L’Italia deve promuovere un Piano Bergoglio per l’Africa, diventare hub europeo delle rinnovabili e realizzare un piano nazionale per l’innovazione produttiva e l’economia circolare

Ciafani confermato presidente di Legambiente. Zampetti resta direttore generale

Legambiente alla Meloni: nella lotta alla crisi climatica vincere lentamente equivale a perdere. Surreale parlare di Piano Mattei e del ritorno del nucleare

[4 Dicembre 2023]

Il XII Congresso nazionale di Legambiente dal titolo “L’Italia in Cantiere” che si è svolto dall’1 al 3 dicembre a Roma e aò quale hanno partecipato 800 delegati provenienti da tutta Italia e oltre 100 ospiti esterni, ha confermato Stefano Ciafani presidente e Giorgio Zampetti direttore generale del Cigno Verde per i prossimi 4 anni e con loro anche Nunzio Cirino Groccia, amministratore, Serena Carpentieri, vicedirettrice, e Vanessa Pallucchi vicepresidente. Sono stati confermati anche Daniela Ciancimino, Diego Aravini e Stefano Bigliazzi, rispettivamente avvocati del foro di Agrigento, Roma e Genova, come Copresidenti nazionali dei Centri di Azione Giuridica “Ce.A.G” di Legambiente, e Francesco Dodaro, avvocato del foro di Cosenza nel ruolo di Coordinatore Nazionale.

Un gruppo dirigente che nei prossimi 4 anni lavorerà nei prossimi anni per consolidare i 10 pilastri della transizione ecologica made in Italy: rivoluzione energetica; economia circolare; mobilità sostenibile; agroecologia; inquinamento e riconversione industriale; adattamento alla crisi climatica; rigenerazione urbana e periferie; giovani, università e scuola; aree protette e biodiversità; lotta all’illegalità) con i 30 obiettivi definiti dai gruppi di lavoro del Congresso. Proseguirà anche la campagna itinerante “I cantieri della transizione ecologica” con la quale Legambiente ha già mappato 112 impianti, progetti e buone pratiche che coniugano già innovazione e sostenibilità.

Inoltre, in vista delle prossime elezioni europee del giugno 2024, l’associazione ambientalista ha annunciato che si impegnerà a sostegno di un “Nuovo Green Deal Europeo”, in grado di coniugare ambiziose politiche di coesione sociale, in sinergia con altrettanto ambiziose politiche ambientali, climatiche ed energetiche. E su questo Ciafani ha cominciato inviando un messaggio alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al suo Governo: «La transizione ecologica deve essere fatta bene e velocemente. Surreale e insensato parlare di Piano Mattei, ritorno del nucleare e Ponte sullo stretto di Messina. Il paese ha bisogno di risposte immediate e convenienti per cittadini e aziende: serve un Piano Bergoglio per l’Africa seguendo quanto detto dal Papa sulla lotta planetaria alla crisi climatica, occorre far diventare l’Italia un hub europeo delle rinnovabili velocizzando iter, diffusione e realizzazione degli impianti a fonti pulite, occorre mettere in pratica un piano nazionale per l’innovazione produttiva in tutti i settori e per l’economia circolare, realizzando mille nuovi impianti di riciclo sul territorio».

Sono queste per Legambiente  «Le priorità per accelerare in prima battuta in Italia la transizione ecologica, senza però dimenticare l’urgenza di approvare le riforme legislative che ancora mancano all’appello – come, ad esempio, la legge contro il consumo di suolo e per la rigenerazione urbana, i decreti attuativi su rinnovabili e su agricoltura biologica, le norme per una lotta più efficace contro l’abusivismo edilizio, per l’inserimento dei delitti agroalimentari e contro gli animali nel Codice penale) – e promuovere una nuova stagione di partecipazione e controlli ambientali per prevenire le contestazioni territoriali e i rischi di infiltrazione criminale negli appalti pubblici, e per lo sviluppo di aree protette e la tutela della biodiversità».

E Legambiente è tornata anche sulla questione nucleare, sulla quale ieri si è espresso anche l’ex ministro Cingolani parlando del nucleare come di una scelta corretta per il futuro. Legambiente risponde a cingolani, Salvini e a tutti i vetero e neo nuclearisti e i sovranisti e populisti che vogliono cancellare i risultati di due referendum che «Il nucleare è una forma di produzione elettrica in via di estinzione a causa dei tradizionali problemi irrisolti e degli elevatissimi costi che l’hanno estromessa dal mercato a livello mondiale, come ci indicano chiaramente tutti i dati anche di fonte industriale. L’unica cosa da fare con urgenza è realizzare il deposito unico per lo smaltimento definitivo delle scorie a media e bassa attività, restando dentro al percorso della Carta nazionale delle aree idonee, senza colpi di mano o autocandidature, mentre quelle poche volumetrie ad alta attività possono essere smaltite nel deposito internazionale previsto dalla direttiva europea».

Ciafani ha ribadito che «Nella lotta alla crisi climatica vincere lentamente equivale a perdere, e oggi ci sono ancora troppi rallentatori che pongono ostacoli. L’Italia questa sfida epocale la deve vincere spingendo il piede sull’acceleratore, per questo la transizione ecologica deve essere fatta bene e velocemente, come fanno già i protagonisti della nostra campagna sui cantieri della transizione ecologica. Serve una nuova stagione di riforme ambientali, politiche climatiche più coraggiose, a partire dalla graduale dismissione delle fonti fossili come abbiamo ribadito nei giorni scorsi con la manifestazione in nome del clima organizzata sotto la sede dell’ENI, all’Eur. L’Italia non perda altro tempo, lavori sulle priorità ambientali che servono per accelerare il processo di decarbonizzazione. Ce lo chiede il Pianeta, lo evidenziano i bilanci di famiglie e aziende, ce lo impone la crisi climatica che avanza in modo drammatico anche nel nostro Paese. Nei prossimi anni la nostra associazione svolgerà il ruolo di capocantiere insieme alle istituzioni, alle imprese, al mondo del lavoro, della ricerca e dei media e delle associazioni più coraggiose e coerenti, per completare la rivoluzione della decarbonizzazione italiana».

Zampetti ha concluso: «Affrontare la crisi climatica ecessita oggi di coraggio, coerenza e concretezza della nostra azione, a tutti i livelli dell’articolazione associativa. Requisiti questi indispensabili per accelerare la realizzazione della transizione ecologica. Indugiare in questa fase significa semplicemente perdere la sfida della conversione ecologica che dobbiamo declinare su tutti i nostri territori».