioni del rischio in condizioni di incertezza nei loro processi decisionali». Gli autori sono convinti che, se si vogliono evitare gravissimi danni e importanti perdite economiche, nel prossimo futuro bisognerà riallineare in ogni città il livello di rischio reale con l’avversione al rischio dei decisori politici, per attuare al più presto le necessarie misure di adattamento.