Cina: la società moderatamente prospera di Xi Jinping e i cantieri chiusi a Jinan
E’ come se venissero fermati per inquinamento i lavori in tutte le grandi città italiane
[19 Ottobre 2017]
Ieri il presidente delle Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, ha aperto il XIX congresso del Partito comunista cinese (Pcc) chiedendo ai 2.300 delegati che rappresentano 89 milioni di iscritti di lavorare per «Assicurare una vittoria decisiva nella costruzione di una società moderatamente prospera in tutti gli aspetti e ad operare in vista di un grande successo del socialismo alla cinese per una nuova era».
Ma la Cina, a 96 anni dalla fondazione del Pcc, è una società sicuramente più ricca ma altrettanto sicuramente più ingiusta di quella sognata da Mao durante la Lunga Marcia. Il socialismo si è trasformato in un capitalismo predatorio di Stato, governato con pugno di ferro da un Partito che di comunista ha mantenuto solo gli orpelli ideologici, le bandiere e la struttura organizzativa e di potere maoista-leninista.
Quella che doveva essere l’avanguardia del proletariato, il Partito che doveva dare il potere a contadini e operai, si è trasformato in un esercito di tecnocrati che, abbandonata la divisa maoista, girano in giacca e cravatta il mondo come piazzisti della nuova potenza economica cinese. Una mutazione genetica che ha reso la corruzione la principale malattia del Partito comunista e – quindi – della società cinese.
Quanto alla creazione di una società moderatamente prospera Xi sa bene che si potrà realizzare solo se la Cina riuscirà a chiudere i conti con i disastri ambientali (e sociali) creati dalla crescita sfrenata che era scappata di mano al PCC. Lo sa così bene che, approfittando dell’uscita degli Usa di Trump dall’Accordo di Parigi e dell’ecoscetticismo ideologico della neodestra statunitense, la Cina si propone – e di fatto lo è già – come leader della green economy.
Ma la realtà in Cina è molto diversa dalle ambizioni e dagli auspici che risuonano al congresso comunista. Proprio alla vigilia del Congresso del Pcc che riconfermerà Xi alla guida del Paese, l’agenzia ufficiale Xinhua raccontava cosa sta succedendo a Jinan una città di oltre 7 milioni di abitanti – abbastanza piccola per gli standard cinesi – capoluogo della provincia costiera dello Shandong. Il Comitato della costruzione urbana e rurale della municipalità di Jinan ha deciso di chiudere la maggior parte dei cantieri edili fino a nuovo ordine. E’ come se venissero fermati i lavori in tutte le grandi città italiane per inquinamento. Intanto da noi si cincischia ancora con le domeniche ecologiche…
Xinhua spiega che nell’ordinanza si afferma che «Questa decisione ha l’obiettivo di ridurre l’inquinamento nei prossimi mesi» e aggiunge che «Solo un piccolo numero di cantieri saranno esentati, come il progetto di costruzione della metropolitana».
Probabilmente il Congresso del Partito comunista ha qualcosa a che vedere con questa drastica decisione. Il nord della Cina è sotto pressione perché raggiunga” l’obiettivo dell’aria pura”, soprattutto l’inverno, quando, a partire da metà novembre, lo smog venefico raggiunge livelli tossici ed entrano in funzione i sistemi di riscaldamento, spesso ancora a carbone.