Climate ambition summit: l’umanità ha aperto le porte dell’inferno

Sale la rabbia, bisogna ricostruire la fiducia con la giustizia climatica

[21 Settembre 2023]

Intervenendo al primo Climate ambition summit tenutosi a New York, il segretario generale dell’Onu, Antóniuo Guterres, ha ricordato che «la nostra attenzione qui è rivolta alle soluzioni climatiche – e il nostro compito è urgente. L’umanità ha aperto le porte dell’inferno. Il caldo terribile ha effetti terribili. Gli agricoltori sconvolti vedono i loro raccolti spazzati via dalle inondazioni, le temperature torride causano malattie e migliaia di persone fuggono spaventate mentre infuriano gli incendi storici. L’azione climatica è sproporzionata rispetto alla portata della sfida futura. Se non cambia nulla, andremo verso un aumento della temperatura di 2,8 gradi, verso un mondo pericoloso e instabile».

Ma Guterres ha evidenziato che «il futuro non si decide in anticipo. Sarà scritto dai leader che siete. Possiamo ancora limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi. Possiamo ancora costruire un mondo di aria pulita, posti di lavoro verdi ed energia pulita e conveniente per tutti».

Per il capo dell’Onu «la strada da seguire è chiara. È stata aperta da combattenti e pionieri, molti dei quali sono tra noi oggi: attivisti che rifiutano di essere messi a tacere, membri dei popoli indigeni che difendono le loro terre dai fenomeni climatici estremi, CEO che trasformano i loro modelli di business e donatori che finanziano una transizione giusta, sindaci che stanno andando verso un futuro zero-carbon e governi che lavorano per eliminare gradualmente i combustibili fossili e proteggere le popolazioni vulnerabili. Ma se vogliamo rispettare il limite di 1,5 gradi e proteggerci da eventi meteorologici estremi, i paladini del clima, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, hanno bisogno di solidarietà, hanno bisogno di sostegno e hanno bisogno che i leader di tutto il mondo agiscano».

Per Guterres prima di tutto bisogna agire per ridurre le emissioni: «La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili è in corso, ma siamo in ritardo di decenni. Dobbiamo recuperare il tempo perduto a causa delle esitazioni, dei patti e della palese avidità dei vecchi interessi che guadagnano miliardi dai combustibili fossili. Il Climate Solidarity Pact che sto proponendo sollecita i principali emettitori – che hanno beneficiato maggiormente dei combustibili fossili – a compiere ulteriori sforzi per ridurre le loro emissioni, e i Paesi ricchi a sostenere le economie emergenti in questo percorso. L’Acceleration Agenda che ho proposto invita i governi ad accelerare il ritmo, in modo che i Paesi sviluppati raggiungano le emissioni net zero il più vicino possibile al 2040 e le economie emergenti il ​​più vicino possibile al 2050. Invita inoltre i Paesi ad attuare una transizione energetica adeguata, giusta ed equa, fornendo al contempo elettricità a prezzi accessibili per tutti: mettendo in atto piani affidabili di uscita dal carbone entro il 2030 per i Paesi Ocse ed entro il 2040 per il resto del mondo, ponendo fine ai sussidi ai combustibili fossili, che secondo le stime del FMI hanno raggiunto l’incredibile cifra di 7 trilioni di dollari nel 2022, e fissando obiettivi ambiziosi in materia di energia rinnovabile coerenti con il limite di 1,5 gradi Celsius».

Rispondendo all’appello di Guterres, il presidente del Kenya William Ruto, che ha recentemente ospitato l’Africa climate summit, ha parlato dell’enorme potenziale dell’Africa: «Datoci il necessario sostegno finanziario, con circa il 30% delle risorse minerarie mondiali e una vasta biodiversità, è in grado di realizzare una produzione globale verde su larga scala. A differenza di altre regioni, l’Africa non deve scegliere tra soddisfare la nuova domanda e decarbonizzare le capacità esistenti, perché la nostra capacità attuale è molto bassa. Il continente può passare con un salto al paradigma industriale completamente verde».

