Cop21, Cospe e Fairwatch critiche sull’accordo: «Occasione persa»
Il neopresidente Menchini: «Non è stata rispettata la responsabilità comune e differenziata»
[14 Dicembre 2015]
Con un giorno di ritardo, come di prassi, si è chiusa a Parigi la 21° Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Un momento da molti atteso per la portata potenzialmente storica dell’accordo: definire la nuova architettura della strategia di lotta al cambiamento climatico che dal 2020 metterà definitivamente in cantina il protocollo di Kyoto e i suoi approcci vincolanti.
«Avrebbe dovuto essere il tempo delle decisioni – dichiara Alberto Zoratti, presidente dell’Ong italiana Fairwatch presente alla Cop di Parigi – ma l’urgenza ha lasciato il passo alla realpolitik. Un accordo vincolante nelle sue parti generali, ma che nei fatti non obbliga nessuno a rispettare ciò che promette. Gli impegni di lotta al cambiamento climatico dei singoli Paesi, se confermati, porteranno a un aumento della temperatura media di oltre 3°C nonostante il chiaro riferimento agli 1.5°C. Il trionfo della retorica e un disastro ambientale e sociale senza precedenti. Evidentemente per i governi del mondo il clima non è degno di essere “too big to fail”».
«Ancora una volta non viene rispettato appieno il criterio di responsabilità comune e differenziata – dichiara Giorgio Menchini, neo presidente dell’Ong Cospe e responsabile Ambiente e territorio per l’associazione, presente a Parigi in occasione di Cop21 – se infatti è vero che diversi Paesi emergenti sono diventati tra i principali emettitori di gas serra, è altrettanto vero che alcuni Paesi industrializzati hanno emissioni procapite molto alte e che esiste un concetto di equità che va rispettato nella condivisione delle responsabilità e del peso economico dell’adattamento, che non è stato adeguatamente soddisfatto nel capitolo sulla finanza per il clima».
«Parallelamente e in collegamento con Cop21 si è articolata anche la Lima to Paris Action Agenda – dichiara Marirosa Iannelli, del Cospe e responsabile della Campagna stop water grabbing – Un piano di azione e di lotta al cambiamento climatico lanciato alla Cop20 di Lima l’anno scorso e che vede la partecipazione attiva delle imprese del Global gompact. Tra i piani proposti c’è anche la mobilizzazione di un miliardo di dollari per il Paris pact on water and climate change adaptation, un programma che vede la partecipazione di imprese spesso coinvolte nella privatizzazione dell’acqua e nella sua gestione. Un piano di azione da tenere sotto controllo, per evitare che diventi l’ulteriore porta spalancata all’accaparramento delle risorse idriche».