Il nuovo studio dell’university of North Carolina
CO2 e salute umana: tagliare le emissioni salverebbe milioni di vite
I costi per le spese sanitarie supereranno quelli per ridurre il global warming
[24 Settembre 2013]
Lo studio Co-benefits of mitigating global greenhouse gas emissions for future air quality and human health, pubblicato, su Nature Climate Change, riporta la discussione sul riscaldamento globale saldamente coi piedi per terra: a rischio è soltanto la salute del pianeta ma, ovviamente, anche la nostra. E per vari motivi. Ad esempio? «Le azioni di riduzione di gas serra (GHG) – si legge nella ricerca – spesso riducono gli inquinanti atmosferici co-emessi, portando co-benefici per la qualità dell’aria e la salute umana».
Questi risultati fanno parte dei documenti preparatori e delle anticipazioni dell’attesissimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), che sarà reso noto il 27 settembre e dove si conferma che la riduzione delle emissioni di CO2 dalle centrali elettriche a carbone, dai veicoli e da altre fonti potrebbe ridurre il particolato e le emissioni di ozono: tutti elementi che sono legati ai disturbi cardiovascolari, alle malattie respiratorie, al cancro ai polmoni ed agli ictus. Secondo lo studio, grazie a tagli di emissioni di CO2, entro il 2100 potrebbero essere evitate da 1,4 a 3 milioni di morti premature l’anno. I ricercatori hanno calcolato che i soli risparmi sanitari sarebbero superiori ai costi previsti di riduzione delle emissioni di carbonio nel corso dei prossimi decenni.
Secondo un folto team di ricercatori statunitensi dell’university of North Carolina – Chapel Hill, del Joint Global Change Research Institute, Pacific Northwest National Laboratory, dell’Ucar/Noaa Geophysical Fluid Dynamics Laboratory, dell’Environmental Protection Agency, del Noaa Geophysical Fluid Dynamics Laboratory, Princeton e del National Center for Atmospheric Research – gli studi precedenti valutavano i co-benefici della riduzione di gas serra solo a breve termine e a livello locale, «trascurando il trasporto a lunga distanza degli inquinanti atmosferici, i cambiamenti demografici di lungo periodo e l’influenza del cambiamento climatico sulla qualità dell’aria». Il nuovo studio invece «Simula i co-benefici della riduzione di gas serra a livello mondiale per la qualità dell’aria e la salute umana utilizzando un modello atmosferico globale e coerente degli scenari futuri, attraverso due meccanismi: l’abbattimento degli inquinanti atmosferici co-emessi e il conseguente rallentamento del cambiamento climatico e dei suoi effetti sulla qualità dell’aria».
Il team Usa ha utilizzato anche nuove relazioni tra la mortalità cronica e l’esposizione al particolato fine e all’ozono, metodi di modellazione globale e nuovi scenari futuri, e conclude che «rispetto a uno scenario di riferimento, la mitigazione dei gas serra globale eviterà 0,5±0,2, 1,3±0,5 e 2,2±0,8 milioni di morti premature rispettivamente nel 2030, 2050 e 2100. I “global average marginal co-benefits” per la mortalità evitata sono di 50-380 dollari per tonnellata di CO2, il che supera le stime precedenti, superando i costi marginali di abbattimento nel 2030 e il 2050, e sono all’interno del range basso dei costi nel 2100. Soprattutto la qualità dell’aria e i co-benefici per la salute, in quanto sono prevalentemente locali e a breve termine, forniscono una forte motivazione aggiuntiva per la transizione ad un futuro low carbon».
La Cina e l’Asia orientale hanno il massimo da guadagnare dalla riduzione dell’inquinamento atmosferico: lo studio ha infatti trovato che il risparmio per l’assistenza sanitaria in quella regione in rapidissima crescita e soffocata dall’inquinamento supererebbe i costi di riduzione delle emissioni di CO2 da 10 a 70 volte.