L'appello dei geologi
Clima, la lezione della Toscana per la Cop21 di Parigi: più geotermia, meno CO2
In Regione ogni anno l'utilizzo di questa risorsa rinnovabile evita l'emissione di 4.000.000 di tonnellate di gas serra
[3 Dicembre 2015]
Nel suo discorso d’apertura alla Cop21, la Conferenza Onu sul clima che si sta svolgendo a Parigi, il premier Matteo Renzi ha messo la geotermia in cima alla lista dei vanti italiani in fatto di energia sostenibile, ricordando come il nostro Paese in questo campo sia «leader mondiale». Restringendo il campo d’osservazione, questo è ancor più vero per la Toscana: buona parte del territorio nazionale si presta allo sviluppo della risorsa geotermica, ma è nella nostra Regione – a Larderello – che tutto è iniziato. Qui è stato realizzato per la prima volta al mondo un impianto industriale per la produzione di energia elettrica utilizzando la forza della geotermia, e le conoscenze accresciutesi nel tempo ci rendono ancora un punto di riferimento a livello globale.
Maria Teresa Fagioli, presidente dell’Ordine dei geologi della Toscana, rivolge oggi un appello alla Cop21, che va avanti con l’obiettivo di frenare la corsa dei cambiamenti climatici: guardate la Toscana. «Chissà se i grandi della terra – dichiara Fagioli –, riuniti a Parigi, si degneranno di dare a questa grande risorsa, il calore sotterraneo, il peso che merita. Fotovoltaico ed eolico sono fonti energetiche importanti ma quando il sole o il vento non ci sono si rimane in panne; l’energia tratta dal sottosuolo non ci abbandona mai, è solo questione di gestirne bene l’accumulo».
Il contributo che già oggi l’utilizzo della geotermia dà al territorio toscano, sia in termini di approvvigionamento energetico sia tagliando l’emissione di gas climalteranti, è assai rilevante. Come ha recentemente ricordato il direttore generale del Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche (Cosvig), Sergio Chiacchella, «ogni anno grazie alla geotermia presente in Toscana, vengono risparmiate oltre 1.200.000 tonnellate di petrolio equivalente, 4.000.000 di tonnellate di CO2, e circa 1.700 persone – direttamente o indirettamente – lavorano grazie alla geotermia, e oltre 6.000 famiglie godono dei benefici del teleriscaldamento».
«La geotermia – rimarca oggi la presidente Fagioli – potrebbe far risparmiare all’umanità una fetta non trascurabile delle emissioni nocive in atmosfera», sottolineando due diversi tipi di sviluppi tecnologici, entrambi già perseguibili. Per quanto riguarda «la prima categoria, più nota e vistosa (vulcani, soffioni, geyser), ha la possibilità di venir impiegata per produrre energia elettrica e per tutte le attività umane per le quali serve acqua bollente: in alternativa, si bruciano combustibili. Ha bisogno, per funzionare, di situazioni geologiche speciali e rare, di investimenti cospicui ed ha generato in passato giustificate preoccupazioni, ma non per questo è da buttare. La ricetta è conoscere e progettare bene: è possibile farlo, lo si deve fare». Poi c’è «la seconda categoria che è forse più interessante, perché a differenza della prima, è disponibile pressoché ovunque, ed è accessibile a chiunque a costi “familiari”. Si tratta del calore solare che si accumula nel sottosuolo in prossimità della superficie, e che può essere estratto a “costo ambientale zero”. Per farlo, si impiegano le cosiddette ”sonde geotermiche” accoppiate a delle speciali e molto economiche, macchine capaci di strizzare fuori il calore anche da fonti appena tiepide: le cosiddette “pompe di calore”». Il sottosuolo può infine essere utilizzato anche come serbatoio per immagazzinare calore. Proprio per «evitare di sovrasfruttarlo, è pure possibile reimmettere intenzionalmente il calore nel sottosuolo, quando ad esempio in estate, in superficie ne abbiamo in abbondanza, anzi, talvolta in eccesso. Insomma il sottosuolo si può utilizzare come magazzino del calore».
Per le attività umane l’approvvigionamento di energia è un fattore vitale, nel senso più proprio del termine. Consapevoli che l’impatto zero sull’ambiente non esiste, è possibile però fare una scelta: fonti fossili o rinnovabili? «Pensiamoci tutti – conclude Fagioli – quando sentiamo disprezzare la geotermia, vuoi quella dei soffioni e delle centrali elettriche, vuoi quella “sotto casa” che consentirebbe a tutti di scaldarsi casa, ufficio, fabbrica senza bruciare più nemmeno un litro di petrolio né un chilo di carbone a tale scopo».
L. A.