Carbon tax, l’Australia l’ha eliminata per le donne-casalinghe. Gaffe del premier
Abbott: «È la miglior cosa fatta per loro nel 2014». Le australiane non la prendono bene
[23 Dicembre 2014]
Tony Abbott, il primo ministro liberaldemocratico dell’Australia, è un noto eco scettico. Anche alla deludente Conferenza delle parti dell’United Nations Framework Convention on Climate Change di Lima si è dato molto da fare per contrastare il Green Climate Fund, il meccanismo globale per finanziare lo sviluppo di energia pulita e per “sterilizzare” e diminuire gli incentivi per l’adattamento e la resilienza al cambiamen to climatico. Ma il 22 dicembre ne ha combinata una davvero grossa, scatenando le ire delle donne australiane: è andato in TV al Today Show di Nine per spiegare il rimpasto del suo governo e, rispondendo alla domanda del conduttore su quale fosse stato quest’anno il suo più grande successo come ministro per le donne, ha detto che è stata l’abrogazione della carbon tax. Non pago, l’ha spiegata così: «Beh, sai, è molto importante per fare la cosa giusta per le famiglie e le casalinghe. Come molti di noi sanno, le donne sono particolarmente concentrate sul bilancio familiare e l’abrogazione della tassa sul carbonio significa un 550 dollari [australiani] di benefit all’anno anno per la famiglia media».
Su Twitter e Facebook è successo di tutto e le donne australiane – che Abbott considera ancora casalinghe anni ’50 – gli hanno fatto inusuali auguri di Natale e buon anno che cominciano dal mandarlo a quel Paese e vanno avanti con un umorismo caustico che il misogino leader conservatore difficilmente capirà. Infatti Abbott ha sempre avuto problemi con l’elettorato femminile, tanto che si è autonominato Minister for Women solo per dimostrare che si interessa alle questioni femminili. Nel febbraio 2010 Abbott aveva già fatto arrabbiare le australiane quando aveva spiegato il perché voleva abolire – come poi ha fatto – l’Emissions trading scheme voluto dai laburisti e dai verdi: «Ciò di cui le massaie dell’Australia hanno bisogno è di capire di capire come fanno a stirare e se le loro bollette salgono».
Le donne australiane, anche questa volta, e sui social media è un fiorire di indignazione e lazzi contro il premier e Minister for Women che dovrebbe fargli capire che le donne non sono solo casalinghe felici o disperate con il loro ferro da stiro. Una reazione evidentemente inattesa dai liberaldemocratici, tanto che è dovuta scendere in campo a difesa di Abbott la ministro degli esteri dell’Australia Julie Bishop, una delle poche donne del governo di centro-destra, che ha cercato di tappare la falla con una serie di luoghi comuni: «La politica delle donne è la politica di tutti» e «Ciò che è buono per le donne è un bene per la comunità in generale. Sbarazzarsi del carbon tax ha fatto sì che le bollette elettriche delle famiglie si siano ridotte, il che ci rende più competitivi a livello internazionale». Cosa tra l’altro non vera perché il calo dei prezzi dei combustibili fossili sta tagliando le gambe all’industria mineraria ed energetica, la lobby che è dietro l’abolizione della carbon tax.
Fino al rimpasto di governo, la Bishop era l’unica donna di prima fila dell’esecutivo, ora si è aggiunta Sussan Ley come ministro della salute, Mentre Kelly O’Dwyer è diventata “sottosegretaria” al tesoro e Karen Andrews all’industria ed alla scienza. Ma la coalizione neoconservatrice di Abbott è la prima in quasi 40 anni a non aver nominato un ministro alla condizione delle donne o alle questioni femminili.
Rispondendo poi ad una domanda di Sunrise se fosse imbarazzato per lo scarso livello di rappresentanza femminile nel governo, Abbott si e difeso dicendo: «In effetti abbiamo sette donne sul frontbench. Abbiamo due ministri, due ministry ministers e tre segretarie parlamentari, se si guarda bene, ci sono donne nei corridoi del potere. Sarà sempre più così. La sfida per tutti noi è quello di avere più donne nella vita pubblica, più donne in parlamento, una volta che avremo più donne in Parlamento avremo più donne nei ministeri e più donne nel gabinetto». Peccato che se ci sono così poche donne nel suo Partito la colpa sia delle liste e della selezione del personale politico fatta da Abbott e dai liberaldemocratici…
La leader degli Australian Greens, Christine Milne, ha detto che «Abbott è stato un disastro, come ministro per le donne» e che ha assunto quell’incarico «per assicurarsi che non ci siano passi avanti per le donne in Australia. Mente ha fatto di tutto per minare la carbon tax, il suo governo ha anche minato i servizi per le donne, come l’assistenza legale nei casi di violenza domestica ed il sostegno ai senzatetto. Tanto valeva che dicesse che con l’abolizione del carbon price è stato in grado di dare alle donne più soldi per comprare un nuovo ferro e rimanere a casa più spesso a stirare. La vera questione è che le donne nella società non sono solo e donne in famiglia. Il vero problema è che a quel ministero avrebbe dovuto metterci una donna. E’ quasi come se lui avesse quel portafoglio solo per assicurarsi che non ci siano passi avanti per le donne in Australia»
Michelle Rowland, ministro ombra laburista alla cittadinanza ed al multiculturalismo, ha detto che le dichiarazioni di Abbott al Today Show dimostrano che non ha nessuna prospettiva sulle questioni femminili: «Dovrebbe parlare di come perseguire l’equità salariale, aiutando le donne ad aumentare la partecipazione alle istituzioni educative, o a migliorare i loro ruoli nel settore privato, per esempio».