Crisi climatica e bambini: in 6 anni 43,1 milioni sfollati in 44 Paesi, circa 20.000 al giorno

Report Unicef: nei prossimi 30 anni, e sole inondazioni fluviali porteranno allo sfollamento di quasi 96 milioni di bambini

[6 Ottobre 2023]

Secondo il nuovo Climate displacement report  “Children Displaced in a Changing Climate”  dell’Unicef, «I disastri legati al clima hanno causato 43,1 milioni di bambini sfollati interni in 44 Paesi in un periodo di 6 anni, ovvero circa 20.000 bambini sfollati al giorno».

L’Unicef spiega che «Children Displaced in a Changing Climate è la prima analisi globale del numero di bambini costretti ad abbandonare le proprie case tra il 2016 e il 2021 a causa di inondazioni, tempeste, siccità e incendi, ed esamina le proiezioni per i prossimi 30 anni». La decisione di spostarsi può essere forzata e improvvisa di fronte a una catastrofe o come risultato di un’evacuazione preventiva, in cui le vite possono essere salvate, ma molti bambini devono comunque affrontare i pericoli e le sfide che derivano dallo sradicamento dalle loro case, spesso per periodi prolungati.

Le inondazioni e le tempeste hanno causato 40,9 milioni – il 95% – degli sfollamenti di bambini registrati tra il 2016 e il 2021, grazie in parte anche a una migliore segnalazione e a un maggior numero di evacuazioni preventive. La siccità ha provocato più di 1,3 milioni di bambini sfollati interni, con la Somalia ancora una volta tra le più colpite, mentre gli incendi hanno provocato 810.000 sfollati tra i bambini, di cui più di un terzo nel solo 2020. Canada, Israele e Stati Uniti hanno registrato il numero maggiore di bambini sfollati a causa di incendi.
Secondo il report, «La Cina e le Filippine sono tra i Paesi che hanno registrato il maggior numero assoluto di bambini sfollati, a causa della loro esposizione a condizioni climatiche estreme, della numerosa popolazione di bambini e dei progressi compiuti nelle capacità di allerta tempestiva e di evacuazione. Tuttavia, rispetto alle dimensioni della popolazione di bambini, quelli che vivono in piccoli Stati insulari, come Dominica e Vanuatu, sono stati i più colpiti dalle tempeste, mentre i bambini della Somalia e del Sud Sudan sono stati i più colpiti dalle inondazioni».

La direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell, ha commentato: «E’ terrificante per qualsiasi bambino quando un grave incendio, una tempesta o un’alluvione si abbattono sulla sua comunità”, “Per coloro che sono costretti a fuggire, la paura e l’impatto possono essere particolarmente devastanti, visto che si preoccupano di sapere se torneranno a casa, se riprenderanno la scuola o se saranno costretti a spostarsi di nuovo. Lo spostamento può aver salvato le loro vite, ma è anche molto dannoso. Con l’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici, aumenteranno anche gli spostamenti dovuti al clima. Abbiamo gli strumenti e le conoscenze per rispondere a questa sfida crescente per i bambini, ma stiamo agendo troppo lentamente. Dobbiamo rafforzare gli sforzi per preparare le comunità, proteggere i bambini a rischio di sfollamento e sostenere quelli già sradicati».

I bambini sono particolarmente a rischio di sfollamento nei Paesi già alle prese con crisi sovrapposte, come conflitti e povertà, dove le capacità locali di far fronte a ulteriori spostamenti di bambini sono limitate. L’Unicef fa l’esempio di Haiti, «Già ad alto rischio di sfollamento di bambini a causa di calamità, è anche colpita da violenza e povertà, con investimenti limitati nella mitigazione del rischio e nella preparazione». Invece, in  Mozambico sono le comunità più povere, comprese quelle delle aree urbane, a essere colpite in modo sproporzionato da fenomeni meteorologici estremi.

L’Unicef evidenzia che «Sono questi i Paesi – dove il numero di bambini vulnerabili a rischio di sfollamento futuro è maggiore e le capacità di risposta e i finanziamenti sono limitati – in cui la mitigazione del rischio, l’adattamento, gli sforzi di preparazione e i finanziamenti sono più urgenti».

Utilizzando un modello di rischio di sfollamento da calamità sviluppato dall’Internal Displacement Monitoring Centre, il rapporto prevede che «Le inondazioni fluviali potrebbero sfollare quasi 96 milioni di bambini nei prossimi 30 anni sulla base dei dati climatici attuali, mentre i venti ciclonici e le tempeste potrebbero sfollare rispettivamente 10,3 milioni e 7,2 milioni di bambini nello stesso periodo. Con eventi meteorologici più frequenti e più gravi come conseguenza del cambiamento climatico, i numeri reali saranno quasi certamente più alti»,

L’Unicef collabora con i governi dei Paesi più a rischio per prepararsi meglio e ridurre al minimo il rischio di sfollamento, sviluppare e attuare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici che rispondano alle esigenze dei bambini e progettare servizi resilienti e mobili per proteggere e raggiungere i bambini prima, durante e dopo i disastri, fornendo soluzioni per affrontare le vulnerabilità specifiche del contesto».

Mentre i leader si preparano a partecipare alla 28esima Conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change (COP28 Unfccc) che si terrà a Dubai a novembre, l’Unicef chiede a governi, i donatori, i partner per lo sviluppo e il settore privato a intraprendere le seguenti azioni per proteggere i bambini e i giovani a rischio di futuri sfollamenti e preparare loro e le loro comunità:

Proteggere i bambini e i giovani dagli impatti dei disastri e degli sfollamenti provocati dai cambiamenti climatici, assicurando che i servizi essenziali per i bambini – tra cui l’istruzione, la salute, la nutrizione, la protezione sociale e i servizi di protezione dei bambini – siano in grado di reagire agli shock, siano trasportabili e inclusivi, anche per coloro che sono già stati sradicati dalle loro case.

Preparare i bambini e i giovani a vivere in un mondo con un clima che sta cambiando, migliorando la loro capacità di adattamento e la loro resilienza e consentendo loro di partecipare alla ricerca di soluzioni inclusive.

Dare priorità ai bambini e i giovani – compresi quelli già sradicati dalle loro case – nell’azione e nel finanziamento delle catastrofi e del clima, nelle politiche umanitarie e di sviluppo e negli investimenti per prepararsi a un futuro già in atto.