I casi virtuosi selezionati da Legambiente e lo sguardo al passato del Governo
Crisi climatica, come rinnovare il turismo invernale nelle montagne senza neve
«Il ministero del Turismo stanzia 148 milioni di euro per finanziare gli impianti di risalita contro i 4 milioni messi a disposizione per la promozione dell’ecoturismo»
[19 Gennaio 2024]
A causa della crisi climatica in corso sulle montagne d’Italia – dalle Alpi agli Appennini – cade sempre meno neve, mettendo in crisi un modello turistico basato essenzialmente sugli impianti di risalita. Sui quali è ormai in corso, in molti casi, quello che potrebbe definirsi accanimento terapeutico.
Nel 2023 Legambiente ha censito oltre 200 impianti dismessi e abbandonati, e quest’anno non andrà meglio. In un’anticipazione del rapporto Nevediversa 2024, diffusa oggi dall’associazione ambientalista, si documenta come gli oltre 5mila km di piste da sci italiane – 5.771 quelli sulle Alpi italiane e 710 km quelli sugli Appennini – vivono soprattutto grazie all’innevamento artificiale, una pratica insostenibile che comporta ingenti consumi d’acqua, d’energia e di suolo in territori di pregio naturalistico.
«L’Italia, stando alle ultime stime disponibili – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – è tra i paesi alpini più dipendenti dalla neve artificiale con il 90% di piste innevate artificialmente. È evidente che l’innevamento artificiale è una pratica che causa un grande impatto per consumi idrici e di suolo in aree spesso delicate come ecosistemi, ed è una pratica anche molto dispendiosa che vede spesso l’impiego di fondi pubblici».
Per questo il Cigno verde torna a chiedere stanziamenti economici più consistenti per il turismo sostenibile montano troppo spesso sottovalutato e sottostimato.
«Ad oggi – documenta Legambiente – il ministero del Turismo ha stanziato nel 2023 148 milioni di euro destinati alle società proprietarie degli impianti di risalita per ammodernamento, sicurezza e dismissioni contro i 4 milioni di euro messi a disposizione per la promozione dell’ecoturismo».
Eppure modelli alternativi di turismo sostenibile in montagna sono già disponibili e praticati lungo lo Stivali, attendono solo di essere adeguatamente sostenuti. Nell’anteprima di Nevediversa, Legambiente ha censito 10 casi virtuosi, che spaziano lungo tutto lo Stivale oltre che in Austria e Svizzera.
Dal cuore del Piemonte con il modello Valle Maira – regina del turismo slow in piena sintonia con la natura tra sci escursionismo, sci alpinismo, sci di fondo e ciaspolate, col supporto del consorzio turistico Valle Maira – a Naturavalp, associazione valdostana promotrice di un turismo responsabile e sostenibile riunendo agricoltori, allevatori, artigiani e operatori turistici.
Legambiente accende poi un faro sull’esperienza Dolomiti Paganella Future Lab, una piattaforma nata per definire una visione di sviluppo turistico bilanciato di lungo periodo assieme alla comunità, basato su vivibilità e qualità di vita di residenti e ospiti.
In Friuli-Venezia Giulia, a Malborghetto-Valbruna, si punta invece su una rete di escursioni e percorsi, tra cui i 19 km di piste di fondo.
Scendendo lungo la Penisola, tra le altre buone pratiche si va dalla cooperativa di comunità Valle dei Cavalieri – Succiso (RE) nel parco nazionale dell’appennino tosco emiliano all’associazione Cammina Sila, in Calabria, nata per far conoscere e riscoprire il territorio silano attraverso le attività outdoor come ciaspole, trekking, mountain bike, sci di fondo, canoa.
«Anche per l’Italia – conclude Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi Legambiente – le prospettive degli anni a venire sono quelle di avere meno neve in quota, tenendo presente che quando c’è è una neve che dura poco. Se le precipitazioni nevose non sono più la normalità dei nostri inverni allora dobbiamo ripensare complessivamente il nostro rapporto con la neve, beneficiarne quando arriva e non pretenderla a tutti i costi quando non c’è».