I finanziamenti e la giustizia ambientale sono stati temi ricorrenti nel dibattito al Climate ambition summit e Lidy Nacpil, coordinatrice del Asian people’s movement on debt and development, una Ong che sostiene la transizione verso le energie rinnovabili, ha evidenziato che «sono necessari nuovi accordi per effettuare il cambiamento, senza scappatoie o scuse. Per raggiungere lo “zero reale” entro il 2050 sono necessari un trattato internazionale sulla non proliferazione dei combustibili fossili e un piano globale di eliminazione progressiva. Noi, popoli del Sud del mondo, non chiediamo aiuti o assistenza. La finanza climatica è un obbligo e una parte della riparazione per danni e ingiustizie storici e continui. E’ il diritto non solo a sopravvivere, ma a costruire una casa e un futuro migliori per i nostri figli».

I Paesi sviluppati presenti al vertice (disertato dai più importanti leader mondiali)  hanno affermato di essere pronti a contribuire con la loro giusta quota. Il presidente austriaco Alexander Van der Bellen, ad esempio, ha annunciato 220 milioni di euro in più per affrontare il cambiamento climatico tra il 2023 e il 2026 e ha spiegato che «50 milioni di euro saranno utilizzati per sostenere programmi e progetti legati alle perdite e ai danni. L’Austria aumenterà inoltre di un quarto il suo contributo al  Green Climate Fund, per un totale di 160 milioni di euro. Tuttavia, non possiamo riscattarci dalla crisi climatica. Dobbiamo ridurre le emissioni in casa. Il mio Paese punta a raggiungere l’ obiettivo net zero entro il 2040».

I partecipanti al Summit hanno poi tenuto una  sessione speciale per discutere la questione spinosa ma cruciale delle  perdite e dei danni .

Il segretario generale dell’Onu ha fatto notare che «la mia Acceleration Agenda chiede anche giustizia climatica. Molti dei Paesi più poveri hanno tutto il diritto di essere arrabbiati. Arrabbiati perché sono i più colpiti da una crisi climatica che non hanno contribuito a creare. Arrabbiato perché i finanziamenti promessi non si sono concretizzati. Arrabbiati perché i loro costi di finanziamento sono astronomici. Abbiamo bisogno di una trasformazione per ripristinare la fiducia. Gli Stati devono spingere il sistema finanziario globale a sostenere l’azione per il clima. Questo richiede la fissazione di un prezzo sul carbonio e la revisione completa dei modelli di business delle banche multilaterali di sviluppo in modo che possano mobilitare una quantità significativamente maggiore di fondi privati, a un costo ragionevole per i Paesi in via di sviluppo. Tutte le parti devono rendere operativo il Loss and damage fund alla COP28. I Paesi sviluppati devono rispettare l’impegno di 100 miliardi di dollari, ricostituire il Green climate fund e raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento. E tutti devono essere protetti da un sistema di allarme rapido entro il 2027, attraverso l’attuazione del piano d’azione lanciato l’anno scorso. Allo stesso tempo, la mia Accelerator Agenda invita le imprese e le istituzioni finanziarie a impegnarsi per raggiungere traiettorie a emissioni net zero».

In questo senso, l’Italia ha dato un piccolo contributo:  il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) ha finanziato con di oltre due milioni di euro la realizzazione di un Centro per la gestione delle emergenze climatiche a Saint Lucia, un piccolo Stato insulare dei Caraibi, realizzato con e-GEOS (ASI/Telespazio) e operativo dal 19 settembre. Il Mase spiega che «il nuovo Centro, operato dal Saint Lucia meteorological services – SLUMET- rafforzerà la capacità di allerta in caso di eventi climatici estremi delle autorità locali per la protezione della popolazione e delle infrastrutture, fornendo una rapida valutazione sia prima che a seguito dei danni post evento».

Guterres ha denunciato che «promesse dubbie hanno tradito la fiducia dell’opinione pubblica. Alcune compagnie hanno addirittura tentato di bloccare la transizione verso la carbon neutrality, utilizzando la loro ricchezza e influenza per ritardare, deviare e ingannare: è vergognoso. Le imprese veramente sincere devono sviluppare piani di transizione giusti che riducano in modo credibile le emissioni e garantiscano la giustizia climatica, in linea con le raccomandazioni del mio High-Level Expert Group».

Guterres ha concluso: «Il futuro dell’umanità è nelle vostre mani, nelle nostre mani. Un vertice non cambierà il mondo. Ma oggi può essere un momento potente per ripristinare la credibilità, dare l’esempio e creare uno slancio su cui costruire nei mesi a venire, in particolare alla COP. Possiamo – e dobbiamo – cambiare marcia. Passare dai piani all’azione. E invertire la tendenza».