Accordo Italia - Alleanza dei piccoli Stati insulari per formare giovani negoziatori climatici
Cambiamento climatico, Bustreo (Oms): «Fra il 2030 e il 2050 circa 250.000 morti in più ogni anno»
Galletti: «E’ tempo di passare all’azione e alla definizione di obiettivi e linee guida chiari»
[15 Novembre 2016]
La candidata dall’Italia alla direzione generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Flavia Bustreo, attualmente vice direttrice generale salute della famiglia, delle donne e dei bambini dell’Oms, ha lanciato un forte allarme alla Co22 Unfccc di Marrakech: «Il cambiamento climatico provocherà ogni anno 250 mila morti in più a causa di malaria e diarrea, stress da caldo e malnutrizione, soprattutto tra i bambini, le donne e tra la popolazione povera più vulnerabile. Quasi 7 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento dell’aria, provocato soprattutto dall’insostenibilità del sistema dei trasporti e dalle fonti di energia domestica che contribuiscono, direttamente o indirettamente, al cambiamento climatico. Dell’insieme delle malattie trasmissibili e non trasmissibili come ictus, ischemie, diarrea e tumori, quasi un quarto è attribuibile a fattori di rischio ambientale modificabili».
La Bustrero ha sottolineati che «A essere particolarmente colpiti dai fattori ambientali e dagli effetti del cambiamento climatico sono molto spesso i soggetti più vulnerabili, inclusi donne e bambini. Un esempio di stretta correlazione tra il cambiamento dei vettori che trasmettono malattie infettive e la salute materna ed infantile, è stata la recente epidemia Zika, molto probabilmente legata a un cambiamento climatico nei Paesi. E ancora, le zanzare vettori di malaria oggi sopravvivono ad altezze sul livello del mare molto più elevate rispetto a dieci anni fa, come gli altopiani dell’Etiopia e del Kenya, dove la malaria non era più presente da molti anni».
Ma l’esponente italiana dell’Oms, che ha anche partecipato all’evento organizzato dall’Unione Interparlamentare in occasione di Cop22 al quale hanno partecipato parlamentari da più di 50 Paesi, compresa una delegazione dall’Italia, ha ricordato che «nonostante siano sempre più forti le prove degli effetti che i fattori di rischio ambientali hanno sulla salute, l’azione politica e gli investimenti necessari ad affrontare su larga scala queste sfide non sono ancora sufficienti. Nei paesi sviluppati solo il 3% degli investimenti sanitari è destinato alla prevenzione, contro il 97% speso per cure e trattamenti, con un conseguente aumento dei costi sanitari in tutto il mondo. Siamo ancora in tempo per mettere in pratica azioni concrete. L’Accordo di Parigi adottato il 12 Dicembre dell’anno scorso segna l’inizio di una nuova era nella risposta globale ai cambiamenti climatici. Il mondo si è finalmente dotato di un accordo globale sui cambiamenti climatici che riconosce la connessione tra ambiente e salute e il diritto alla salute. Proprio il diritto alla salute deve essere ora il motore di azione dei governi nell’implementazione dell’Accordo».
La Bustreo conclude: «L’accordo di Parigi non solo stabilisce l’obiettivo di limitare l’incremento del riscaldamento globale a meno di 2 gradi Celsius. Questo obiettivo è stato definito come ambizioso ed equilibrato e rappresenta una svolta storica nell’obiettivo di ridurre il riscaldamento globale. Con l’accordo di Parigi, i Paesi si impegnano non solo in termini di strategie di mitigazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici, ma anche di adattamento. Questo comporta l’implementazione di piani che mirano anche a proteggere la salute dell’uomo da fenomeni legati ai cambiamento climatici quali inondazioni, siccità, la degradazione delle acque, la sicurezza alimentare. Impegna inoltre la comunità internazionale ad una attenzione ai Paesi particolarmente vulnerabili ai rischi ambientali. Le stesse misure che sono necessarie per promuovere la sostenibilità, come l’abbassamento delle emissioni di carbonio, ad esempio attraverso sistemi di trasporto più sostenibili, l’utilizzo di fonti di energia più pulite e una migliore gestione dei rischi ambientali, sarebbero notevolmente vantaggiose per la salute pubblica e contribuirebbero a ridurre ad esempio i più di 6.5 milioni di morti attribuibili all’inquinamento atmosferico in tutto il mondo ogni anno».
All’evento organizzato dall’Unione Interparlamentare, in rappresentanza dell’Italia, è intervenuto anche il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, che ha illustrato l’impegno del nostro Paese su questi temi: «Dopo la finalizzazione di questo storico accordo è ora tempo di passare all’azione e alla definizione di obiettivi e linee guida chiari per la realizzazione degli impegni presi da parte dei Paesi. Il concetto di “accountability” è cruciale nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Tutti i Paesi del mondo hanno un ruolo da giocare, e l’Italia è in prima fila non solo nella realizzazione di questo cambiamento, ma anche nell’affermazione e tutela del diritto alla salute come correlato ai rischi ambientali, e si farà portavoce di questo principio in questi giorni a Marrakech, cosi come in occasione del prossimo G7 a guida Italiana».
Per dimostrare il suo impegno il ministero dell’ambiente ha siglato alla Cop22 di Marrakech un accordo con l’Alleanza dei piccoli Stati insulari (Aosis), che riunisce 44 stati, di cui 39 membri dell’Onu, per un progetto di formazione per giovani negoziatori sul clima provenienti dalle piccole isole: «L’obiettivo è creare capacità nell’ambito dei negoziati internazionali, con particolare attenzione a temi come gli Oceani, i cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile, l’attuazione dell’accordo di Parigi e dell’Agenda 2030.
«Questo progetto – ha spiegato il ministro Galletti – va nella direzione di quel trasferimento di conoscenze che è necessario alle piccole isole per affrontare gli obiettivi climatici. Da tempo abbiamo avviato interventi di cooperazione bilaterale molto forti con le piccole isole del Pacifico e caraibiche, per interventi mirati sull’efficientamento energetico, sullo sviluppo delle rinnovabili, sulla gestione delle acque e la depurazione e sulla gestione dei rifiuti. Non basta il trasferimento di risorse, serve lavorare anche sul rafforzamento delle competenze. Siamo a Marrakech per dare continuità e seguito, con maggior forza, a quello che abbiamo stabilito lo scorso anno a Parigi. Abbiamo davanti discussioni molto importanti per definire i dettagli sul monitoraggio e sui controlli che ci sono da fare. Anche questa è una tappa importante verso l’entrata in vigore a pieno regime delle politiche contro i cambiamenti climatici. In Italia – chiude Galletti – abbiamo già lavorato molto in direzione dell’intesa raggiunta alla Cop21».