Cop27 Unfccc, Guterres: il rapporto della Wmo è la cronaca del caos climatico

UNHCR: il cambiamento climatico sta facendo aumentare migranti e profughi

[7 Novembre 2022]

Nel suo messaggio alla 27esima Conferenza delle parti Unfccc il segretari generale dell’Onu non ha certo minimizzato i rischi che corre già oggi il mondo e gli impatti che i cambiamenti climatici hanno già oggi e sull’umanità_ «Con l’inizio della COP27, il nostro pianeta sta inviando un segnale di soccorso. L’ultimo rapporto State of the Global Climate è una cronaca del caos climatico.  Come mostra così chiaramente la World meteorological organization, il cambiamento sta avvenendo a una velocità catastrofica: devastando vite e mezzi di sussistenza in ogni continente».

Guterres ha ricordato che «Gli ultimi otto anni sono stati i più caldi mai registrati, rendendo ogni ondata di caldo più intensa e pericolosa per la vita, soprattutto per le popolazioni vulnerabili. Il livello del mare sta aumentando a una velocità doppia rispetto agli anni ’90, rappresentando una minaccia esistenziale per gli stati insulari bassi e minacciando miliardi di persone nelle regioni costiere. Gli stessi record di scioglimento dei ghiacciai vengono polverizzati, ettendo a repentaglio la sicurezza idrica per interi continenti».

Il segretario generale dell’Onu si è nuovamente t rivolto a leader mondiali che non sembrano vedere l’orlo dell’abisso verso il quale si stnno dirigendo, trasv cinandoci dietro di loro come lemming che seguono il pifferaio magico del busines-as.usual e della geopolitica che diventa guerra e che brucia quantità enormi di denaro in armi e finanziamenti per i combustibili fossi.

Solo ieri l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha ricordato che la crisi climatica continua a far ammalare le persone e ha chiesto che la salute sia al centro dei negoziati della COP27. L’Oms ha annunciato un programma di eventi di alto livello, che organizzerà alla COP27, incentrati sulla minaccia per la salute rappresentata dalla crisi climatica e «Sugli enormi guadagni per la salute che deriverebbero da un’azione per il clima più forte»,

In una dichiarazione, l’Oms ha avvertito che, «Tra il 2030 e il 2050, il cambiamento climatico dovrebbe causare circa 250.000 morti in più all’anno per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da caldo; si stima che i costi diretti per la salute aumenteranno di ben 4 miliardi di dollari all’anno entro la fine di questo decennio». Ma l’agenzia Onu sottolinea che «Gli investimenti nell’energia pulita produrranno guadagni per la salute che ripagano quegli investimenti due volte: ad esempio, è stato calcolato  che l’applicazione di standard più elevati per le emissioni dei veicoli salverebbe circa 2,4 milioni di vite all’anno».

E mentre sembra che in Italia il problema più grave sia lo sbarco di qualche centinaio di disperati dalle navi delle ONG (mentre dalle navi militari italiane ne sono già sbarcati migliaia senza che nessuno dica nulla), l’United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR ) avverte che «Lo sfollamento in caso di catastrofe è un rischio sempre crescente, esacerbato dal crescente impatto dei cambiamenti climatici sul rischio di catastrofi». Filippo Grandi, Alto Commissario Onu per i Rifugiati   esorta i leader mondiali a «Limitare le conseguenze umanitarie più devastanti della crisi climatica e scongiurare un futuro catastrofico per milioni di sfollati. La COP27 deve consentire ai Paesi e alle comunità in prima linea nella crisi climatica di prepararsi, adattarsi e ridurre al minimo l’impatto dell’emergenza climatica. Non possiamo lasciare che milioni di sfollati e i loro ospiti affrontino da soli le conseguenze del cambiamento climatico».

La COP27 si svolge in un Paese africano, sullo sfondo di disastri climatici che vanno dalle storiche inondazioni in Pakistan, e mentre  in Africa la peggiore siccità degli ultimi decenni sta devastando il Corno d’Africa. In Somalia, ad esempio, quasi un milione di persone sono state sfollate a causa della siccità e della minaccia della carestia. In Mozambico, devastanti cicloni hanno colpito decine di migliaia di persone precedentemente sfollate a causa della violenza. Nel frattempo, il Sud Sudan e il Sudan stanno combattendo inondazioni record per il quarto anno consecutivo. Oltre 3,4 milioni di sfollati e chi li ospita  stanno affrontando le conseguenze delle recenti inondazioni distruttive in Nigeria, Ciad, Camerun e nei paesi del Sahel centrale (Niger, Burkina Faso e Mali), una regione che sta già vivendo quella del peggiori crisi di sfollamento del mondo. Nell’estremo nord del Camerun, la violenza tra le comunità è esplosa tra pastori, pescatori e agricoltori a causa della diminuzione delle risorse idriche mentre il lago Ciad e i suoi affluenti sono stati prosciugati dalla siccità. Più di 100 persone sono state uccise o ferite alla fine dello scorso anno e decine di migliaia sono fuggite dalle loro case.

Dall’altra parte del mondo, la siccità nel “corridoio asciutto” dell’America centrale ha costretto gli agricoltori a fuggire nelle città vicine, dove sono esposti alla violenza delle bande di strada. E in altre parti della regione, come l’Honduras, il cambiamento climatico è un ulteriore fattore di migrazione, con gli uragani che diventano più potenti e frequent»

Grandi ha sottolineato che «Oltre il 70% dei rifugiati e degli sfollati nel mondo proviene dai paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, tra cui Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Siria e Yemen. Hanno un grande interesse per i colloqui sulla crisi climatica, ma troppo spesso sono esclusi. Solo azioni coraggiose e un massiccio aumento dei finanziamenti per la mitigazione e l’adattamento climatico possono mitigare le conseguenze umanitarie attuali e future della crisi climatica sulle popolazioni sfollate e sulle comunità ospitanti».

L’UNHCR ha concluso: «Le preoccupazioni e le soluzioni degli sfollati interni devono essere prese in considerazione non solo in discussioni come quelle della COP27, ma anche neglo hotspot climatici. Si noti che gli shock climatici si combinano con i conflitti, l’insicurezza alimentare acuta, l’aumento dei prezzi e gli effetti persistenti della pandemia di Covid-19 che colpiscono le persone in tutto il mondo, ma sono le persone meno responsabili della crisi climatica e le meno in grado di adattarsi a questi shock che sono le più colpite».

Guterres ha concluso ricordando ai potenti del mondo che «Le persone e le comunità ovunque devono essere protette dai rischi immediati e sempre crescenti dell’emergenza climatica. Ecco perché stiamo spingendo così tanto per i sistemi di allerta precoce universali entro 5 anni. Dobbiamo rispondere al segnale di soccorso del pianeta con l’azione: un’azione per il clima ambiziosa e credibile. La COP27 deve essere il luogo: e il momento deve essere ora».